FERMI ANCORA I NEGOZIATI DI PACE: LE POSIZIONI DI RUSSIA E UCRAINA

L’Ucraina accusa la Russia che accusa l’Ucraina: risultato, dopo 100 giorni di guerra nell’Est Europa, i negoziati di pace per far fermare il conflitto ancora non sono decollati. Mosca e Kiev “giocano” un giorno sì e l’altro pure ad aprire piccoli spiragli di trattative per poi chiuderli con fragore subito dopo.



L’invio di armi Usa e Uk in Ucraina hanno prestato il fianco alle accuse russe contro Zelensky: «benzina sul fuoco della pace», ha attaccato Dmitri Peskov dal Cremlino, non credendo alla promessa del Presidente ucraino di non usare quelle armi per attaccare la Russia ma solo per difesa, «Per fidarsi – ha sostenuto il portavoce di Putin – è necessario avere esperienza di casi in cui le promesse fatte sono state mantenute. Sfortunatamente, tale esperienza è completamente inesistente». Di contro, l’Ucraina accusa Mosca di non voler affatto scendere a negoziati, fino almeno alla conquista di gran parte del Donbass: nessuno esclude un possibile incontro tra Putin e Zelensky, con la mediazione di Erdogan, ma entrambe accusano l’avversario di star “sabotando” le trattative e i negoziati per una pace immediata. «Qualche tempo fa, l’Ucraina aveva mostrato il desiderio di concordare punti chiave e una posizione a nostro avviso relativamente realistica: ora però senza negoziati è a rischio la sovranità di Kiev», è la minaccia lanciata dal vice presidente del Consiglio di sicurezza ed ex capo dello Stato russo Dmitrij Medvedev.



LA NATO, IL PAPA E LA POSSIBILE SVOLTA SUI NEGOZIATI

In tutto questo, ieri il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dopo aver fatto visita ufficiale alla Casa Bianca dal Presidente Joe Biden, ha sottolineato l’importanza che l’Occidente si prepari ad una lunga guerra d’usura: «La maggior parte delle guerre, e anche questa a un certo punto, finiscono al tavolo dei negoziati. Ma quello che sappiamo è che ciò che accade attorno al tavolo dei negoziati è strettamente legato alla situazione sul campo, sul campo di battaglia».

Le speranze dunque di vedere la diplomazia decollare e portare al tavolo dei negoziati di pace sia Mosca che Kiev calano invece di crescere col passare dei giorni di guerra: l’impegno della Turchia da un lato e dei leader europei dall’altro (Draghi e Macron su tutti) è lodevole e volto a interrompere la spirale di crisi globale oltre che il disastro umanitario in Ucraina. Al momento però le posizioni rimangono arroccate e di sviluppi effettivi di negoziati non se ne vedono: l’unica possibile svolta riguarda l’ammissione fatta ieri dal Cremlino circa l’ipotesi di un incontro Putin-Zelensky e di un “fantomatico” documento. «A priori, nessuno esclude un incontro del genere, non è mai stato escluso, ma deve essere preparato – ha affermato ancora Dmitri PeskovHa senso che Putin e Zelensky si incontrino solo per finalizzare un documento. E il lavoro sul documento è stato interrotto molto tempo fa e da allora non è stato ripreso». Ma il documento può essere “riattivato” da un momento all’altro, specie con l’avanzare nel Donbass dei russi con perdite però ancora molto alte. Resta all’orizzonte un monito però, lanciato da Papa Francesco negli scorsi giorni e che forse più di tutti tende a svelare la banale asserzione “negoziati=pace”: «Siamo consapevoli che la pace non può essere solo il risultato di negoziati né una conseguenza di soli accordi politici, ma è soprattutto dono pasquale dello Spirito Santo».