Al largo di Odessa, l’incrociatore missilistico Moskva, nave ammiraglia della flotta del Cremlino nel Mar Nero, è affondato. Secondo il ministero della Difesa della Federazione Russa si è inabissato in seguito a un’esplosione causata dalla “detonazione delle munizioni a bordo”. Kiev invece sostiene che a mettere fuori uso l’incrociatore sia stato un missile Neptune, di fabbricazione ucraina. Intanto, a terra, gli ucraini hanno fatto saltare a Izyum una colonna di mezzi corazzati diretti verso il Donbass.



“Tutte le ardite controffensive locali ucraine – spiega il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation – hanno proprio l’obiettivo di ostacolare o rallentare l’attacco russo, perché più si riesce a posticiparlo e meglio gli ucraini possono organizzarsi per difendersi. Sono però tutti attacchi limitati, circoscritti, che non possono sfortunatamente cambiare le sorti della guerra in Donbass”. E sulla notizia del momento, la decisione di Finlandia e Svezia di aderire alla Nato, commenta: “Dal punto di vista strategico-militare è una decisione molto importante, che sicuramente avrà le sue conseguenze, perché nel Mar Baltico, di fronte alla Svezia, si affaccia il territorio russo di Kaliningrad, ove potrebbero essere dislocate armi nucleari – la Russia lo nega – e la flotta navale russa del Baltico utilizza proprio quel porto”.



L’incrociatore Moskva, una delle navi ammiraglie della flotta del Cremlino, è affondato: è stato colpito dagli ucraini o è andato a fuoco per un incidente a bordo?

Al momento, sappiamo solo che si è inabissato. Anche in questo caso abbiamo assistito al gioco delle parti e alla guerra di propaganda, in cui a perdere è sempre la verità dei fatti. I russi  avevano dichiarato che si era trattato di un problema  di detonazione delle munizioni, senza specificare il perché. Di sicuro il Cremlino non ha più nel Mar Nero una risorsa navale di inestimabile valore e difficilmente rimpiazzabile nel breve periodo. È anche una perdita di prestigio e un chiaro fattore di preoccupazione per Mosca.



Gli ucraini hanno detto di aver colpito il Moskva con un missile Neptune. Fosse così, significherebbe che la Nato ha alzato il livello dei suoi aiuti militari o delle informazioni satellitari anche in mare?

Il Neptune è un prodotto dell’industria militare ucraina – copiato, pare, da un prodotto simile di ingegneria militare russo – ed è tra i missili anti-nave costieri più potenti al mondo, con una testata dichiarata di 150 chili di esplosivo. È ancora tutto da capire come e quanti missili le forze ucraine siano riuscite a usare contro quell’obiettivo. L’impatto con i due Neptune – così sembra sia stato dichiarato da fonte ucraina – potrebbe spiegare perché il Moskva, dopo essere stato raggiunto dall’attacco, ha avuto sempre maggiori difficoltà a continuare la navigazione fino al suo affondamento. Certamente i sistemi antimissile del Moskva non hanno protetto l’incrociatore in modo adeguato a salvarlo.

In Germania si discute se inviare o meno armi pesanti all’Ucraina. Si aprirebbe così la strada a una terza guerra mondiale, come ha detto l’ex generale di brigata Erich Vad, già consigliere militare di Angela Merkel?

Premesso che molti paesi stanno inviando armamenti a Kiev, mandare armi – difensive o d’attacco, leggere o pesanti – è sempre considerato dalla Russia un atto ostile.

Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha dichiarato: “La Russia considera i mezzi statunitensi e della Nato che trasportano armi in Ucraina come obiettivi militari legittimi. I tentativi degli Stati Uniti e dei paesi occidentali di rallentare l’operazione speciale russa in Ucraina saranno stroncati”. Si hanno notizie di convogli di armi arrivati dall’Occidente in Ucraina che siano stati bombardati o distrutti dai russi?

