TURCHIA: “DIFFICILI NEGOZIATI DI PACE CON ATTACCHI RUSSIA”
Nel giro di poche ore, tanto la Turchia quanto Israele – i due Paesi che più di tutti avevano spinto nelle settimane precedenti per negoziati di pace definitivi tra Russia e Ucraina – vedono incrinarsi le possibilità di condurre in porto tali trattative.
Ankara ha fatto sapere che l’azione militare della Russia in Ucraina crea molta difficoltà a portare avanti il negoziato tra Mosca e Kiev: «il protrarsi del conflitto rende il processo più difficile», ha spiegato Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Erdogan, riportato dall’agenzia Anadolu. Dopo aver incontrato il presidente Volodymyr Zelensky nella capitale ucraina, Kalin ha fatto sapere che la Turchia lavora «intensamente per portare avanti il negoziato». Poco dopo è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlare direttamente annunciando da Ankara che «molto probabilmente questa settimana» avrà un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin. «La capitale Ankara o Istanbul sarebbero il punto di soluzione per le misure da adottare per allentare la tensione in Ucraina», ha concluso Erdogan ai giornalisti dopo la preghiera dell’Eid a Istanbul. Dalla Turchia a Israele, anche qui il processo per negoziati di pace si complica: dopo l’intervista su Rete 4 al Ministro degli Esteri Lavrov, il Governo israeliano è su tutte le furie per le dichiarazioni choc del diplomatico di Putin («Hitler era ebreo come Zelensky. Spesso gli ebrei sono i peggiori antisemiti»). «Come ho già detto in passato – ha commentato il Premier Naftali Bennett – nessuna guerra dei nostri giorni è la Shoah ed è paragonabile ad essa. Le parole del ministro non sono verità ed il loro obiettivo non è valido. Menzogne del genere hanno per obiettivo accusare gli ebrei stessi dei crimini terribili compiuti nei loro confronti nella Storia e quindi rimuovere la responsabilità dai loro persecutori».
NEGOZIATI DI PACE IN UCRAINA: LE CONDIZIONI (E LE ACCUSE) DELLA RUSSIA
«Attualmente, le delegazioni russa e ucraina stanno discutendo quotidianamente in videoconferenza una bozza di un eventuale trattato»: l’annuncio fatto nelle scorse ore dal Ministro degli Esteri della Russia, Sergei Lavrov, prova a mantenere ancora aperta una minima possibilità di negoziati di pace tra Kiev e Mosca, a 67 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina.
Ai media inglesi e cinesi, il braccio destro di Vladimir Putin ha ribadito quali siano le specifiche condizioni poste dal Cremlino per poter giungere ad una tregua nel Donbass e nel resto dell’Ucraina: «Questo documento dovrebbe fissare elementi dello stato di cose postbellico come la neutralità permanente, lo status non nucleare, smilitarizzato e non Nato dell’Ucraina , nonché le garanzie della sua sicurezza». Per Lavrov, inoltre, l’agenda dei colloqui di pace comprende anche la «denazificazione, il riconoscimento di nuove realtà geopolitiche, la revoca delle sanzioni, lo status della lingua russa e altro». Il piano russo esemplificato dal Ministro prevede uno sviluppo di cooperazione internazionale che al momento appare quantomeno “utopistico” visto proprio il caos generato dalla Russia con l’invasione e i bombardamenti sul terra ucraina: «La soluzione della situazione in Ucraina consentirà di dare un contributo significativo all’attenuazione delle tensioni politico-militari in Europa e nel mondo nel suo insieme», ha chiosato il titolare degli Esteri di Mosca, «tra le possibili opzioni è prevista la creazione di un istituto di Stati garanti, tra i quali, in primis, ci sono i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, tra cui Russia e Cina».
RUSSIA VS NATO: ANCHE IL TEMA SANZIONI METTE A RISCHIO LA PACE?
La Russia con Lavrov si è detta favorevole a proseguire i negoziati di pace, anche se denunciano Kiev di voler sabotare – assieme alla Nato – la buona riuscita delle trattative. Non solo, per il Ministro degli Esteri russo il problema riguarda anche l’atteggiamento stesso del Presidente ucraino Zelensky in merito ai rapporti rimasti (ma residui) con il Cremlino: «La Russia non tollererà alcun ultimatum dall’Ucraina sui negoziati». Nelle ore in cui si cerca a fatica di concludere l’evacuazione dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, a Mosca non sono piaciute le dichiarazioni di Zelensky in merito al destino dei resistenti ucraini rimasti nei cunicoli del maxi stabilimento siderurgico a combattere: «Mariupol è diventata campo di concentramento, negoziati sono a rischio fallimento», aveva detto il Capo del Governo ucraino.
Dal Cremlino il fastidio per l’impegno Nato a contrastare le mire espansionistiche sul Donbass è palese: Lavrov accusa i Paesi Occidentali che «stanno facendo di tutto per impedire un cessate il fuoco con l’Ucraina». Accusa rispedita ovviamente al mittente, con l’Ue che si appresta a dirimere gli accordi sul sesto pacchetto di sanzioni da lanciare contro la Russia di Putin: «Ho parlato con Josep Borrell sul prossimo round di sanzioni dell’Ue alla Russia che devono includere anche l’embargo al greggio», ha scritto sui social il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, aggiungendo «Ho anche sottolineato che non ci può essere alternativa alla concessione dello status di candidato all’Ue all’Ucraina». Putin chiede la revoca immediata delle sanzioni per poter procedere con un eventuale trattato di pace, ma finora l’Occidente ha fatto orecchie da mercante: le sanzioni restano e stanno per essere aumentate, con la messa al bando dal petrolio russo solo però dal 2023 visto il mancato accordo raggiunto nell’Unione sulla strategia da perseguire nell’opporsi alla guerra voluta dal Cremlino. Secondo Lavrov – raggiunto dall’agenzia cinese Xinhua – tutto quanto viene fatto in Occidente per dimostrarsi a fianco dell’Ucraina è solo un «pretesto per combattere l’invasione, ma in realtà Usa e Ue intendono combattere la Russia fino all’ultimo ucraino», conclude il diplomatico prossimo ospite di “Zona Bianca” su Rete 4 per un’esclusiva mondiale, «se Usa e Nato sono davvero interessati a risolvere la crisi ucraina devono smettere di fornire armi a Kiev».