Diversi tipi di navi da guerra della marina cinese sono alimentati da motori sviluppati o costruiti da produttori tedeschi. È quanto apprendiamo con sorpresa e con sconcerto (lo diciamo naturalmente con ironia) dalla stampa internazionale. Secondo il rapporto, le due società coinvolte sono la Mtu Friedrichshafen e la filiale francese della controllata Volkswagen Man.
Entrambe le società hanno detto ai media di aver sempre rispettato le norme sul controllo delle esportazioni. Tuttavia sono il tipico esempio di tecnologie a doppio uso, che dipendono dal fatto di avere una propria zona grigia. Infatti Mtu è stato un fornitore regolare di motori per cacciatorpediniere missilistici di classe Luyang III attraverso un impianto di produzione autorizzato in Cina almeno fino al 2020.
Inoltre, Mtu ha fornito motori utilizzati nei sottomarini cinesi della classe Song e ha consolidati rapporti con la Cina. Allo stesso modo, nel 2002 Semt Pielstick, la filiale francese di Man, ha pubblicato notizie sulla sua fornitura di motori PA6 fabbricati per una nuova generazione di fregate su licenza in Cina sul sito web dell’azienda.
Questo doppio gioco della Germania non deve sorprendere più di tanto. La Germania ha dimostrato di essere subalterna – secondo la narrazione degli Stati Uniti – alla Russia, accondiscendendo alle richieste di Putin per il Nord Stream e di Erdogan. Tuttavia non possiamo fare a meno di osservare come ad agosto la fregata tedesca Bayern sia partita da Wilhelmshaven per un viaggio di sei mesi verso l’Indo-Pacifico con lo scopo di rafforzare la sua presenza nella regione in ossequio al dettato di Washington.
Con una mano, dunque, la Germania dà il proprio contributo alla Nato e con l’altra mano lo dà ai principali rivali degli Stati Uniti, e cioè alla Russia e alla Cina. Quando lo fa la Turchia, con la Nato e la Russia, ciò suscita lo sconcerto e la sorpresa degli analisti politicamente corretti. Ma se lo fa la Germania… Peccato che anche i genovesi e i veneziani commerciassero con i musulmani e nello stesso tempo finanziassero le navi dei crociati.
Le scelte che gli Stati fanno – democratici o meno che siano – si basano sui propri interessi di natura economica e sulla propria sicurezza e non su princìpi di natura morale.
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