MIAMI HEAT: GLI IMPRONOSTICATI SFIDANTI DI DENVER NELLE NBA FINALS 2023

L’improbabile è accaduto. La sorpresa sta diventando una cifra costante di questi playoffs 2023. Era dal 1999 (allora furono i Knicks) che una squadra entrata alla posizione numero otto della propria Conference – cioè all’ultimo posto utile – non riusciva ad accedere alle Finals. Quest’anno è successo di nuovo grazie ai Miami Heat di coach Spoelstra, per la seconda volta in quattro anni giunti alle NBA Finals, dopo aver disputato e perso le Finals 2020 della “bolla” di Orlando contro i Lakers di LeBron James. Quest’anno, anche se partono da sfavoriti secondo i pronostici, il titolo è di certo nelle loro possibilità, almeno per quanto fatto vedere in questi playoffs, anche se Denver, la finalista di Ovest è veramente un osso duro, che – al contrario – ha confermato nella post season quanto di buono aveva fatto vedere nella regular season.



Gli Heat sono pervenuti ai playoffs passando dalla griglia dei play-in, dopo aver chiuso la stagione a Est all’ottavo posto con un record di 44 vinte contro 38 perse (quarto anno consecutivo di record vincente). Sconfitti nella prima gara da Atlanta, che si è così aggiudicata la settima piazza dei playoffs, hanno avuto bisogno della partita di recupero contro Chicago, vinta 102-91, per accedere all’ottavo posto.



NBA FINALS 2023: I MIAMI HEAT

Miami si presenta come una squadra atipica, almeno secondo due aspetti: per prima cosa, a parte le sue stelle Jimmy Butler (scelto al primo round del draft 2011 al 30° posto), Bam Adebayo (draft 2017, 14° posto, primo round), Kyle Lowry (draft 2006, 24° posto, primo round) e Kevin Love (draft 2008, 5° posto, primo round), gli altri giocatori che entrano nella rotazione sono “undrafted” cioè non appartenenti ai migliori sessanta selezionati ogni anno tra tutti quelli cosiddetti eligibili. I vari Max Strus, Gabe Vincent, Caleb Martin, Duncan Robinson, cioè quelli che hanno in modo decisivo contribuito a mettere in croce i favoriti Celtics, erano fino poco tempo fa quasi sconosciuti e sicuramente sottovalutati, se si fa eccezione per Duncan Robinson, uno specialista del tiro da tre punti, per altro meno utilizzato questa stagione, ma di nuovo valorizzato nelle ultime gare dei playoffs.



Robinson, tra l’altro, insieme a Butler è uno dei superstiti, insieme al vecchio Haslem (40 anni, panchinaro fisso), della squadra che disputò le Finals del 2020. Di quella squadra faceva parte anche il rookie rivelazione Tyler Herro, un titolare da 20 punti a gara, vincitore nella passata stagione del titolo di sesto uomo dell’anno, che causa un grave infortunio alla mano destra, operata a fine aprile, ha potuto disputare in questi playoffs solo la prima gara contro Milwaukee, ma con possibilità di ritornare in campo per queste finali. La sua assenza forzata, insieme a quella del veterano Oladipo (lui sì una scelta alta del draft 2013, al secondo posto assoluto), non ha impedito l’ascesa di Miami fino alle Finals.

Il secondo aspetto degno di menzione nelle NBA Finals 2023 è che tutti i giocatori qui nominati sono di passaporto USA, a differenza della maggior parte delle altre squadre, che si avvalgono ormai di molti giocatori “internazionali”. Le uniche eccezioni di Miami sono il rookie Nikola Jovic, giocatore serbo scelto nel draft 2022 al 27° posto del primo round, che in questi playoffs ha visto il campo solo in cinque gare, con una media di 0,4 punti a partita, e il centro turco Omer Yurtseven, recuperato a fine stagione per i playoffs, dove però ha disputato solo sei gare, dopo una stagione regolare dove è sceso in campo solamente nove volte, causa infortunio. Per onor di completezza dobbiamo ricordare un altro veterano della squadra, il centro Cody Zeller, anch’egli statunitense, scelto nel 2013 al primo turno al numero quattro, prelevato da Charlotte a inizio stagione per far respirare Adebayo; per lui 16 presenze all’attivo in questi playoffs.

NBA FINALS 2023: ERIK SPOELSTRA

Nel risultato di Miami ha un posto di rilievo il tecnico Erik Spoelstra, 52 anni, capo allenatore dal 2008, vincitore due volte il titolo all’epoca dei big three LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh (senza dimenticare Ray Allen). Questa per lui è la sesta finale NBA. A lui va il merito di essere riuscito ad amalgamare in tutti questi anni giocatori di grande qualità con altri sottovalutati e portati alla ribalta. Anche quest’anno si ripete questo mix, riuscendo a valorizzare – pur con un minutaggio ridotto rispetto ai fasti del passato – stelle del passato come Lowry e Love, entrambi giocatori vincitori del titolo NBA.

La sensibilità di Spoelstra in vista di queste NBA Finals 2023 è stata ancor più, a mio avviso, evidenziata dall’attenzione verso il quarantaduenne veterano Udonis Haslem (20 anni ininterrotti con Miami), cui è stato dato spazio per 25 minuti nell’ultima partita di regular season che lo ha visto realizzare 24 punti, primo giocatore della sua età a segnare tanti punti in una gara, superando Jabbar che arrivò per l’ultima volta a 24 punti all’età di 41 anni.
Haslem sarà il secondo giocatore più anziano a disputare le Finals, dopo Robert Parish dei Celtics che le disputò a 43 anni. Egli ha fatto un’apparizione di due minuti anche in questi playoffs contro Milwaukee con un rimbalzo e due tiri falliti. Al suo attivo tre titoli NBA, il primo nel 2006 con Wade e Shaq O’Neal.

