UCRAINA A RUSSIA: “NEGOZIATI DI PACE A MARIUPOL”. MA LE BOMBE RESTANO

Nella mattina di giovedì 21 aprile la Russia di Putin ha annunciato la presa definitiva di Mariupol, con il Presidente russo che ordina anche lo stop all’assedio contro l’acciaierà Azovstal per evitare «inutili perdite umane» tra i soldati russi.



Il tutto arriva qualche ora dopo la possibile svolta sui negoziati di pace tra Russia e Ucraina per la proposta di Kiev di provare a mettere in piedi trattative “speciali” su Donbass e per l’appunto Mariupol. «Offriamo a Mosca una sessione speciale di negoziati a Mariupol», ha fatto sapere Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza ucraina e uno dei negoziatori con la Russia. «Siamo pronti a tenere una sessione speciale di negoziati a Mariupol. Per salvare i nostri ragazzi, (il battaglione) Azov, i soldati, i civili, i bambini, i vivi e i feriti. Tutti», conclude sui social l’inviato diplomatico di Zelensky. La Russia però sembra ormai aver preso definitivamente Mariupol e si appresta a lanciare l’ultima offensiva sulle restanti parti del Donbass che ancora resistono all’aggressione di Mosca: spazio per dei negoziati di pace al momento restano minime, con lo scontro tra Russia e Occidente che vede aumentare il divario diplomatico specie dopo l’accusa della Turchia di Erdogan contro la Nato, «Alcuni Paesi dell’Alleanza vogliono che il conflitto continui per indebolire la Russia». I negoziati fanno discutere, il tutto mentre le bombe continuano a cadere sul Donbass e i combattimenti nell’acciaieria di Mariupol potrebbero non essere del tutto esauriti.



LE RICHIESTE DELLA RUSSIA E LA “REPLICA” DI ZELENSKY

«Il riconoscimento delle attuali realtà territoriali, comprese l’appartenenza della Crimea alla Russia e l’indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk sono al centro delle trattative tra Russia e Ucraina»: lo dice la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, spiegando come tale bozza per i negoziati di pace è stata presentata alla delegazione ucraina lo scorso 15 aprile.

Secondo Mosca però, Kiev starebbe cercando di «tirare per le lunghe il processo negoziale rifiutando di assumere un approccio costruttivo», altre volte «semplicemente rifiutando di rispondere prontamente alle proposte della parte russa». Intervenendo in conferenza stampa congiunta con il Presidente del Consiglio Ue Michel, Zelensky risponde a tono alle parole del Cremlino: «Non è vero, per giocare a calcio serve la palla, ma il Cremlino sta giocando da solo». Non solo, secondo il Presidente ucraino i negoziati non sono comunque destinati a progredire rapidamente: «Io sono pronto al dialogo, lo sono stato per tre anni, lo sono ancora: ma Mosca non è pronta per un accordo di pace». La data fondamentale resta quella del 9 maggio, quando Putin vorrebbe organizzare – secondo fonti riportate oggi dalla autorità filo-russe del Donbass – una parata militare per dichiarare la vittoria su Mariupol: secondo Zelensky però nella città sul Mar d’Azov, «ci sono ancora 120mila persone. L’assedio si può fermare in due modi: con le armi o con la diplomazia. Per quanto riguarda le armi ci serve l’equipaggiamento pesante che abbiamo chiesto ma non ancora ottenuto. Per quanto riguarda la diplomazia, la Russia fa il suo gioco e non è in grado di proporre veri accordi».



RUSSIA INVIA NUOVA BOZZA NEGOZIATI DI PACE ALL’UCRAINA: COSA SUCCEDE

«Una bozza di un documento, che include formulazioni assolutamente chiare», è stata consegnata dalla Russia all’Ucraina «nell’ambito del processo negoziale»: lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante una conferenza stampa da Mosca.

Lo stesso portavoce di Putin ha poi aggiunto che al momento «la palla è nel loro campo e stiamo aspettando una risposta». Nel pieno dello stallo sui negoziati di pace tra Kiev e Mosca, la mossa russa arriva come risposta diretta alle critiche lanciate dal Ministro degli Esteri ucraino Kuleba: «Gli unici contatti sono dei team negoziali che comprendono rappresentanti di diverse istituzioni e membri del Parlamento. Loro continuano le loro consultazioni a livello di esperti, ma non c’è stato nessun colloquio ad alto livello». La guerra sul Donbass, l’assedio a Mariupol e i massacri su Bucha e Borodyanka stanno ancora pesando sulle trattative: per ora il corridoio umanitario inaugurato stamane fuori dalla città sul Mar d’Azov sta tenendo, nonostante la scadenza dell’ultimatum russo lanciato sull’acciaieria rimasto senza risposta. Il sindaco di Mariupol ha spiegato questo pomeriggio come gli autobus in partenza da Mariupol, nell’ambito del corridoio umanitario verso Zaporizhizhia, «si fermeranno anche vicino all’acciaieria Azovstal, dove hanno trovato rifugio soldati e civili ucraini».

