LE CONDIZIONI DELL’UCRAINA PER I NEGOZIATI DI PACE CON LA RUSSIA

«Non credo che Putin riuscirà a salvare la faccia e per quel che riguarda le trattative con la Russia, la questione si complica ogni giorno perché ogni giorno i russi occupano villaggi, perché molte persone hanno lasciato le loro case, sono state uccise dai russi e vedo tracce di torture e uccisioni. Io sono pronto a parlare con Putin, ma senza ultimatum»: lo ha spiegato ieri a “Porta a Porta” il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rispondendo a domanda diretta sull’evoluzione dei negoziati di pace con la Russia.



Delle vere e proprie “condizioni” che però non sembrano al momento andare in contro a quelle richieste dal Cremlino per tornare a vedersi in presenza: «So che Putin voleva portare a casa qualche risultato ma non lo ha trovato. I russi se ne devono andare e devono rispondere di quello che hanno fatto. Non possiamo accettare compromessi per la nostra indipendenza». Poi ha aggiunto, «L’Ucraina vuole la pace, cose normalissime come il rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale, delle tradizioni del popolo, della lingua. Possono essere cose banali ma sono tutte cose violate dalla Russia e che devono essere ripristinate». Per dei negoziati di pace seri non si può neanche pensare che le condizioni siano lanciare ai russi alcuni territori originariamente dell’Ucraina: «Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa. Anche prima della guerra – ha aggiunto nell’intervista alla Rai – la Crimea aveva autonomia, ma è sempre stato territorio ucraino. Noi abbiamo detto che siamo pronti a parlare con la Russia. Ora non possiamo deliberare una decisione sulla Crimea perché c’è la guerra, la lasciamo da parte se ostacola l’incontro e credo che questa proposta sia stata giusta». Non solo Zelensky, stamane ha parlato dall’Ucraina anche il Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, raggiunto da “La Repubblica”: «Le condizioni per i negoziati vengono stabilite dal campo di battaglia, non viceversa. Al momento ci sentiamo più sicuri sul versante degli scontri armati quindi assumiamo una posizione più dura nei negoziati. Se la situazione sul campo di battaglia dovesse capovolgersi sarebbe la Russia a trovarsi in una posizione migliore». Il vero problema, chiosa la diplomazia di Kiev, «è che la Russia non mostra alcuna disponibilità a negoziati autentici e sostanziali».



QUANDO RIPRENDONO I NEGOZIATI DI PACE TRA RUSSIA E UCRAINA?

«La ripresa delle trattative può avvenire in qualsiasi momento. Basta che la Russia abbia un approccio più adeguato rispetto a cosa sta accadendo dal punto di vista militare e di politica internazionale»: queste parole dette tre giorni fa dal capo negoziatore ucraino Mykhailo Podoliak a “La Repubblica” rappresentano al momento la posizione di Kiev davanti a negoziati di pace che stentano ancora a riprendere dopo 78 giorni di guerra al fronte.

Le aperture della Russia negli ultimi giorni sono arrivate, anche se sempre “a parole” in quanto poi su Donbass e resto del Paese non si sono fermate le operazioni militari e i raid. Davanti alla disponibilità di riprendere con colloqui “da remoto”, Mosca continua a insistere su questa posizione denunciando invece l’Ucraina di non voler riprendere i negoziati perché “fermati” dagli Stati Uniti: «In merito alla situazione dei negoziati non è cambiato nulla», ha confermato a Ria Novosti il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Non aiutano di certo le ultime dichiarazioni tanto del Presidente ucraino Zelensky quanto quelle stamane del capo del Cremlino Vladimir Putin. Da Kiev, il leader filo-Ue ha spiegato «Sono disposto a portare avanti i colloqui purché non sia troppo tardi. Con ogni nuova Bucha, con ogni nuova Mariupol e con nuove atrocità, scompare il desiderio e la possibilità di negoziare, così come la possibilità di risolvere questo problema in modo diplomatico». Nella mattina di giovedì la pronta replica di Putin che ancora una volta accusa l’Occidente di non voler cooperare per la pace: «le sanzioni antirusse provocano una crisi globale e danneggiano maggiormente proprio le economie dei Paesi che le adottano e il benessere dei loro cittadini».



NATO, UE, USA: I NEGOZIATI E LE TRATTATIVE DIFFICILI

Certamente, dopo il discorso dello stesso Putin alla parata del 9 maggio qualche lieve segnale di “apertura” è stato dato dalla Russia, tanto che prima Macron poi Mario Draghi – in visita negli Usa il 10-11 maggio – hanno provato a far cambiare idea agli Stati Uniti circa la linea dura anti-Mosca.

Diversamente dall’approccio della Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, che ancora stamane definisce la Russia «la peggior minaccia alla sicurezza mondiale», i Presidenti di Francia e Italia cercano di far capire come su più fronti è alquanto urgente raggiungere degli stabili negoziati di pace tra Ucraina e Russia. «L’Europa è l’alleato degli Usa, quindi le sue visioni non sono in contrasto ma stanno cambiando e dobbiamo parlarne. È una riflessione preventiva, bisogna riflettere sugli obiettivi di questa guerra e poi decidere», ha spiegato Draghi in conferenza stampa da Washington. Lo scenario attuale vede infatti Biden e Boris Johnson decisi sulla linea “militarista” per sconfiggere Putin sul territorio (ma senza mandare propri eserciti, ndr); l’Europa continentale invece guarda più da vicino le problematiche economico-energetiche che impongono una soluzione più “pacifica” possibile. Ancora il Presidente del Consiglio, in questo senso, sentenzia la posizione italiana e che si auspica possa essere quella europea: «Serve la pace in Ucraina, non la vittoria […] Abbiamo concordato che occorre continuare a sostenere l’Ucraina e a fare pressione su Mosca ma anche cominciare a chiedersi come si costruisce la pace. Il percorso negoziale e’ molto difficile ma il primo punto punto è come costruire questo percorso negoziale, deve essere una pace che che vuole l’Ucraina, non una pace imposta».