L’unico obiettivo certo che i russi finora hanno colpito nei pressi del confine polacco è stato, qualche settimana fa, il centro di addestramento vicino a Leopoli. Teniamo conto, poi, che i russi dispongono di missili ipersonici che possono colpire qualsiasi obiettivo. Se avessero informazioni che appena un chilometro all’interno dell’Ucraina ci sia in movimento un convoglio ferroviario di armi pesanti, da loro considerate pericolose per le sorti della guerra, non avrebbero problemi a colpirlo, con i citati missili da crociera o con un caccia-bombardiere. Finora però non si hanno notizie di attacchi di questo tipo. Il problema è capire fino a che punto i russi hanno intenzione di spingersi in prossimità dei confini Nato.

Secondo l’esercito ucraino, un drone avrebbe distrutto un’intera colonna di mezzi militari russi, diretti a Izyum, nella regione di Kharkhiv. Izyum è diventato il punto di raccolta delle forze russe provenienti da altri fronti e destinate a partecipare alla grande offensiva finale nel Donbass. Questo attacco potrebbe rallentare i tempi e scombinare i piani russi in vista della battaglia finale nelle province di Lugansk e Donetsk?

Tutte le ardite controffensive locali ucraine hanno proprio l’obiettivo di ostacolare o rallentare l’attacco russo, perché più si riesce a posticiparlo e meglio gli ucraini possono organizzarsi per difendersi. Sono però tutti attacchi limitati, circoscritti che non possono sfortunatamente cambiare le sorti della guerra in Donbass.

Perché?

A mio parere, per gli ucraini è impossibile fermare i russi in caso di attacco massiccio o vincere la guerra. Stando così le cose, se la Russia ha deciso di prendersi il Donbass, prima o poi, purtroppo, raggiungerà il suo scopo. Non si può, al momento, calcolare quante perdite gli ucraini riusciranno a infliggere ai russi e quanto i russi considerano accettabile, sempre in termini di perdite, pur di raggiungere il loro obiettivo. E soprattutto: quanto a lungo potranno ancora difendersi gli ucraini? Dobbiamo comunque tutti sostenere Kiev nella sua resistenza, con tutti i mezzi possibili.

È un problema di armamenti?

Per combattere una guerra ci vogliono uomini e armi. Le armi, in qualche modo, stanno arrivando, ma quanti soldati ucraini sono ancora in grado di combattere efficacemente dopo due mesi di scontri? Quale è la loro “capacità operativa” residua?

A Mariupol, città allo stremo, dopo 50 giorni di combattimenti gli ucraini stanno ancora vendendo cara la pelle, non crede?

Mariupol è stata divisa in due-tre settori dai russi, così da creare delle sacche di resistenza isolate tra loro, che possono essere prima circondate e assediate, poi destinate a cedere. In questo modo le eroiche unità di difesa non si possono supportare l’una con l’altra, non possono scambiarsi forze, viveri o munizioni. Ognuna va per sé, ma questo le indebolisce e verranno, verosimilmente, sopraffatte poco alla volta. È una precisa tattica militare.

E nel Donbass cosa potrebbe succedere?

Gli ucraini combattono qui da molto tempo e negli ultimi 50 giorni sono stati incessantemente sotto pressione. Non ci sono state tregue. Mentre i russi hanno avuto la possibilità di riorganizzarsi, loro no, sono sempre gli stessi soldati. Ripeto: possono arrivare nuove armi, ma quanto i combattenti sono oggi fiaccati nel fisico e nella volontà? Certamente, per fortuna, non mancano loro le motivazioni.

Un’ultima domanda: che conseguenze potrebbe portare la notizia che Finlandia e Svezia hanno chiesto di aderire alla Nato?

Ricordiamoci, innanzitutto, che nel Mar Baltico si affaccia il territorio russo di Kaliningrad, ove potrebbero essere dislocate armi nucleari – la Russia lo nega – e che la flotta navale russa del Baltico utilizza quel porto. Kaliningrad è di fronte alla Svezia e la Finlandia ha centinaia di chilometri di confine con la Russia. Dal punto di vista strategico-militare è una decisione molto importante, che sicuramente avrà le sue conseguenze.

(Marco Biscella)

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