PUTIN CHIUDE DEFINITIVAMENTE I NEGOZIATI TRA RUSSIA E UCRAINA

Vladimir Putin potrebbe aver chiuso definitivamente (o quasi) ogni residuo di possibilità per i negoziati di pace tra Russia e Ucraina: incolpando Kiev e l’Occidente, il Presidente russo – intervenuto oggi presso lo spazioporto di Vostochny con l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko – chiude alle trattative per interrompere l’operazione speciale in Ucraina.



«Gli ucraini hanno spinto i negoziati in un vicolo cieco. Sono loro che hanno creato difficoltà a portarli a un livello accettabile e l’operazione andrà avanti finché non ci saranno negoziati accettabili», spiega il Presidente del Cremlino, incolpando l’omologo Zelensky. Stando alla ricostruzione fatta da Putin, Kiev non avrebbe rispettato gli accordi giunti con la Russia nei negoziati di Istanbul a fine marzo, «l’Ucraina verrebbe usata come uno strumento per raggiungere gli obiettivi dell’Occidente indipendentemente dal benessere del popolo ucraino». Sempre secondo la versione di Putin, il consolidamento dell’Occidente è legato a sua volta ad una posizione «umiliante e umiliata dell’Europa rispetto al Paese che la domina, si vergognano a dire che sono sotto lo schiaffo degli Usa. È comodo unirsi attorno al concetto di aggressione russa e servire così gli Usa». Infine, il Presidente Putin conferma come l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina «procede secondo i piani. Il principale obiettivo è aiutare le persone nel Donbass, le persone del Donbass, che noi abbiamo riconosciuto, e lo dovevamo fare perché le autorità di Kiev, incoraggiate dall’Occidente, si rifiutavano di attuare gli accordi di Minsk per una risoluzione pacifica dei problemi del Donbass». La pace si allontana e resta per il momento solo la guerra.



RUSSIA: “OK NEGOZIATI MA OPERAZIONI MILITARI CONTINUERANNO”

La “battaglia finale nel Donbass” rischia davvero di frenare forse definitivamente i negoziati di pace intrattenuti finora tra Russia e Ucraina: l’impressione che cresce ogni giorno di più che delle trattative per una face finale avverranno nelle prossime settimane, ma solo dopo lo scontro a tutto campo nel Sud-Est dell’Ucraina.

Tra le righe lo ha fatto capire anche il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, intervenuto ieri alla tv di stato a Mosca: «Vladimir Putin aveva ordinato la sospensione delle azioni militari durante il primo round di colloqui tra i negoziatori russi e ucraini», ma ora la situazione è mutata. «Dopo che ci siamo convinti che gli ucraini non avevano intenzione di ricambiare», ha continuato Lavrov, «è stata presa la decisione che durante i prossimi cicli di negoziati non ci sarebbero state pause finché non fosse stato raggiunto un accordo finale». Tanto contro Kiev quanto contro l’Occidente, la Russia cambia strategia e per i negoziati di pace chiude sempre più i canali diplomatici invece che aprirli: dopo le parole dell’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue Borrell, che invoca l’invio di altre armi dall’Europa verso Kiev, il Cremlino contesta «Le dichiarazioni del capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, riguardo all’Ucraina cambiano significativamente le regole del gioco». Lo stesso Ministro Lavrov ribadisce infine, «quando il capo della diplomazia di un Paese o un’organizzazione dice che uno specifico conflitto può essere risolto solo con mezzi militari, significa che o ha accumulato qualcosa di personale o ha sbagliato a parlare o ha parlato d’impulso».



STALLO SUI NEGOZIATI: RUSSIA VS UCRAINA NEL DONBASS, PACE A RISCHIO

Se dopo il 29 marzo – con i negoziati di pace avvenuti in Turchia – le trattative tra Russia e Ucraina sembravano ben avviate, lo stallo di queste ultime due settimane porta di nuovo la clessidra della guerra al punto di inizio. Le posizioni di Kiev e Mosca sono sempre più lontane, esacerbate dai massacri sul campo – Bucha, Boroddyanka, Kramatorsk, Mariupol, con accuse e contraccuse da entrambe le parti – e dalla diplomazia internazionale che non decolla.

