COME È ANDATO IL VERTICE DI PARIGI E COSA DICE ZELENSKY SUL RUOLO DELL’EUROPA
Come prevedibile, si chiude in un nulla di fatto o poco più il vertice informale di Parigi che ha visto a colloquio i leader di mezza Europa per il futuro della difesa dell’Ucraina e della stessa UE. Alla vigilia del ben più importante evento in Arabia Saudita, ovvero i primi negoziati diretti tra Usa e Russia, Macron a in Francia invita da Meloni a Scholz, da Von der Leyen a Rutte fino a Pedro Sanchez e il nuovo Presidente del Consiglio UE Antonio Costa: non prima però di aver sentito in video conferenza il Presidente americano Trump, forse proprio per concordare alcuni punti chiave in vista delle prossime mosse da lanciare per un ipotetico cessate il fuoco.
Da un lato i leader, tranne il Premier Starmer, sono concordi sul non inviare truppe in Ucraina fino a che non dovesse esserci anche il coinvolgimento diretto americano, finora però sempre escluso dall’Amministrazione Trump: il Cancelliere Scholz in più sottolinea che non dovrà esserci alcuna imposizione su Kiev, nessuna pace imposta senza che possa accettarla il Governo Zelensky. Secondo quanto trapela invece dal vice capo dell’ufficio governativo in Ucraina, l’Europa dovrebbe al più presto nominare quantomeno un rappresentante che possa eventualmente prendere parte ai negoziati di pace con Usa e Russia, qualora però vi sia luce verde da Washington in merito a tale eventualità.
In serata da Kiev è il Presidente dell’Ucraina Zelensky a lanciare l’allarme sulla Casa Bianca spiegando che con i continui contatti diretti il rischio è che il Presidente Trump «sembra voler compiacere in qualche modo Putin». Intervistato dall’emittente pubblica tedesca Ard prima del duplice importante viaggio domani in Turchia e mercoledì in Arabia Saudita, il leader del Governo ucraino non può che manifestare tutti i dubbi sull’effettiva capacità europea di poter realmente aiutare da soli l’Ucraina: tra numero di truppe (elemento che si è discusso senza alcun risultato al vertice di Parigi), flotta, droni e aeronautica, «onestamente penso che l’Europa sia debole», stronca Zelensky.
L’EUROPA SI CONFERMA DEBOLE SULL’UCRAINA: VERTICE DI PARIGI A “METÀ”, MENTRE I NEGOZIATI USA-RUSSIA INIZIANO IN ARABIA SAUDITA
Se serviva un’immagine plastica di quale fosse la considerazione internazionale dell’Europa probabilmente bastava osservare il doppio asse Parigi-Riad: nel primo, un vertice informale in Francia con solo parte dell’Unione Europea (assieme a UK e NATO), con polemiche e dissidi interni al Vecchio Continente; dall’altro invece l’Arabia Saudita che ospiterà da domani i primi negoziati diretti fra Stati Uniti e Russia dopo gli iniziali accordi presi nella lunga videotelefonata fra Donald Trump e Vladimir Putin lo scorso 12 febbraio 2025.
Un vertice politicamente instabile e che rischia di divenire inutile, e un altro invece con le rispettive diplomazie (i Ministri degli Esteri Lavrov e Rubio) che si vedono una prima volta per poter negoziare i punti base dell’accordo di cessate il fuoco nella lunga e sanguinaria guerra in Ucraina. Una UE senza peso politico e senza la forza neanche di convocare un vertice allargato a tutti gli Stati membri, davanti alla crisi globale in atto che ovviamente non è tutta responsabilità europea: Macron chiama a raccolta quelli che lui considera oggi essere la parte “forte dell’Europa”, non accorgendosi che così contribuisce ulteriormente a fornire l’idea data dal vicepresidente Usa J.D. Vance nella Conferenza di Monaco da poco chiusa. Un’Europa che non procede unita, che tra libertà violate e immigrazione sembra perdere sempre più i propri valori originari: Bruxelles si era irata contro il n.2 di Trump ma la reazione immediata ai negoziati diretti Trump-Putin sull’Ucraina sembra dimostrare che qualche problema ingombrante l’UE lo ha eccome.
