Finte posizioni per trasportare il petrolio aggirando le sanzioni. Non una novità, infatti ne avevamo parlato anche nei mesi scorsi, stavolta però a insorgere sono gli Stati Uniti, perché diverse petroliere stanno ingannando le compagnie assicurative americane con questo escamotage. Un’inchiesta giornalistica del New York Times, infatti, accende i riflettori sulla Cathay Phoenix, una petroliera che a febbraio risultava navigare a ovest del Giappone. Il suo percorso però si è rivelato a dir poco insolito. Infatti, i suoi segnali hanno mostrato un comportamento irregolare, perché cambiava rapidamente posizione. Il mistero si è infittito quando è spuntata una immagine satellitare, da cui emergeva che in realtà non c’era alcuna nave lì. Di fatto, quella petroliera stava trasmettendo un falso segnale di posizione, fenomeno noto come “spoofing“. Infatti, nella realtà la nave stava caricando petrolio nel porto russo di Kozmino e si apprestava a intraprendere un viaggio verso la Cina.



Ma la Cathay Phoenix è solo una di almeno tre navi cisterna identificate dal NYT che adottano questo sistema per nascondere la loro vera attività. Questa pratica non le aiuta solo ad aggirare le sanzioni, ma anche ad eludere i controlli del governo Usa e mettono il loro assicuratore americano a rischio di violazione delle recenti sanzioni sul greggio russo. Per anni, le navi che volevano nascondere la loro posizione ricorrevano allo spegnimento dei transponder che tutte le grandi navi usano per segnalare la loro posizione. Ma queste petroliere vanno oltre, usando una tecnologia all’avanguardia per far sembrare che si trovino in un luogo quando in realtà sono altrove. Il quotidiano statunitense ha scoperto che durante almeno 13 viaggi, le tre petroliere hanno finto di navigare a ovest del Giappone. In realtà, si trovavano in terminali in Russia e trasportavano petrolio in Cina.



COME “FLOTTA OSCURA” TRASPORTA PETROLIO RUSSO NEL MONDO

Queste petroliere fanno parte della cosiddetta “flotta oscura“, espressione usata per indicare quell’insieme di navi che nascondono la propria posizione o identità per evitare la sorveglianza dei governi e dei partner commerciali. In genere erano soprattutto coinvolte nel trasporto di petrolio dal Venezuela o dall’Iran, due Paesi colpiti da sanzioni internazionali. La situazione è cambiata dopo l’invasione della guerra in Ucraina e il tentativo dell’Occidente di limitare le entrate petrolifere di Mosca con le sanzioni. È molto probabile che le navi vendano il petrolio russo alla Cina al di sopra di un limite di prezzo fissato dalle sanzioni. Stando a quanto riportato dal New York Times, dal momento che nessuno dei due Paesi riconosce le sanzioni, le petroliere stesse non violano il divieto di trasportare il petrolio. Le petroliere hanno un altro motivo per architettare questo inganno: mantenere la loro copertura assicurativa, senza la quale non possono operare nella maggior parte dei porti principali.



Gli unici assicuratori finanziariamente in grado di coprire le petroliere hanno sede in Occidente e sono vincolati dalle sanzioni. Quindi, se una nave cliente trasportasse petrolio russo venduto al di sopra del limite di prezzo, l’assicuratore occidentale violerebbe le sanzioni e sarebbe costretto a togliere la copertura. Oltre alle tre petroliere sopracitate, ne sono state individuate altre dai reporter del NYT che facevano spoofing al largo delle coste russe, anche se non è chiaro quale carico trasportassero. Tutte e sei sono assicurate dalla società statunitense American Club, il cui direttore operativo, Daniel Tadros, non ha fornito né conferme né smentite al giornale per questioni legali e di privacy, limitandosi a ribadire che «la copertura assicurativa è automaticamente esclusa in caso di violazione delle sanzioni». In altre parole, provvedono appunto a interrompere il rapporto appena scoprono tali violazioni (se le scoprono).