Ue-Usa-Uk con il round di sanzioni economiche al Cremlino stanno portando il livello di distanza tra Occidente e Russia ai massimi storici, il tema delle armi a Kiev così come le minacce di embargo a gas e petrolio aumentano ulteriormente lo scontro. Ma su tutto, quello che ora sembra allontanare i negoziati di pace, sono le posizioni tanto di Russia quanto dell’Ucraina di concentrare le forze nel Donbass per una sorta di «battaglia finale», citata tanto dal Cremlino quanto dal Presidente Zelensky. «Dopo le atrocità commesse a Bucha e l’attacco a Kramatorsk è estremamente difficile pensare a una ripresa dei negoziati con la Russia», ha sottolineato ieri il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, intervistato dalla Nbc. «E’ estremamente difficile anche pensare di sedersi con persone che commettono e trovano scuse per tutte queste atrocità e crimini di guerra, che hanno inflitto un danno così orrendo all’Ucraina». Kiev resta comunque disponibile al tavolo di colloquio con Mosca, «se sedersi con i russi mi aiuterà a prevenire anche un solo massacro, come quello a Bucha o un altro attacco a Kramatorsk, approfitterò di questa opportunità». Secondo quanto ha spiegato in esclusiva al “Sussidiario.net” Gianandrea Gaiani, direttore di AnalisiDifesa, al momento i russi «vogliono incassare il prezzo della loro ritirata da Kiev: o lo incassano sotto il profilo diplomatico, in termini di negoziato, o lo incasseranno in termini militari. E questa volta potrebbero non limitare la potenza di fuoco che hanno a disposizione. In tal caso temo che andremo incontro a una battaglia campale. Sarà una carneficina».

LE TRATTATIVE: AUSTRIA NEGOZIA CON PUTIN, KIEV SCETTICA

Alla proposta di Papa Francesco di attuare una tregua di Pasqua per arrivare al più presto alla pace non viene al momento considerata dalle due forze opposte, sebbene i contatti per lo sviluppo dei negoziati di pace non si siano del tutto fermati anche nelle scorse ore.

Secondo Zelensky serve comunque «una soluzione diplomatica nonostante le atrocità» e si arriva pure a pensare ad un potenziale colloquio diretto con Putin: ciò però, sottolinea con forza il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, alla Cnn «L’Ucraina è pronta per le grandi battaglie, deve vincerle, in particolare nel Donbass. E dopo avremo una posizione negoziale più solida che ci consentirà di dettare determinate condizioni. Dopodiché, i presidenti si incontreranno. Potrebbero passare due o tre settimane». Quando i negoziati internazionali sembrano al momento tutti “freezati”, una possibile svolta arriva dall’Austria con la visita (annunciata ieri a sorpresa) del cancelliere Nehammer al Cremlino da Vladimir Putin. Dall’inizio della guerra in Ucraina, il successore di Kurz sarà il primo leader europeo (sebbene fuori dalla Nato) ad incontrare lo “zar” russo: Nehammer andrà a Mosca, spiega il Governo austriaco, «dove cercherà di convincere Putin a fermare la guerra e a garantire dei corridoi umanitari in vista dell’attacco al Donbass». Si parlerà anche dei massacri visti a Bucha nel tavolo negoziale previsto alle ore 14, ma non solo: «La questione del gas è sul tavolo nel colloquio tra Putin e Nehammer», fa sapere il Cremlino nella mattina di lunedì. Kiev fa trapelare alle agenzie di non essere particolarmente ottimista del viaggio di Nehammer a Mosca: «non capiamo il senso di questa visita», spiega alla “Bild” una fonte ucraina. Di contro, il cancelliere austriaco replica alle polemiche sollevate sul suo viaggio in Russia: «La diplomazia telefonica da sola non basta, le visite personali sono necessarie e bisogna sfruttare la neutralità dell’Austria». Pare che il viaggio di Nehammer sia stato concordato con il cancelliere tedesco Scholz e la Presidente Ue Von der Leyen: questo riporta “La Repubblica” secondo l’inviata in Germania Tonia Mastrobuoni.