NIENTE PACE SUL GRANO E I NEGOZIATI SONO FERMI

«La città portuale meridionale di Mykolaiv continua a essere bombardata quotidianamente dall’artiglieria russa e che un porto della città, tra i più grandi per il commercio del grano in Ucraina, è stato colpito»: lo ha detto in un appello disperato il sindaco della città, Oleksandr Senkevych, confermando il completo fallimento dei negoziati di pace sul fronte grano tra Russia, Ucraina e Turchia.



«Il distretto è stato danneggiato, con quattro siti di stoccaggio bruciati e tutto il grano all’interno andato perduto», spiega ancora il sindaco di Mykolaiv alla Bbc. Con l’avanzata continua nel Donbass e con la mancanza di un accordo di base praticamente su niente, lo sviluppo delle trattative diplomatiche sembra sempre più un miraggio. A margine della riunione OCSE, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha spiegato che «Se non ripartono i negoziati per la pace in Ucraina, la Russia “continuerà a creare instabilità in tutto il mondo». Non solo, per il responsabile della Farnesina, «i negoziati sono fondamentali e noi sosteniamo tutti gli sforzi negoziali. Dobbiamo prendere iniziative come comunità internazionale che vedano a capo l’Onu. L’obiettivo è portare Putin al tavolo e raggiungere una pace non imposta, ma che parta dalle esigenze ucraine».



FALLITI NEGOZIATI SUL GRANO TRA UCRAINA E RUSSIA: COSA SUCCEDE

Se si pensava di far riattivare i negoziati di pace tra Ucraina e Russia con un primo importante accordo sullo sblocco del grano dai porti ucraini, ecco che i risultati del vertice di ieri ad Ankara tra il Ministro Lavrov e l’omologo turco Cavusoglu non sono affatto quelli sperati.

Il piano messo a punto da Erdogan prevedeva che la Turchia si facesse garante dell’apertura di un corridoio nel Mar Nero per permettere la partenza delle navi cargo con il grano bloccato nei porti ucraini da settimane: le condizioni poste dalla Russia hanno però fatto desistere l’Ucraina dall’accettare il pacchetto completo. Lavrov ha spiegato che dopo lo sminamento (fatto da turchi e ucraini) dei porti (fatto da Kiev per evitare l’attacco alle navi cargo) le forze russe garantiscono che non attaccheranno, permettendo il passaggio delle imbarcazioni: Zelensky però non si fida e in più non accetta la condizione posta dal Cremlino di condurre controlli sulle navi che attraccano nei porti ucraini per caricare il grano, per impedire che possano trasportare segretamente armi. Da ultimo, la richiesta di eliminare le sanzioni contro la Russia hanno fatto saltare il banco negoziale faticosamente costruito da Ankara. Stamane anche il Cremlino ha fatto sapere alla Tass che «non vi è stato alcun accordo sul grano dopo il vertice in Turchia». «L’invasione russa dell’Ucraina deve finire. Ma finché ciò non accadrà, abbiamo bisogno di azioni immediate: 1. Dobbiamo portare stabilità ai mercati alimentari ed energetici globali. 2. Abbiamo bisogno di rendere immediatamente disponibili risorse per aiutare i Paesi e le comunità più povere», è l’invito lanciato stamane dal segretario generale ONU Antonio Guterres, invocando una “diplomazia silenziosa” per risolvere prima il nodo del grano e poi il problema ancora più ampio della guerra in corso da 106 giorni.



NEGOZIATI DI PACE, LA FRECCIATA DI KIEV AL CREMLINO

Addirittura ieri il Ministro degli Esteri turco aveva invocato la possibilità di riattivare dei negoziati di pace tra Russia e Ucraina qualora fosse andato in porto l’accordo sul grano: «Ora noi attendiamo con impazienza la comunicazione tra la parte ucraina e quella turca per trovare un terreno comune», aveva subito dichiarato ieri l’ambasciatore dell’Ucraina in Turchia Vasyl Bodnar.

Davanti all’ipotesi tenuta aperta da Lavrov di un possibile colloquio tra Putin e Zelensky, già oggi il Cremlino torna sui suoi passi dopo aver visto la risposta secca dell’Ucraina: «Bisogna capire che un’altra Irpin, un’altra Borodjanka, un’altra Mariupol, possono rendere lo spazio per i negoziati molto stretto», ha spiegato a Sky TG24 il presidente del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk, «vorrei che tutti capissero che in ogni situazione c’è una via d’uscita diplomatica per risolvere i problemi. Il presidente Zelensky ha detto più volte che è pronto a condurre colloqui diretti con Putin, tuttavia noi siamo pienamente consapevoli che ciò che va definito è l’obiettivo del dialogo, cosa può essere discusso. Ci sono tre questioni, quella della sovranità nazionale, quella dell’integrità territoriale e quella dell’indipendenza dell’ucraina». «Questi – ha concluso Stefanchuk – sono i temi non negoziabili». La posizione del Cremlino resta però la medesima: «Partiamo dal fatto che prima è necessario che le squadre negoziali riprendano a lavorare, la palla è dalla parte degli ucraini da quasi due mesi. Da allora, non abbiamo ricevuto alcuna risposta», ha spiegato il Ministro degli Esteri Lavrov.