C’è grande movimento nel Mare Adriatico. Da luglio numerose imbarcazioni della marina militare russa si muovono in continuazione, costrette ad arrivare dal Mar Baltico passando per lo stretto della Manica (cosa che preoccupa molto il Regno Unito) e quindi da Gibilterra, per via della chiusura del Bosforo alle navi da guerra da quando è cominciato il conflitto in Ucraina.
È stato lo stesso Putin a ordinare tutto questo, sottolineando il bisogno di “preservare lo status di grande potenza navale, le cui attività sono dirette a mantenere la stabilità strategica nel mondo e rafforzare l’influenza nazionale”. In tutto due incrociatori, altrettanti caccia, due fregate, una corvetta, almeno due sottomarini e tre navi spia. Alla fine di luglio, addirittura, il cacciatorpediniere lanciamissili Admiral Tributs ha superato il Gargano e si è spinto a largo delle coste dell’Abruzzo, seguito dal potente incrociatore Varyag che è rimasto poco più a sud di Otranto.
“Il Mar Mediterraneo ha sempre rappresentato una priorità per la Russia” ci ha detto in questa intervista il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation “e da quando è cominciata la guerra in Ucraina ancora di più. Per la Russia è indispensabile mantenere il controllo delle rotte che le garantiscano il passaggio del Canale di Suez per raggiungere tutti quei Paesi che non aderiscono all’embargo”. Il problema è che il Mediterraneo è diventato il punto dove russi e Nato sono realmente in contatto: “Un incidente in un quadro del genere è sempre possibile” aggiunge Morabito.
Il Mediterraneo è diventato negli ultimi due mesi estremamente affollato, la Russia muove la sua flotta tra le acque della Sicilia e della Siria. C’è da preoccuparsi? Siamo tornati definitivamente ai tempi della Guerra fredda?
Per Mosca il Mediterraneo orientale è fondamentale per le rotte che vanno verso il canale di Suez e che permettono il commercio con i Paesi che non aderiscono all’embargo. Sono vitali per esportare petrolio, minerali, cereali ma anche per far arrivare tecnologie e macchinari dall’Asia. C’è anche l’aspetto geopolitico naturalmente, mostrare alla Nato la determinazione russa. Non dimentichiamo poi che a Tartus in Siria da inizio anni 70 esiste l’unica base militare russa nel Mediterraneo. Permette alle navi da guerra russe di non dover rientrare nelle basi sul Mar Nero per la manutenzione.
Le navi russe però si sono spinte dove mai prima si erano viste, ad esempio nel Mare Adriatico, addirittura bloccando il transito di una portaerei americana.
In realtà non bloccano il transito, sarebbe una violazione delle leggi internazionali. Però certamente interferiscono con i movimenti delle imbarcazioni della Nato.
Di fatto Russia e Nato sono a contatto continuo; il Mediterraneo rischia di diventare il vero fronte di guerra?
Escluso il Mar Nero, l’Adriatico è il punto più vicino alla zona di combattimento. Trieste è più vicina a Odessa che a Reggio Calabria. L’Adriatico è una base di partenza ottima per eventuali lanci di missili degli incrociatori russi verso l’Ucraina.
Da militare di lungo corso, lei ci insegna che in situazioni del genere basta il più piccolo incidente per scatenare l’irreparabile: è così?
Certo. L’incidente è dietro l’angolo. Queste navi vengono sorvolate dai droni americani che partono dalla base di Sigonella. È possibile un incidente se incroci nella stessa zona, anche se è difficile perché su queste navi ci sono militari molto attenti e preparati. Però è ovvio che avere navi militari della controparte nella stessa zona è rischioso.
Vista la vicinanza alle nostre coste, noi italiani dobbiamo preoccuparci?
Sicuramente non sono manovre ostili nei nostri confronti, sono manovre nei confronti della Nato per dire: ci siamo anche noi nelle acque internazionali. Come italiano non mi preoccuperei, esiste una forza precisa, la Standing Nato Response Force Marittime Group di cui fanno parte soprattutto Paesi del Mediterraneo, composto da una forza che varia da quattro a otto tra fregate e cacciatorpediniere sempre pronto a intervenire. Inoltre se i russi dovessero far uso di missili per colpire l’Ucraina, passerebbero sopra ai Balcani, non all’Italia.
Un quadro comunque che non lascia tranquilli.
Assolutamente no. D’altro canto siamo in una situazione di guerra. Per i russi il Mediterraneo è vitale, il problema vero è come sempre la Turchia, di cui non conosciamo le autentiche mosse: se come membro della Nato controlla davvero il movimento delle navi russe, ad esempio.
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