I NODI CHE “FRENANO” I NEGOZIATI DI PACE TRA RUSSIA E UCRAINA

I negoziati di pace per la tregua generale tra Ucraina e Russia sono sospesi, mentre sono più che attivi nella particolare situazione di Mariupol: «prosegue la missione di evacuazione dei soldati ancora all’interno delle acciaierie Azovstal. Questi eroi ucraini che hanno adempiuto la loro missione saranno scambiati con prigionieri russi per consentire loro di tornare nel Paese il più rapidamente possibile», lo ha detto il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo messaggio notturno al Paese.



Per la vice ministro della Difesa ucraina, Hanna Maliar, «Ci sono ancora molte persone rimaste nell’Azovstal e continuiamo i negoziati per farle uscire da »: nell’intervista alla BBC la rappresentante del Governo di Kiev ribadisce poi che «Le trattative sono ancora in corso e speriamo vivamente in un risultato positivo». Dall’ufficio presidenziale di Kiev, è poi intervenuto il capo delegazione Mykhailo Podoliak sulla difficile trattativa in corso per far evacuare i soldati del battaglione Azov dall’acciaieria: «La deputata Kira Rudyk non prende parte ai negoziati sull’evacuazione dell’Azovstal». Resta la preoccupazione di Kiev per la sorte dei soldati che sono stati trasferiti nel territorio controllato dalla Russia: per il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, «si tratta di criminali nazisti che non devono essere oggetto di scambio e devono perseguirli». Di contro però, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ricorda come «Putin ha garantito che saranno trattati in linea con le leggi internazionali in materia». Dai negoziati su Azovstal allo scontro diplomatico con l’Occidente per l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, fino all’ennesima richiesta di armi diretta all’Occidente: «servono più armi e aiuti militari», ha detto Zelensky parlando ieri al telefono con i Presidenti di Francia e Germania, rispettivamente Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Già ieri in realtà l’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue Borrell aveva annunciato, in Consiglio degli Esteri Ue, lo sblocco di altri 500 milioni di euro in armi e aiuti a Kiev.



RUSSIA: “UCRAINA USCITA DAI NEGOZIATI”. REPLICA KIEV: “SOLO SOSPESI”

Arrivano importanti aggiornamenti sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina e non sono buone notizie. Le delegazioni dei due Paesi si stanno scambiando accuse senza mezzi termini. Il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha affermato che da Kiev non è arrivata alcuna risposta alla proposta di trattato di pace presentata: “I negoziati non continuano, l’Ucraina si è di fatto ritirata dal processo negoziale”.

Non è tardata ad arrivare la replica dell’Ucraina. Il consigliere del presidente ucraino Zelensky e capo dei negoziatori, Mykhailo Podolyak, ha sottolineato che i negoziati di pace con la Russia sono momentaneamente in pausa. L’ucraino, inoltre, ha spiegato che Kiev non è disposta a cedere alcun territorio al Cremlino: “Ogni guerra finirà al tavolo delle trattative”. (Aggiornamento di MB)



RUSSIA CONTRO UCRAINA: “NO ULTIMATUM SUI NEGOZIATI DI PACE”

«La Russia non tollererà alcun ultimatum dall’Ucraina sui negoziati di pace»: è netto il messaggio del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, a margine di una conferenza stampa a Mosca con l’omologo kazako Mukhtar Tleuberdi. Nelle ore in cui la tregua sembra sia stata raggiunta sull’acciaieria Azovstal di Mariupol, prosegue a distanza lo scontro anche diplomatico tra Ucraina e Russia con il cessate il fuoco definitivo che resta purtroppo ancora molto lontano.

Il Ministro russo ha risposto direttamente alle dichiarazioni del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky il quale a sua volta aveva posto una ulteriore condizione per la ripresa dei negoziati, ovvero la salvezza delle truppe ancora presenti all’interno dell’Azovstal di Mariupol. Al di là però delle minacce e delle accuse, stamane da Zelensky è arrivata piena conferma di quanto i russi avevano spiegato qualche ora prima: «Evacuati oltre 260 soldati dall’acciaieria Azovstal di Mariupol». L’ordine da Kiev, dopo l’accordo per una “mini-tregua” dei russi, è quello di far evacuare tutti i soldati, di fatto ammettendo la resa al nemico su Mariupol. «Tutti i soldati dovranno essere riportati sul territorio controllato dall’Ucraina seguendo la procedura di scambio», ha detto nella notte la viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar. Ancora Zelensky ha poi aggiunto nel suo messaggio notturno all’Ucraina, «E’ iniziata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa. E’ un lavoro che richiede attenzione e tempi lunghi».

NATO E SANZIONI, L’ALTRA FACCIA DEI NEGOZIATI DI PACE IN UCRAINA

Resta comunque la forte distanza tra Kiev e Mosca per intavolare al più breve negoziati di pace ben più ampi della “sola” Mariupol: «Proseguono negoziati molto complicati e delicati tra Ucraina e Russia per salvare la nostra gente di Mariupol dall’acciaieria Azovstal», ha spiegato il Presidente Zelensky ancora nel messaggio notturno.

Di contro, è lo stesso leader ucraino a sottolineare come «Le forze armate ucraine non si fermeranno fino a quando non avranno recuperato il Donbass e le truppe russe non avranno cessato la loro offensiva nel paese». Alle condizioni poste dall’Ucraina, con l’insistenza sull’Occidente affinché approvi nuove sanzioni energetiche ed economiche contro la Russia, replica a distanza tanto il Presidente francese Macron quanto il Ministro degli Esteri italiano Di Maio. «Dobbiamo tenere aperto un canale con Mosca», ribadiscono in momenti diversi Francia e Italia, con l’ex leader M5s che in più ai microfoni della Rai ribadisce «Dobbiamo portare Putin al tavolo il prima possibile. Adesso siamo a un momento in cui serve una controffensiva diplomatica, l’Europa deve allargare gli sforzi diplomatici». Il non accordo in Ue sull’embargo al petrolio russo potrebbe paradossalmente essere un elemento “positivo” per recuperare dei negoziati di pace “civili” tra Occidente e Russia. A tale spiraglio, corrisponde però un ostacolo bello imponente, ovvero la richiesta di adesione alla Nato di Finlandia e Svezia: Putin lo considera un «errore grave» destinato a cambiare i rapporti con Mosca e soprattutto che porterà la Russia «a dover reagire». Non solo, anche all’interno della stessa Nato l’operazione di adesione delle due repubbliche scandinave non è stata accolta con favore da tutti i membri, primo tra tutti la Turchia di Erdogan (e qui spieghiamo il perché, ndr).