RUSSIA: “LE ACCUSE DELL’UCRAINA SU BUCHA METTONO A RISCHIO I NEGOZIATI”
«La falsa provocazione nella città di Bucha è un tentativo di interrompere i negoziati russi-ucraini»: lo ha detto ieri il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, tornando sui fatti di Bucha e difendendo l’azione della Russia alle Nazioni Unite.
Dopo la richiesta-attacco del Presidente Zelensky di una «nuova Norimberga per Mosca» dopo i crimini commessi a Bucha, Irpin e Borodyanca, lo scontro a distanza tra Kiev e Russia si è fatto ancora più teso. Non solo, il quinto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia e le espulsioni di decine di diplomatici russi dalle principali capitali europee pongono i negoziati di pace sempre più a rischio. È quanto in sostanza detto da Lavrov, riportato oggi dall’Agenzia Tass: «Si pone la domanda: qual è il motivo di questa provocazione francamente falsa, la cui veridicità è semplicemente impossibile da giustificare? Tendiamo a pensare che il motivo risieda nel desiderio di trovare un motivo per interrompere i negoziati in corso». La Russia è convinta che nei colloqui di Istanbul dello scorso 29 marzo per la prima volta i negoziati tra le delegazioni raggiunsero discreti risultati: «la parte ucraina ha proposto una visione scritta di come potrebbe apparire l’accordo, per la prima volta, la parte ucraina ha messo su carta la sua disponibilità a dichiarare il suo stato neutrale, non allineato, non nucleare e per la prima volta ha dichiarato la sua disponibilità a rifiutarsi di schierare armi di stati stranieri sul suo territorio». Ora però il “caso Bucha” sembra aver fermato tutto: i crimini mostrati sono efferati, la pace sempre più lontana e con l’Occidente che teme sempre di più la stretta alleanza Xi Jinping-Putin per i prossimi mesi: così il generale capo di stato maggiore Usa Mark Milley in un’audizione al Congresso, «Ci troviamo a fronteggiare due potenze globali: la Cina e la Russia, ciascuna con significative capacità militari ed entrambe volte a cambiare le regole basate sull’attuale ordine mondiale».
RUSSIA E UCRAINA: “OK PROCEDERE CON NEGOZIATI DI PACE”. MA BUCHA ‘PESA’
«I contatti continuano in videoconferenza. Per quanto ne so le delegazioni lavorano in modo piuttosto intenso»: lo ha detto ieri da New York il Ministro degli Esteri della Russia Sergei Lavrov, indicando come la prosecuzione dei negoziati di pace con l’Ucraina siano un elemento positivo destinato a proseguire nelle prossime settimane.
Pure nei giorni in cui Kiev accusa il nemico russo della strage di civili a Bucha (e non solo, oggi Zelensky parlerà al Consiglio di Sicurezza dell’Onu denunciando i vari crimini di guerra avvenuti finora), anche dal Governo ucraino giunge l’impegno a proseguire i negoziati per interrompere il prima possibile l’atroce guerra sul campo. «Le atrocità e i crimini di guerra riportate nella zona di Bucha, vicino a Kiev, dopo il ritiro delle truppe russe potrebbero rendere più difficili i negoziati fra Russia e Ucraina», ha ammesso ieri Zelensky parlando alla Tv nazionale ucraina, pur confermando l’impegno a proseguire le trattative, «Nonostante la scoperta di decine di cadaveri di civili a Bucha e nelle aree liberate attorno a Kiev, i negoziati dell’Ucraina con la Russia continuano. È difficile dire, dopo tutte le atrocità commesse in Ucraina, come si possa avere qualsiasi tipo di trattativa con la Russia. Ma come presidente, devo farle. Qualsiasi guerra deve finire». Va detto però come il livello dello scontro sull’asse Mosca-Kiev non accenna a diminuire, come lo stesso Presidente ucraino fa ben intendere «Quanto più la Federazione russa tira in lungo il processo negoziale, tanto peggio sarà per loro e per questa situazione e per questa guerra».
NEGOZIATI ZELENSKY-PUTIN? SFUMA IL VERTICE (PER ORA)
È poi ancora Zelensky a ritenere per la prima volta «altamente improbabile» un vertice con Vladimir Putin, almeno a stretto giro: «E’ possibile che non ci sarà alcun incontro tra noi Presidenti», ha spiegato sempre nel discoro alla tv ucraina. Prima i negoziati di pace dovranno arrivare ad un livello tale che il colloquio con i due leader di Mosca e Kiev sia la “ciliegina sulla torta” e non la base su cui costruire tutto.
Al momento la distanza però tra Russia e Ucraina nelle trattative è ancora siderale, quantomeno non si vedono sviluppi paralleli volti a mantenere un equilibrio-tregua duratura. Eppure dal Cremlino l’evoluzione dei negoziati di Istanbul inizia a “convincere”: secondo Lavrov, «Durante i colloqui a Istanbul il 29 marzo abbiamo visto realismo da parte della delegazione ucraina. Dobbiamo ancora vedere come queste note di realismo si tradurranno in un linguaggio legale sulla carta». Il Ministro diplomatico russo sottolinea come il maggior realismo ucraino derivi dall’impegno profuso dalla delegazione di Kiev sullo status neutrale del Paese, il non coinvolgimento sul nucleare ma anche «lo status della Crimea e delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk», conclude Lavrov. Resta lo scontro, non solo con l’Ucraina ma soprattutto con l’Occidente a guida Usa: alle nuove accuse lanciate da Joe Biden contro l’omologo russo Vladimir Putin – «è un criminale di guerra, va processato per i crimini commessi» – il Cremlino risponde a tono con portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, «Se gli americani vogliono investigare i crimini di guerra, che comincino con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq. Non appena finiscono, possono passare ai bombardamenti nucleari sul Giappone».