RUSSIA-UCRAINA, NEGOZIATI DI PACE FERMI: COSA SUCCEDE

«Non ci fidiamo più dei negoziatori di Kiev»: con queste poche parole in arrivo dal Cremlino sembrano definitivamente naufragare ogni ipotesi di negoziati di pace tra Russia e Ucraina, almeno nello schema che abbiamo imparato a conoscere nel primo mese di guerra.

Dopo lo stop sostanziale delle trattative a seguito dei massacri rinvenuti di Bucha, Borodyanka e Mariupol – nonostante gli sforzi lanciati ancora dalla Turchia, da Israele e finanche dal Vaticano – al momento pare chiaro che una vera tregua possa avvenire solo dopo la battaglia finale nel Donbass. Tanto la diplomazia ucraina quanto quella russa non si ritrovano ormai da settimane e nelle dichiarazioni di Lavrov e Kuleba – i rispettivi Ministri degli Esteri – non si scorgono possibilità di un negoziato di pace a stretto giro. Va aggiunto poi il carico continuo di sanzioni contro la Russia (ieri Biden e gli alleati occidentali hanno convenuto di preparare un sesto pacchetto congiunto di sanzioni contro l’economia di Mosca) e la richiesta in sede Onu di limitare il potere di veto dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza (proposta Liechtenstein ma appoggiata dagli Usa): la Russia si ritrova ancora più isolata e contesta l’invio di armi occidentali a Kiev.

PICCOLE SPERANZE NEGOZIATI: CORRIDOIO UMANITARIO A MARIUPOL E TREGUA PASQUA ORTODOSSA

Su tutte queste basi sembra difficile immaginare che nuovi negoziati di pace possano avvenire a breve, specie se la battaglia di Mariupol e nel Donbass dovesse proseguire per giorni: «stiamo per liberare Donetsk e Lugansk», ha dichiarato ieri il Cremlino lanciando l’offensiva finale sull’area sud-est dell’Ucraina.

Di trattative e tregua al momento non se ne vedono, anche se il Presidente francese Macron ieri ha rilanciato «Dopo i massacri che abbiamo scoperto a Bucha e in altre città, la guerra ha preso una piega diversa. Quindi da allora non gli ho più parlato direttamente, ma non escludo di farlo in futuro». Onu e Turchia continuano a discutere del “gruppo di contatto umanitario” da istituire sotto l’egida delle Nazioni Unite, con funzionari ucraini e russi insieme sul suolo turco: Kiev ha dato parere positivo, Mosca ancora deve dare una risposta da inizio aprile. Nella tempesta burrascosa di guerra e diplomazia in tilt, due sono gli unici elementi di (minima) speranza che si affacciano sui prossimi giorni: ieri il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha invocato una tregua pasquale di almeno 4 giorni in vista della Pasqua Ortodossa di domenica 24 aprile. Sebbene il sottosegretario agli Affari umanitari dell’Onu, Griffiths, ribadisce come al momento «un cessate il fuoco non è all’orizzonte», il segretario generale lancia la proposta a Zelensky e Putin: «Domenica ucraini e russi celebreranno la Pasqua, una festa che unisce i cristiani ortodossi in Russia e in Ucraina, così come gli ucraini cattolici. Chiedo una pausa umanitaria di 4 giorni per la Settimana Santa che inizi giovedì e duri fino a domenica 24 aprile, per consentire l’apertura di una serie di corridoi umanitari». Il secondo elemento di minima speranza è “figlio” di questo nuovo appello dell’Onu: dopo giorni di sospensioni perenni, oggi si è riaperto un corridoio umanitario a Mariupol con l’accordo raggiunto tra le delegazioni di Kiev e Mosca. Purtroppo è ancora troppo poco per istituire nuovi negoziati di pace, specie se dal Cremlino giunge la cesura netta sulla possibilità di proseguire con queste delegazioni.