E’ la sera del 24 agosto 2019, al LOCKN’ Festival in Virginia. Neal Casal è tra gli ospiti che accompagnano sul palco Oteil Burbridge, ex bassista della Allman Brothers Band e attualmente nella Dereck Trucks Band, che festeggia il suo 55esimo compleanno. Casal, da quasi dieci anni è stato chitarrista e co-autore della Chris Robinson Brotherhood, gruppo che si è sciolto a maggio, quando Chris Robinson ha deciso di riformare con il fratello i Black Crowes. Il gruppo fa ancora un ultimo tour in Europa a luglio, poi ognuno va per la sua strada. Casal ha preso molto male la notizia, aveva investito tutta la sua creatività ed energia nella band e adesso si ritrova ancora una volta disoccupato.
Nonostante una brillante carriera solista, dischi giudicati con ottime recensioni da tutta la stampa specializzata, per portare a casa uno stipendio si è sempre ridotto a far da spalla a nomi più fortunati di lui, ma immensamente meno dotati come autori: chitarrista di Ryan Adams dal 2005 al 2009, poi con Chris Robinson. In mezzo tante altre collaborazioni: con gli Hard Working Americans e poi un progetto a cui prende parte finalmente come figura leader, i Circles around the sun, di cui ha appena finito di registrare il nuovo disco. A una amica, alcune settimane prima, aveva scritto un drammatico messaggio: “Ho perso il filo della mia musica solista e della vita in generale. Sono davvero perso. Non c’è nulla che tu possa fare. Vorrei ci fosse. Grazie comunque”.
Due giorni dopo, il 26 agosto, Neal Casal viene trovato impiccato nella sua abitazione. Ha 50 anni.
Adam MacDougall (tastierista dei Black Crowes e della Chris Robinson Brotherhood) è probabilmente la persona che conosceva meglio Neal. Per nove anni avevano suonato insieme a Chris Robinson e avevano formato la loro band, Circles Around the Sun, che stava appena prendendo piede quando Neal si è ucciso. “Ho visto in lui quello che probabilmente lui ha visto in me. Poeti, scrittori, musicisti nel corso dei secoli sono sempre stati quelli con più sensibilità che cercavano uno sfogo per questa bellissima tristezza. Neal e io tendevamo a trasformarlo in macabro umorismo. Riascoltando le canzoni dei suoi dischi da solista è sorprendente oggi notare quanto spesso citasse la morte. Gli artisti hanno il cuore in pugno, ascoltarlo ora è agghiacciante” dice.
La salute mentale, in particolare la depressione, è la cosa più pericolosa con cui abbiamo a che fare, probabilmente perché porta uno stigma imbarazzante ed è facilmente fraintesa. Le persone hanno molte ragioni per essere tristi, che si tratti di sfortuna o scelte sbagliate, ma i clinicamente depressi hanno problemi intrinseci che sono spesso biologici e non possono essere risolti con un cerotto di pura forza di volontà.
Per chi è alle prese con la malattia mentale, il rischio che si corre parlando dei propri problemi è essere percepito come uno che si lamenta in modo eccessivamente drammatico. Spesso si sentono dire “non hai motivo di essere depresso, sii forte, sii uomo”, ma per una persona depressa, quelle banalità le fanno sentire indegne di ciò che provano. Quindi, cercano di risolverlo da soli o di mascherare il dolore come umorismo. “Conosco molti musicisti che scherzano sul suicidio, ma pochi si aprono al riguardo” dice ancora MacDougall.
Neal Casal, per chi lo ha conosciuto di persona, era un uomo solare, apparentemente felice, sempre disponibile. Ma era facile anche percepire un’ombra scura dentro di lui. Vi rimediava con il surf, la sua grande passione, le onde lunghe dell’Oceano Pacifico che amava più di ogni altra cosa.
Ma chi ha avuto a che fare con lui lo ha amato. E’ così che appena dopo il suo suicido è nata la Neal Casal Music Foundation, una organizzazione senza scopo di lucro che dona strumenti o tiene lezioni di musica agli studenti delle scuole del New Jersey e di New York, dove Neal è nato e cresciuto. Inoltre si occupa di donazioni a organizzazioni per la salute mentale in supporto di musicisti bisognosi.