Mentre infatti a Riad da domani si incontreranno i team negoziali per provare ad impostare i colloqui di pace nella lunga guerra in Ucraina – da un lato Rubio, dall’altro Lavrov – come frutto della telefonata Putin-Trump, a Parigi Macron prova a riunire la parte appunto “nobile” dell’Europa provando a ragionare sulla sicurezza dell’Ucraina e della stessa UE: Alla proposta però di un possibile invio di truppe verso Kiev lanciata dal Premier UK laburista Starmer, un coro di “no” e “distinguo” si è levato ancora prima che partisse ufficialmente il vertice informale. Sebbene presenti nel pomeriggio a Parigi, i vari Italia (con Meloni), Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Spagna escludono l’invio dell’esercito, mentre Polonia e Finlandia si dicono disposti, specie per il riarmo dell’esercito ucraino. Dall’Ungheria invece viene bocciata l’iniziativa di Macron in quanto arriva ad ostacolare gli sforzi di pace per l’Ucraina che nel frattempo saranno in corso in Arabia Saudita: «A differenza di coloro che si riuniscono a Parigi, che hanno alimentato l’escalation per tre anni, noi sosteniamo gli sforzi di pace», attacca il Ministro degli Esteri di Orban, Péter Szijjártó.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA E LE RICHIESTE DI “PONTE” FRA TRUMP E L’EUROPA: TUTTI GLI SCENARI
In tutto questo è significativa la presenza del Presidente dell’Ucraina Zelensky, che pure critica da giorni i colloqui diretti fra Trump e Putin in quanto ritiene che il Cremlino voglia fare dell’amministrazione Usa un “fantoccio” per continuare in realtà a muovere guerra contro l’Europa. Al netto dei proclami però, il leader ucraino volerà mercoledì non a Parigi bensì a Riad, dove con ogni probabilità incontrerà i tavoli negoziali americani e forse anche russi, una prima volta storica dopo le prime fase della guerra in Ucraina avviata da Putin nel febbraio 2022.
Prima di volare in Arabia, Zelensky si fermerà dal Presidente della Turchia Erdogan per allargare ulteriormente il fronte e lo sforzo diplomatico sul cessate il fuoco in Ucraina: pur restando ottimi i rapporti fra Kiev e l’Ucraina, è per l’appunto “plastica” l’immagine di debolezza politica che specie in questi ultimi mesi starebbe offrendo un’Europa divisa su praticamente tutto e che però pretende di partecipare al tavolo dei negoziati tanto in Ucraina quanto in Medio Oriente. In tutto questo è particolare la posizione italiana decisamente nel “mezzo” tra una leadership comunque tra le più forti dei 27 Paesi UE e i buoni rapporti con l’America di Trump.
Sebbene oggi pomeriggio la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni volerà all’Eliseo per il vertice informale sull’Ucraina, nelle scorse ore ha fatto sapere quanto sia sbagliato ad oggi «dividere l’Europa in due» dato che occorre discutere di sicurezza vitale e geopolitica. Secondo le ricostruzioni dell’ANSA con le fonti di Palazzo Chigi, l’intento della leader FdI è quello di provare a convincere la Casa Bianca a riservare comunque un posto al tavolo di pace, facendo leva sulle sanzioni che Bruxelles ha imposto alla Russia fin dall’inizio del conflitto in Ucraina. L’Italia intende capire dai partner europei quali siano le effettive posizioni dopo le polemiche sparse sulle parole di Trump e il discorso di Vance a Monaco: giocare più ruoli su più tavoli potrebbe alla fine essere il rischioso ma necessario “gioco” che il Governo Meloni si vedrò costretto a mettere in campo per trovare una via di risoluzione alla crisi dei rapporti Usa-UE e al sostegno per ora sempre manifestato nei confronti dell’Ucraina (ribadito anche ieri nella conversazione telefonica con il Presidente Zelensky sull’importanza di tenere rapporti con Ue e Usa e al contempo di cooperare per una pace duratura e giusta).