VATICANO E ITALIA SPINGONO PER NEGOZIATI DI PACE, DALLA NATO PERÒ…

Come ha ripetuto anche ieri in Parlamento il Premier Mario Draghi, la necessità di negoziati di pace in Ucraina dovrebbe essere un pungolo per tutto l’Occidente: fino ad oggi però, a guarda bene le mosse diplomatiche dei vari Stati, è solo il Vaticano con Papa Francesco a non aver mai smesso un secondo nel chiedere la pace e le trattative per bloccare la tragedia dell’invasione russa in Ucraina.



«La Santa Sede e lo stesso Santo Padre sono disposti a fare tutto quello che è possibile, la Santa Sede continua la sua attività diplomatica con contatti con le autorità ucraine e anche tramite l’ambasciata della Russia presso la Santa Sede abbiamo qualche contatto con Mosca», lo ha espresso con chiarezza l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervistato da Vatican News durante la visita proprio nel Paese ucraino. Per il “ministro degli Esteri” del Papa, la Santa Sede vuole «continuare ad incoraggiare l’invio di aiuti umanitari e allo stesso tempo sensibilizzare la comunità internazionale e questo è sempre necessario. Purtroppo in ogni conflitto, lo abbiamo visto anche in Siria o in Libano con i tanti problemi che ha avuto, dopo un po’ di tempo subentra la stanchezza anche nel sostenere un popolo in difficoltà. La stanchezza arriva anche per il fatto che non si trova la soluzione, che le cose vanno avanti per lungo tempo, così quello che noi cerchiamo di fare, quello che il Papa ha fatto è avviare tanti interventi, diversi momenti di preghiera e tanti appelli per la fine della guerra in Ucraina, continueremo in questa direzione». Il piano di pace offerto dall’Italia per il momento ha però trovato solo tiepida accoglienza nella Nato, e pure negli Usa: di contro, va segnalato come ieri siano stati attivati per la seconda volta in pochi giorni i contatti tra Pentagono e Cremlino in quello che potrebbe essere un timido inizio di negoziato a lungo termine. Riporta la Tass: «il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valery Gerasimov, e il capo dello Stato maggiore congiunto Usa, Mark Milley, hanno discusso in una conversazione telefonica “su iniziativa della parte americana” di “questioni di reciproco interesse, compresa la situazione in Ucraina».



LA SVOLTA DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI DI PACE

Mosca è pronta a riprendere i negoziati con l’Ucraina: il vice ministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha confermato ai media la nota emersa questa mattina. «Non siamo stati noi a far saltare il processo negoziale. La controparte ucraina ha impresso una pausa. Non appena esprimeranno la volontà di tornare al tavolo negoziale, la nostra risposta sarà ovviamente positiva. Quel che più conta, è che ci siano cose da discutere», ha aggunto Rudenko parlando con i giornalisti a Mosca.

Ma la vera svolta della Russia sui negoziati di pace arriva dalla risposta del Ministero degli Esteri all’allarme lanciato dal Programma Alimentare Mondiale: il direttore esecutivo del programma, David Beasley, aveva lanciato un appello al Presidente Putin sottolineando come milioni di persone potrebbero morire nel mondo a causa del blocco russo dei porti nel Mar Nero. Da qui la replica di Mosca: «valuteremo l’apertura dell’accesso ai porti ucraini solo se sarà presa in considerazione la revoca delle sanzioni contro la Russia». Poco prima Beasley aveva dichiarato: «Se ha un cuore per il resto del mondo, indipendentemente da come si sente per l’Ucraina, deve aprire quei porti». Commentando i rischi di un’emergenza mondiale alimentare, il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha avvertito che la carenza di cibo, grano, orzo e mais «può provocare malnutrizione, fame di massa e carestia, in una crisi che potrebbe durare per anni».



NEGOZIATI DI PACE, RUSSIA E UCRAINA SI ACCUSANO A VICENDA

«Negoziati con la Russia impossibili»; «totale riluttanza Ucraina nei negoziati»: è chiaro che se le condizioni del dialogo tra Ucraina e Russia sono queste, la possibilità di sviluppare a stretto giro un colloquio di pace per far terminare la guerra lunga ormai 85 giorni è alquanto risicata

Gli appelli dei principali leader europei – Draghi, Scholz e Macron – non sono serviti, nemmeno quelli più insistiti da mesi del Vaticano, di Israele e della Turchia: ad oggi, i negoziati tra Kiev e Mosca sono attivi solo per l’evacuazione dei soldati ucraini dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, grazie alla mediazione di Onu e Croce Rossa. Sul resto, è buio pesto: «Oggi i negoziati con la Federazione Russa sono impossibili», ha detto in una intervista alla radio NV Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky e capodelegazione nei negoziati con la Russia. Mosca «vive ancora nella loro propaganda e nell’illusione di un successo militare in Ucraina», continua il delegato di Kiev. «Certo, oggi i colloqui sono sospesi. La posizione del presidente è importante per noi, quando dirà che dobbiamo avviare i negoziati, per prendere alcune posizioni, lo faremo. Ma oggi è impossibile. La Russia ancora non comprende le conseguenze della guerra – conclude Podolyak – Si illude di poter ottenere certi successi militari nell’est dell’Ucraina, ma non è così». Sempre Podolyak su Twitter lancia un appello-monito al Cremlino ma in realtà anche a tutto l’Occidente: «Non offriteci un cessate il fuoco, questo è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe. La società ucraina non è interessata a una nuova “Minsk” e al ritorno della guerra tra pochi anni». La “replica” della Russia è secca e contraccusa Kiev: «c’è dall’Ucraina una totale riluttanza a proseguire i negoziati», spiega il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «I negoziati non stanno andando avanti. Notiamo davvero la completa mancanza di desiderio tra i negoziatori ucraini di continuare questo processo». Va però segnalato come questa mattina, il viceministro degli Esteri della Russia ha anche aggiunto come Mosca «sia pronta a riprendere i colloqui di pace con l’Ucraina, quando però Kiev si dichiarerà pronta a farlo».

APPELLO DRAGHI: “UE E USA SPINGANO PER NEGOZIATI DI PACE”

Lo stallo è dunque evidente e lo scontro tra Occidente e Russia – sui temi caldi delle sanzioni, dell’energia e della fornitura di armi, oltre che dell’espansione della Nato – non aiuta certo a sviluppare le condizioni ideali per la ripresa dei negoziati di pace.

Nella sua informativa in Parlamento, per elencare tutte le novità in merito alla guerra in Ucraina, il Presidente del Consiglio Mario Draghi è tornato a intimare per l’intero Occidente la necessità e l’urgenza di porre delle vere trattative di pace: «Dobbiamo raggiungere il prima possibile il cessate il fuoco e far ripartire i negoziati, ho condiviso questo con il presidente Biden». Secondo il Premier, se però oggi possiamo parlare di tentativi di dialogo «è perché l’Ucraina è riuscita in questi mesi a difendersi. […] Dobbiamo tenere alta la pressione sulla Russia, attraverso le sanzioni, perché dobbiamo portare Mosca al tavolo dei negoziati». L’intenzione dell’Italia e di buona parte dell’Europa – in primis, la Francia di Macron – è quella di mantenere «aperti i canali di dialogo con la Russia».