Per ricordare l’amico scomparso, sono state avviate alcune iniziative con lo scopo di raccogliere denaro e onorare la sua eredità musicale. Un bellissimo libro fotografico che raccoglie tanti scatti di Neal (la fotografia era l’altra sua grande passione) e un disco tributo di 5 vinili o tre cd che raccoglie ben 41 musicisti che hanno registrato canzoni di Casal, appena pubblicato. Il risultato di questo disco è straordinario, di una bellezza e di una purezza uniche. Si sente, in ogni nota, in ogni canzone, il dolore per la mancanza dell’amico e il sincero tributo alla sua arte, immensa. Si sente la sua presenza, nel modo rispettoso e pieno di commozione con cui ogni artista coinvolto ha pagato pegno alla sua musica, quanti imitandolo.
Tra i tanti spiccano i bravissimi Marcus King e Eric Krasno in una versione degna della Allman Brothers Band di No one above you; Aaron Lee Tasjan con una versione delicatissima che ricorda in modo straordinario Neal in Traveling after dark; Billy Strings con gli ex compagni dei Circles around the sun in una classicamente psichedelica All the luck in the world; il figlio del leggendario Richard Thompson, Teddy, con la brava Dori Freeman in Sweeten the distance, uno dei brani più ambiziosi di Neal riletta in chiave country con tanto di banjo. L’ex bassista dei Grateful Dead Phil Lesh con cui Casal collaborò a lungo ha realizzato una meravigliosamente californiana Freeway to the canyon che sembra uscire da American Beauty della sua ex band; Susan Tedeschi e il marito Dereck Trucks si superano in una delicatissima rilettura acustica di Day in the sun, uno dei vertici di Neal Casal; Scooter Jennings, figlio delle leggende del country Waylon Jennings e Jessi Colter rilegge in modo aspro ma genuino il capolavoro assoluto Maybe California restando fedele a quelle note così West Coast anni 70; un supergruppo appartenente alle famiglie Allman e Dead composto da Oteil Burbridge, Nick Johnson, Steve Kimock, John Morgan Kimock & Duane Trucks fanno loro Superhighway. Rimanendo nella Dead Family, ecco un altro amico di Neal con cui suonarono insieme, Bob Weir subito distinguibile con il suo tocco funk psichedelico in una riuscitissima Time and trouble; stratosferico, e non ci potevano essere dubbi, Warren Haynes nell’altro brano manifesto di Neal Casal, Free to go; Steve Earle and the Dukes fanno loro nel classico stile folk sgangherato ma pieno di dolcezza la tenera Highway butterfly. Ancora un tributo chitarristico a quell’immenso chitarrista che era Neal da parte della Allmann Betts Band con Raining straight down; fuori dal giro abituale di Neal, J Mascis infiamma la scena con il suo tipico rock devastante, cosa che la dice lunga del rispetto che Casal aveva raggiunto anche in artisti così diversi da lui con una imperiosa Death of a dream.
Potremmo citare ogni singolo brano dei 41 presenti, perché non ce ne è uno brutto, ci piace però dire che anche artisti del tutto sconosciuti da noi, come le newyorchesi Puss n Boots si dimostrano di altissimo livello con una deliziosa These days with you, sofferta e toccante, dalle armonie vocali meravigliose.
In sostanza, inutile dire che è il disco dell’anno, ma anche molto di più. Spiace solo per l’assenza dei due musicisti che più dovevano gratitudine a Neal Casal, Ryan Adams e Chris Robinson.
A noi non importa, noi ascolteremo per tantissimo tempo questo disco per non dimenticare un artista meraviglioso, che ha reso le nostre vite più belle. E dimenticare invece quell’orribile mattina del 29 agosto di due anni fa. Adesso sei libero di andare, Neal:
“E quando questi occhi stanchi
Riescono a vedere solo all’interno
Io, io non piangerò più
E quando la mia lingua incurante
Non parlerà di niente e di nessuno
Io, non piangerò più
E quando mi allontanerò da te
E non ci sarà niente da migliorare
Oh io, non piangerò più
Quindi lascia che l’incoscienza permanga
A tutto ciò che non possiamo nascondere
Perché io, io non piangerò, non piangerò più”.
(Il disco è disponibile a questo link, ricordando che ogni euro speso va per una importantissima e buonissima causa).