NBA FINALS 2023: MIAMI E LA VITTORIA SU BOSTON

La vittoria di Miami in quel di Boston in gara 7 delle finali di Conference è in un certo qual modo storica. Boston era la quarta squadra nella storia NBA capace di risalire dallo 0-3 al 3-3, e la prima tra queste ad avere il match-ball in casa. Questo la poneva come favorita contro Miami nell’ultima sfida, ma qualcosa è andato storto. Nonostante il pubblico a favore e l’effetto della spinta psicologica a chiudere bene una serie iniziata malissimo, con due sconfitte sul proprio campo, in gara 7 non c’è stata storia. A parziale giustificazione Boston può addurre l’infortunio alla caviglia occorso alla sua stella Jason Tatum alla prima azione di gara. Tatum poi è rimasto in campo per 41 minuti nonostante l’infortunio, tentando 13 tiri e realizzandone solo cinque.

Il resto della squadra non ha fatto meglio: Boston ha realizzato solamente il 39% dei tiri tentati (32 su 82) contro il 49% di Miami (42 su 86). Ben diverso e determinante era stato l’apporto di Tatum in gara7 contro Philadelphia nella quale aveva stabilito con 51 punti il record dei playoffs. Una eventuale vittoria in gara 7 avrebbe contro Miami sarebbe stato un caso unico nella storia NBA, dove mai sinora una squadra è riuscita a recuperare un deficit di 0-3 nei playoffs. Dopo le finali perse lo scorso anno contro Golden State per Boston un secondo grave smacco che pone grossi interrogativi sul futuro della squadra forse con maggiore potenziale di tutta la lega.

Ma guardiamo cosa dicono le statistiche di Miami nella regular season:
• Trentesima (!) con per punti realizzati per gara, con 109,5, ma anche seconda per punti concessi agli avversari, con 109,8 per un differenziale medio negativo di -0,3 punti;
• Ventisettesima per rimbalzi a partita, con 40,6;
• Venticinquesima per assists a partita, con 23,8
• Percentuale di realizzazione su azione 46,0% (39,2 su 85,3)
• Percentuale realizzazione tiri da tre punti 34,4% (12,0 su 34,8)
• Percentuale di realizzazione tiri liberi 83,1% (19,1 su 23,0)
• Rimbalzi offensivi a partita 9,7 (difensivi 30,9)
• Turnovers a partita 13,5
• Palle rubate a partita 8,0
• Stoppate a partita 3,0

E ora guardiamo le statistiche delle 18 partite di playoffs sin qui disputate (12 vinte e 6 perse):
• Punti a partita: 111,7 (di cui 110,0 in casa e 113,0 in trasferta)
• Differenziale punti a partita +4,2
• Rimbalzi a partita 41,0
• Assists a partita 23,7
• Percentuale di realizzazione su azione 47,2% (40,8 su 86,5)
• Percentuale realizzazione tiri da tre punti 39,0% (13,1 su 33,6)
• Percentuale di realizzazione tiri liberi 80,4% (16,9 su 21,0)
• Rimbalzi offensivi a partita 9,1 (difensivi 31,9)
• Turnovers a partita 12,4
• Palle rubate a partita 7,4
• Stoppate a partita 3,4.

Le statistiche dei playoffs sono molto simili a quelle della regular season. Si notano però miglioramenti soprattutto nella percentuale dei tiri da tre punti e nel differenziale tra punti segnati e subiti, quindi con un progresso sia dal lato offensivo che da quello difensivo.

Vediamo ora, per finire, con che statistiche ai playoffs di quest’anno si presentano i Denver Nuggets, gli altri finalisti, che hanno chiuso la regular season al dodicesimo posto per punti a partita (115,8), all’ottavo per punti subiti (112,5), al diciannovesimo per rimbalzi (43,0) e al secondo per numero di assists (28,9); nei playoffs finora hanno disputato 15 gare di cui 12 vinte:
• Punti a partita: 116,4 (di cui 115,4 in casa e 117,6 in trasferta)
• Differenziale punti a partita +8,3
• Rimbalzi a partita 44,2
• Assists a partita 25,9
• Percentuale di realizzazione su azione 49,0% (43,2 su 88,1)
• Percentuale realizzazione tiri da tre punti 38,6% (12,1 su 31,4)
• Percentuale di realizzazione tiri liberi 81,5% (17,9 su 21,9)
• Rimbalzi offensivi a partita 10,5 (difensivi 33,7)
• Turnovers a partita 11,4
• Palle rubate a partita 7,1
• Stoppate a partita 3,9.

Ora non resta che gustarsi questa sfida inedita, che rappresenta anche l’esordio di Denver alle Finals. Anch’essi dagli esperti poco pronosticati come finalisti, nonostante la brillante stagione regolare, peraltro caratterizzata da un rallentamento nell’ultimo mese, che è costato a Jokic il titolo di MVP, a lungo pronosticato fino quasi al termine di stagione. Due uomini su tutti: il serbo Nikola Jokic, re delle triple doppie nei playoffs, e la point guard canadese Jamal Murray. Fa loro contorno una rosa di giocatori esperti come Michael Porter Jr, Aaron Gordon, Kentavious Caldwell-Pope, Bruce Brown e alcuni veterani come Reggie Jackson, Jeff Green, De DeAndre Jordan e Ish Smith.

Le due squadre si sono affrontate solo due volte nella regular season, a dicembre e febbraio. In entrambi i casi con una vittoria di Denver, la prima in casa e successivamente a Miami.