Il 19 maggio si dovrebbe tenere la draft lottery della NBA ma, da indiscrezioni che filtrano sempre più insistenti (ne ha parlato anche Anthony Slater, di The Athletic), la Lega di basket dovrebbe rimandare l’evento. Che, tuttavia, si terrà: il Coronavirus impone ancora il distanziamento sociale ma la cerimonia dovrebbe essere tenuta in video conferenza, come successo alla fine di aprile con il draft NFL che è stato seguito da oltre 15 milioni di spettatori. I prospetti – la prima scelta assoluta è il quarterback Joe Burrow, finito ai Cincinnati Bengals – erano collegati dalle rispettive abitazioni e hanno ascoltato le chiamate sancite dal Commissioner della Lega. Ora, per quanto riguarda la NBA draft lottery, non ci sarebbero giocatori coinvolti ma ad ogni modo si sta pensando di posticipare il tutto.
Sulla scelta di far slittare la NBA draft lottery 2020 incide chiaramente anche la grande incertezza riguardo la ripartenza della stagione: attualmente nella lega di basket americano si deve concludere la regular season e poi ci sarebbero i playoff, che sono particolarmente lunghi perché prevedono quattro turni al meglio delle sette partite. C’è già un piano per gli allenamenti ma non è ancora chiaro se e quando si potrà ripartire, e con quali modalità; inevitabilmente dunque il draft, che solitamente si tiene alla fine di giugno, dovrebbe subire un ulteriore slittamento perché sarebbe impossibile effettuare delle selezioni con un torneo ancora in corso d’opera. Concetto che resterebbe valido anche qualora si fosse già in post season, perché il sistema di scambio delle scelte impone che alcune franchigie da playoff possano avere le primissime selezioni.
La NBA draft lottery è la cerimonia nella quale si decide l’ordine di chiamata nella notte delle selezioni: un tempo riguardava solo le squadre peggiori del campionato precedente, poi il sistema è stato modificato per scoraggiare il tanking (ovvero, il processo per cui una squadra perde di proposito per peggiorare il suo record e avvicinare la prima scelta assoluta) e dunque le sorprese non sono mai mancate. Si definirà il criterio di chiamata, ed è solo a quel punto che si potrà realmente ragionare sulle eventuali scelte delle squadre: adesso è impossibile farlo, perché non sappiamo se per esempio Golden State avrà la prima chiamata o la quinta, cosa che potrebbe cambiare tutto lo scenario. Nel draft 2020 sarà presente anche Nico Mannion, che ha già fatto l’esordio nella nostra nazionale e gioca ad Arizona: le previsioni lo davano molto in alto ma ultimamente ha perso posizioni attestandosi intorno alla 14, cosa che non sarebbe comunque male anche se poi bisognerà valutare la franchigia nella quale finirà (anche qui, può cambiare tutta la vallata intesa come carriera in NBA).