RIPRENDONO LE TRATTATIVE, RESTA LO STALLO PER LA PACE
È previsto per oggi 1 aprile un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina, questa volta con un incontro in videoconferenza tra le due delegazioni per continuare a preparare la visita dei due Ministri degli Esteri in Turchia entro la prossima settimana. Il punto di partenza sono sempre i risultati ottenuti a Istanbul lo scorso 29 marzo, complicati però dall’evoluzione tanto della guerra sul campo quanto della crisi sul gas “schizzata” ieri dopo il Decreto di Putin.
L’Europa viene messa sostanzialmente davanti ad una minaccia-ultimatum: o si paga in rubli il metano o le forniture vengono bloccate. Il margine di trattativa è sottile e la Commissione Europea sta cercando di entrare nelle pieghe del decreto per capire quali effettivamente siano i rischi, anche se un’ipotesi di “scorciatoia” resta (qui tutte le informazioni aggiornate, ndr). Oltre al prezzo del gas letteralmente sconvolto nelle ultime 24 ore con cifre mai viste in Europa, non è un buon segnale per le trattative di pace il fatto che Gazprom abbia interrotto le spedizioni di gas russo verso la Germania tramite il gasdotto Yamal-Europe (mentre per il momento tiene la linea del Nord Stream con quantità di gas ancora quasi a pieno regime). Potrebbe trattarsi di un avvertimento alla Germania che ieri ha confermato, con l’Italia, la ferma convinzione di continuare a rispettare i contratti con Mosca pagando in euro. Davanti al ricatto di Putin, il Cremlino stamattina rincara la dose: «Confermiamo che qualsiasi ulteriore azione ostile da parte dell’Ue e dei suoi Stati membri incontrerà inevitabilmente una dura risposta». Sul banco dei negoziati si proverà a tenere tutto assieme ma non sarà facile: intanto dall’Italia il Ministro degli Esteri Di Maio conferma quanto detto ieri in conferenza stampa dal Premier Draghi: «Come ho avuto modo di confermare alla ministra Baerbock in occasione del nostro incontro martedì, l’Italia è disponibile a contribuire agli sforzi negoziali in atto, nel ruolo di garante in possibili soluzioni di neutralità per l’Ucraina e offrendo la propria esperienza in tema di modelli di tutela delle minoranze».
DOMANI NUOVI NEGOZIATI DI PACE TRA RUSSIA E UCRAINA
Riprenderanno domani i negoziati di pace tra Russia e Ucraina per continuare sulla scia di quanto raggiunto finora con il round importante di colloqui ad Istanbul lo scorso 29 marzo: non è ancora stato specifico luogo e orario delle nuove trattative per un cessate il fuoco duraturo, potrebbero essere nuovamente in Turchia come in videoconferenza.
Quello che è certo è che il Governo di Erdogan stamane ha fatto sapere che nel giro di massimo 2 settimane torneranno a vedersi in presenza i Ministri degli Esteri Lavrov e Kuleba, come sempre tramite la mediazione dell’omologo turco Cavusoglu: nel frattempo, le parti in guerra hanno raggiunto una flebile tregua temporanea a Mariupol per consentire un nuovo corridoio umanitario per la figura dei civili. La Russia manterrà il patto, fa sapere il Ministero della Difesa di Mosca, solo se l’Ucraina accetterà formalmente per iscritto il rispetto delle condizioni finora raggiunte, in primis l’effettivo cessate il fuoco anche della resistenza di Mariupol. Sul tavolo restano finora i punti raggiunti a Istanbul da entrambe le parti: la Russia si impegna al ritiro graduale delle truppe da Kiev e Chernihiv e lascia via libera all’Ucraina di entrare nella Ue; Zelensky invece si impegna alla neutralità del Paese (concetto ancora tutto da capire, specie sulla composizione del cordone di Paesi “garanti della sicurezza”) e al non ingresso nella Nato, oltre al non ospitare basi estere sul proprio suolo. Entrambe convergono poi su negoziati a lungo spettro per lo status della Crimea, mentre sul Donbass – che resta il nodo più ostico – potrebbe essere prima un accordo Lavrov-Kuleba e poi il definitivo incontro Putin-Zelensky a porre i punto della trattativa,.
LA GUERRA E I NEGOZIATI: LO SCONTRO A DISTANZA PUTIN-ZELENSKY
I negoziati di pace continuano, purtroppo anche la guerra però: Kharkiv, la periferia di Kiev, la regione centrale del Donetsk nelle ultime ore hanno ricevuto attacchi e raid missilistici con ingente perdita di civili.
Lo scambio di accuse tra Ucraina e Russia prosegue, da ultimo la denuncia del Presidente Zelensky circa la poca fiducia nelle promesse russe fatte nei negoziati di Turchia: «Qualsiasi ritiro delle truppe russe dalle regioni intorno alla capitale e Chernihiv è dovuto alla resistenza degli ucraini. Ma vediamo allo stesso tempo che c’e’ un’accumulazione di truppe per nuovi attacchi in Donbass, e noi ci prepariamo per questo», ha spiegato il leader ucraino nel consueto discorso notturno dalle vie di Kiev. Ancora Zelensky sottolinea come «i negoziati continuano ma per ora si tratta solo di parole […] Non ci fidiamo di nessuno, perché c’è una situazione reale sul campo di battaglia e ora questa è la cosa più importante». Di contro, Vladimir Putin dal Cremlino “gela” l’avanzamento costruttivo dei negoziati ravvisato solo ieri dal suo Ministro degli Esteri Lavrov: «nessuna vera svolta nei negoziati», afferma il portavoce del Presidente Russo, Dmitri Peskov. Nel frattempo ieri il colloquio tra Putin e due leader occidentali come Mario Draghi e il Cancelliere Scholz ha posto un piccolo ma importante risultato sull’emergenza energetica: «potete per ora continuare a usare l’euro per i pagamenti del gas russo», rimandando la “deadline” sul pagamento tramite rubli, dopo la ferma opposizione di tutto l’Occidente. Draghi ha insistito poi sull’importanza nei negoziati di pace: «cessate il fuoco immediato, impegno nei colloqui di pace», ha chiesto il Presidente del Consiglio. Da Mosca giunge apprezzamento per il cosiddetto “modello Austria” per il futuro dell’Ucraina (neutralità permanente, niente Nato, nessuna base militare), mentre resta sempre ostica la discussione du Crimea e Donbass, dove Putin non intende concedere nulla per il momento.