RUSSIA: “NEGOZIATI DI PACE CON UCRAINA PROSEGUONO IN MODO VIRTUALE”
Nelle ore in cui il Presidente Putin da Mosca rilanciava – per il Giorno della Vittoria, oggi 9 maggio – l’impegno della Russia nell’evitare una guerra mondiale dal conflitto con l’Ucraina, un filo di speranza per rinnovare i negoziati di pace è giunta dal capo negoziatore di Mosca durante la prima fase di trattative per la pace in marzo.
«I negoziati tra Russia e Ucraina non si fermano, proseguono a distanza in formato virtuale», lo ha spiegato Vladimir Medinsky, consigliere del presidente russo e appunto responsabile dei negoziati per la Russia, «Le trattative in formato remoto non sono terminate». Ciò significa che il grado di scontro con Kiev è ancora molto alto e che dunque non vi saranno per il momento incontri “di persona”, ma anche che le trattative per fermare la scia di sangue in Ucraina potrebbero decollare comunque nelle prossime settimane. Ieri nella riunione in videoconferenza del G7, il Premier Mario Draghi alla vigilia del viaggio in Usa da Biden ha posto all’attenzione degli altri leader la necessità di sforzarsi per dei negoziati di pace immediati e convincenti: «Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina e dobbiamo andare avanti con il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. Allo stesso tempo, dobbiamo fare ogni sforzo per aiutare a raggiungere quanto prima un cessate il fuoco e per dare nuovo slancio ai negoziati di pace. Il G7 deve anche continuare a impegnarsi per aiutare quei Paesi poveri che rischiano una crisi alimentare. Il nostro impegno e la nostra unità sono essenziali».
UCRAINA-RUSSIA, FERMI I NEGOZIATI DI PACE DOPO L’AZZARDO DELLA NATO
Se venerdì si intravedeva una minima luce in fondo al tunnel della guerra tra Ucraina e Russia, solo 24 ore dopo la situazione si è ribaltata dopo le dichiarazioni al “Welt” del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. I negoziati di pace che sembravano ad un certo punto potersi riaprire, sono stati nuovamente messi in stallo dalla difficile, se non impossibile, situazione della diplomazia internazionale.
«Siamo disposti ad accettare ad un accordo di pace se la Russia tornerà sulle posizioni del 23 febbraio», cioè il giorno prima dell’invasione in Ucraina: lo ha detto il Presidente Volodymyr Zelensky intervenendo in videoconferenza alla Chatham House di Londra. In quel modo, Kiev rinuncerebbe di fatto alla pretesa di vedersi restituita la Crimea (annessa da Putin nel 2014, mai riconosciuto dall’ONU). La Nato però si oppone con forza a tale sviluppo per dei negoziati di pace e con Stoltenberg rilancia nell’intervista al quotidiano tedesco lo scorso 7 maggio: «I membri della Nato non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea. Ci siamo sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell’Ucraina orientale. L’Ucraina deve vincere questa guerra perché difende il suo Paese». Qui si è fermato tutto, con il Cremlino che vede “legittimata” la propria accusa all’Occidente di “condurre” esternamente la guerra in Ucraina; va detto però che lo stesso n.1 Nato nella medesima intervista sottolineava come in realtà «Saranno però il governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace». La scelta delle parole sulla Crimea però aveva già comunque innescato un processo diplomatico ancora oggi piuttosto intricato per vedere sviluppi in breve di nuove trattative tra Kiev e Mosca.
GUERINI: “LA SPERANZA SONO LA PACE E I NEGOZIATI”
Si è riunito in giornata con un vertice in video conferenza il G7 con i leader della Terra impegnati ad ascoltare l’intervento del Presidente Zelensky sullo stato attuale della guerra in Ucraina.
«Penso che non debba sfuggire il significato, a nessuno, dei tempi di svolgimento di questo incontro del G7, che sarà il giorno prima del Giorno della Vittoria della Russia. Il presidente Putin ha certamente proiettato il suo desiderio di celebrare quel giorno come un giorno in cui è vittorioso sull’Ucraina. Naturalmente, non lo è», sottolinea la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, che aggiunge «Avere questo incontro e questa conversazione domenica è un’opportunità non solo per mostrare quanto sia unito l’Occidente nell’affrontare l’aggressione e l’invasione del presidente Putin, ma anche per mostrare che l’unità richiede lavoro, richiede sforzo, richiede sangue, sudore e lacrime a volte». Sanzioni, armi ma anche negoziati: di questo parleranno Zelensky e i 7 leader, compreso il Premier italiano Mario Draghi. È proprio dal nostro Governo che arriva oggi un nuovo appello per lo sviluppo dei negoziati di pace, pur confermando il pieno sostegno di aiuti e armi all’Ucraina (che tante fibrillazioni in CdM ha portato anche di recente, specie sull’asse di scontro M5s-Conte e Palazzo Chigi): «Le nostre menti e i nostri cuori sono rivolti all’Ucraina, alla sofferenza dell’Ucraina», ha detto il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini a margine dell’adunanza nazionale degli Alpini a Rimini. «Oggi vuole partire un grande messaggio di speranza perché ritorni la pace, ritorni la possibilità di negoziati veri», ha poi proseguito il Ministro in quota Pd, «è una splendida occasione per trovarci tutti assieme, per celebrare i valori del nostro Paese e per avere il cuore e la mente rivolti verso la pace». Ieri era stato il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio a commentare positivamente, prima dell’uscita del segretario Nato, l’apertura di Zelensky sulla Crimea: «un’apertura importantissima. Ora Putin deve dimostrare di voler venire al tavolo e di non volere la guerra. Non dobbiamo abituarci all’idea che questa guerra debba andare avanti all’infinito, non dobbiamo dimenticare l’obiettivo della pace».