C’è anche il nome del calciatore Giuseppe Sculli, nipote del boss Giuseppe Morabito detto “U tiradrittu”, nelle carte dell’inchiesta che pochi giorni fa ha portato all’arresto di diverse persone mettendo in luce come la ‘ndrangheta gestisse tre parcheggi attorno all’aeroporto di Malpensa e fosse in grado nel Varesotto, in particolare a Legnano, Lonate Pozzolo e paesi limitrofi, di indirizzare la politica con il voto di scambio. Sculli – un passato in Serie A tra Modena, Messina, Genoa, Lazio e altre squadre – come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, ha partecipato alla cena tenutasi il 21 ottobre 2017 al ristorante «Beccofino» di Samarate alla quale hanno preso parte Giuseppe Spagnolo, ritenuto l’elemento di spicco della cosca Farao-Marinicola, Cataldo Casoppero, uno degli uomini di fiducia di Mario Filippelli e “a completa disposizione degli interessi della locale”, Antonio Casoppero detto “Tonino” (figlio di Cataldo Santo), e Mirko Borelli.



‘NDRANGHETA, SCULLI A CENA CON IL BOSS

Nella cena finita nel mirino della Dda di Milano alla quale ha preso parte Giuseppe Sculli, come riportato da “Il Giorno”, “venivano definite strategie comuni e risolti contrasti interni”. Da una conversazione tra i due Casoppero si evince che uno dei due non aveva riconosciuto il calciatore cresciuto nelle giovanili della Juventus:”Ora ha voluto il numero che mi doveva spedire la foto con Sculli, eh”, dice Tonino. Il padre risponde: «Cazzo, Sculli, mica l’avevo riconosciuto (bestemmia, ndr). Perché io pensavo che era uno di Cirò, ma dico: cavolo, ma Sculli il giocatore”. Il nome di Sculli, che per la vicenda non è indagato, era uscito anche dopo l’arresto di Fabrizio Corona nell’ottobre 2016 per un presunto pestaggio subito dall’ex re dei paparazzi. Un amico del calciatore avrebbe picchiato Corona in agosto all’interno di un bar della movida milanese in presenza di Sculli a causa di un prestito non saldato. Fabrizio Corona avrebbe subito ripetute minacce, tra cui l’esplosione a Ferragosto di alcuni petardi in un cassonetto sotto casa (fatto segnalato alle autorità dall’ex moglie Nina Moric preoccupata per il figlio Carlos). Inoltre la sua collaboratrice Francesca Persi avrebbe subito due furti in casa, la stessa abitazione dove la polizia finì per trovare 1.700.000 euro nel controsoffitto il giorno del suo arresto.

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