Il leader dell’opposizione a Vladimir Putin, Alexei Navalny, potrebbe essere stato ucciso da un pugno al cuore. A rivelarlo è Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net, al Times, citando alcune sue fonti interne alla prigione artica. La nuova rivelazione getta ancora più ombra sul caso della morte del dissidente russo, avvenuta secondo Mosca per via della ‘sindrome da morte improvvisa‘.
A non credere alla versione russa sulla morte di Navalny, oltre a numerosi critici ed esperti, c’è la famiglia del dissidente. La madre, in particolare, dopo aver ricevuto la notizia sul decesso, è volata immediatamente nella regione artica, recandosi alla prigione IK-3, dove era detenuto il figlio, per sentirsi dire che il corpo era nell’obitorio di Salekhard. Giunta lì, però, avrebbe trovato l’edificio chiuso e una nuova negazione a vedere il corpo del figlio. Così, la madre di Navalny ha deciso di sporgere denuncia per ‘atti illegali’ contro il Comitato investigativo russo. La corte esaminerà il suo caso il 4 marzo, ma nel frattempo è probabile che il corpo le verrà restituito.
La nuova teoria sulla morte di Navalny: “Ucciso da un pugno al cuore”
Tornando alle rivelazioni del Times sulla morte di Navalny, queste potrebbero avvalorare la teoria avanzata dai familiari e dai critici. Questi, infatti, ritengono che la morte del dissidente non sia stata del tutto casuale, ipotizzando che potrebbe essere stata in qualche modo causata dai suoi carcerieri. Tesi che trova anche una probabile conferma nei lividi presenti sul suo corpo, secondo le autorità russe compatibili con le operazioni per la rianimazione.
Vladimir Osechkin, invece, ha riferito al Times che la morte di Navalny sarebbe compatibile, forte anche di quegli stessi lividi sul suo corpo, con la tecnica del “pugno unico”. Questa era particolarmente utilizzata dagli agenti del KGB e consiste, come fa intuire il nome, in un unico pugno preciso sul cuore della vittima. Ovviamente non vi sarebbero conferme a questa versione, se non la parola di una fonte, che tuttavia resta anonima. Sempre Osechkin ha anche riferito che poco prima della morte di Navalny il dissidente era stato costretto a trascorrere più di due ore in uno spazio per l’isolamento all’aperto. Sarebbe stato sottoposto ad una temperatura che arriva anche a -27 gradi in questa stagione, ragione per cui queste punizioni vengono tendenzialmente limitate ad un massimo di 1 ora.