LO SCONTRO USA-RUSSIA PONE FINE AI NEGOZIATI?

«Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel suo incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso il sostegno agli sforzi diplomatici in corso della Turchia in relazione alla guerra in Ucraina»: l’annuncio dell’Onu arriva qualche ora dopo la lettera inviata da Papa Francesco al Patriarca di Mosca Kirill per impegnarsi attivamente come “operatori di pace”. Finora però né il Vaticano, ne l’Onu né tantomeno la Turchia sono riusciti ad ottenere una stabile tregua di pace dopo 61 giorni ininterrotti di guerra tra Ucraina e Russia. Le condizioni poste da Zelensky e Putin sui negoziati di pace – che trovate riassunte qui sotto, ndr – per il momento hanno posto un “muro” invalicabile per l’intera diplomazia internazionale, complice anche i continui cambiamenti di “richieste” avanzate dal Cremlino durante l’invasione.



Se si aggiunge poi lo scontro durissimo di queste ultime ore tra gli Stati Uniti e la Russia, ecco che la speranza per negoziati di pace a stretto giro quasi definitivamente viene spenta. «Noi vogliamo vedere la Russia indebolita a un livello tale che non possa più fare cose come l’invasione dell’Ucraina», lo ha detto ieri da Kiev il capo del Pentagono, Lloyd Austin, in conferenza stampa con Blinken e Zelensky dopo il vertice Usa-Ucraina nel giorno di Pasqua ortodossa. Non solo, da Washington Biden ha ribadito il pieno sostegno a Kiev con armi e aiuti economici, in modo da garantire che la Russia «non ripeta mai più invasioni o guerre». Nel suo discorso al direttivo della Procura generale russa, citato dall’agenzia Anadolu, Vladimir Putin ha replicato con toni altrettanto duri: «L’Occidente sta tentando di spaccare la società russa e distruggere la Russia dall’interno. Basta provocazioni contro le forze armate russe attraverso l’uso dei media stranieri». Primi risultati di questo scontro sono i mancati accordi sui corridoi umanitari a Mariupol, come per l’evacuazione dell’acciaieria Azovstal, ma anche il messaggio lasciato dal vice ambasciatore di Mosca all’Onu nel pomeriggio di lunedì, «La Russia al momento non ritiene il cessate il fuoco un’opzione possibile in Ucraina».



UCRAINA CHIEDE NUOVI NEGOZIATI DI PACE SU MARIUPOL

«La Russia accetti una vera tregua pasquale e apra immediatamente un corridoio umanitario per i civili a Mariupol»: una nuova richiesta di negoziati di pace giunge dal capo negoziatore Mykhailo Podolyak, consigliere del Presidente Zelensky, intervenuto la mattina della Pasqua ortodossa dopo i nuovi raid nelle ultime ore a Odessa e Mariupol.

Per l’alto negoziatore ucraino serve fin da subito concordare un nuovo «ciclo speciale di negoziati» per facilitare lo scambio di militari e civili: «La Russia attacca costantemente Azovstal a Mariupol. Il luogo in cui si trovano i nostri civili e i soldati è bersagliato da pesanti bombardamenti aerei, fuoco di artiglieria e da un’intensa concentrazione di forze e attrezzature per l’assalto», conclude Podolyak su Twitter, mostrando dunque quanto ancora sia lontano il momento per una piena tregua di pace al tavolo negoziale tra Ucraina e Russia. Dall’Onu – dopo l’appello rimasto inascoltato nei giorni scorsi, lanciato dal segretario generale Guterres e firmato anche da Papa Francesco – arriva nuovamente la richiesta perentoria di un «cessate il fuoco» anche per oggi sulla città di Mariupol.



NEGOZIATI DI PACE RUSSIA-UCRAINA: LE CONDIZIONI DI ZELENSKY (E PUTIN)

Solo 24 ore prima il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva spiegato al Presidente del Consiglio Ue Michel come il problema delle trattative di pace è da imputare unicamente all’Ucraina: «Kiev sta mostrando incoerenza nei negoziati e non è pronta a cercare soluzioni reciprocamente accettabili», ha spiegato il capo diplomazia russa citato dalla Tass, «I negoziati si sono bloccati dopo che Kiev ha deciso di non rispondere alle proposte inviate dalla Russia. Gli ucraini danno l’impressione che non abbiano bisogno di negoziati con la Federazione russa, ma abbiano accettato il loro destino».

La distanza tra Mosca e Kiev (e in generale con tutto l’Occidente) è ancora massima, specie perché alle condizioni dettate dalla Russia nell’ultima “bozza” di negoziati inviato lo scorso 15 aprile – Donbass “libero” e Crimea tutta russa – sembrano dal Cremlino essere orientati ad espandersi anche verso Odessa per avere il totale controllo del Mar Nero. I raid delle ultime 48 ore sulla importante città portuale non lasciano ben sperare per una tregua imminente: come ha spiegato poi ieri sera nella conferenza stampa dalla metro di Kiev il Presidente Volodymyr Zelensky, «se i combattenti della resistenza nella città vengono uccisi, l’Ucraina uscirà dal processo di trattativa». Non solo, l’altra “condizione” dettata dal Governo di Kiev riguarda il tema referendum: «Se viene annunciato un referendum in uno qualsiasi dei territori occupati dell’Ucraina ci ritireremo da qualsiasi negoziato». Infine Zelensky è tornato a chiedere una mediazione del Vaticano, in realtà già proposto da settimane dalla Santa Sede «per arrivare a una tregua e alla pace. Vogliamo una tregua – ha concluso il presidente – e stiamo chiedendo aiuto a tutti, compresa la Santa Sede».