Le mani della ‘Ndrangheta e, più genericamente, della mafia sui fondi istituiti dal Governo Conte a sostegno delle imprese in crisi per l’emergenza Covid: è quanto le indagini coordinate dal Gico (squadra speciale della Guardia di Finanza che opera nel settore della criminalità organizzata) sono riuscite a portare alla luce. Un’autentica maxi-truffa, che ha condotto all’arresto di otto persone e all’effettuazione di trentaquattro perquisizioni in numerose regioni d’Italia (Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Toscana, Calabria e Sicilia). Stando a quanto appreso in questi minuti, tutti gli esponenti mafiosi finiti in manette erano in qualche modo contigui al clan Greco di San Mauro Marchesato, un’appendice, di fatto, della ‘Ndrina di Caulonia (Crotone), segnalata molto attiva anche sul territorio di Milano e dintorni. Gli inquirenti hanno riferito che, addirittura, una delle società coinvolte in questa frode milionaria, avrebbe ottenuto l’erogazione di 45mila euro di contributi a fondo perduto unicamente servendosi di fatture false emesse da società compiacenti e inserite nel “piano”. In particolare, l’azione criminale ha trovato ampio sfogo nel settore della compravendita dell’acciaio, con il coinvolgimento di alcune aziende affidate a prestanome. ‘Ndrangheta, Milano e Covid: una speculazione che, in un periodo di gravi difficoltà economiche per il nostro Paese e molti suoi imprenditori e lavoratori, risulta a dir poco indelicata.