Proseguono i negoziati tra Ucraina e Russia e arrivano importanti novità dal Cremlino. «L’operazione speciale potrebbe essere completata nel prossimo futuro», le parole del portavoce Dmitry Peskov riportate dall’agenzia Interfax. Il funzionario di Mosca ha rimarcato che gli obiettivi della Federazione russa sono stati raggiunti: «Un lavoro sostanziale è in corso sia attraverso i militari in termini di avanzamento dell’operazione, sia attraverso i negoziatori che sono impegnati nel processo negoziale con le controparti ucraine».



Altre dichiarazioni dalla Russia sono quelle della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. La funzionaria del Cremlino ha spiegato che continuando a fornire armi a Kiev la Nato contribuisce al prolungamento del conflitto: «Continuando a fornire all’Ucraina armi aggiuntive, l’Alleanza sta portando a un prolungamento del conflitto e supporta la convinzione del regime di Kiev nell’impunità per i crimini di guerra e la crudeltà verso i civili commessi non solo nel Donbass, ma in tutta l’Ucraina». (Aggiornamento di MB)



RUSSIA ESPULSA DA CONSIGLIO DIRITTI UMANI ONU: NEGOZIATI SEMPRE PIÙ A RISCHIO?

Dicevamo nelle scorse ore “punto morto” lo stallo giunto tra Russia e Ucraina sul fronte negoziati, ma ancora non era avvenuta la sospensione di Mosca dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu. Con questa mossa l’Occidente prova a gettare le basi per un’esclusione ancora più potente come quella dal Consiglio di Sicurezza: la Cina (e altri 23 contrari, con 58 astenuti) ha votato contrato i Paesi occidentali, accusando gli Stati Uniti d’America di star minando i negoziati e le trattative con la Russia.

«Il dialogo e il negoziato sono l’unica via per uscire dalla crisi in Ucraina. Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani», ha detto l’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun, dopo il voto sulla sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani. Motivando il no di Pechino, il diplomatico ha aggiunto «Questa risoluzione non è stata redatta in modo aperto e trasparente, aggrava le divisioni tra gli Stati membri, aggiunge benzina al fuoco, e non aiuta i colloqui di pace». Il ministro degli Esteri Lavrov sottolinea tutta la contrarietà al voto anti-Russia, ma di contro fa sapere come Mosca sia intenta a proseguire lo stesso i negoziati. La conferma arriva poco dopo dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, raggiunto da Sky News: «La Russia è pronta a creare condizioni favorevoli per la continuazione dei negoziati con l’Ucraina. La riduzione dell’attività militare nell’area di Kiev – ha precisato – si tratta di un gesto di buona volontà per dimostrare che la Russia è davvero pronta a creare condizioni confortevoli per il proseguimento dei negoziati».



NEGOZIATI DI PACE, RISCHIO ROTTURA TRA UCRAINA E RUSSIA

Solo una settimana dopo le prime importanti evoluzioni nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, la situazione sembra essere tornata quella dei primi giorni di guerra: zero accordi, accuse continue, tutti gli scenari aperti, compreso quello della rottura totale della diplomazia tra Occidente e Mosca (prodromi di una guerra globale ancora più ampia).

Le trattative tra le due delegazioni proseguono da giorni in videoconferenza ma dopo la reazione occidentale alle immagini di Bucha – culminate nel nuovo round di sanzioni Ue-Usa-Uk contro il Cremlino, oltre che la possibile rimozione della Russia dal Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu – si sono inevitabilmente frenate. Stamane poi il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il primo a parlare di evoluzione «positiva» della posizione di Kiev solo qualche giorno fa, ha reso plasticamente l’idea dello stallo nelle relazioni con Zelensky: «l’Ucraina ha presentato una nuova bozza di accordo alla Russia, diversa da quella di Istanbul. Chiede di discutere lo status di Crimea e Donbass: questo è inaccettabile». Non solo, nelle ultime ore da Kiev il Presidente Zelensky alza il tiro delle richieste ucraina questa volta rivolgendosi all’Occidente: «Nuovi investimenti in Russia vengono bloccati, vengono applicate restrizioni contro diverse banche, vengono aggiunte sanzioni peronali e altre restrizioni. Questo pacchetto sembra efficace. Ma questo non basta», sottolinea il leader di Kiev. Poi l’affondo: «Se non si impone un pacchetto di sanzioni davvero doloroso contro la Russia e se non ci sono forniture di armi di cui abbiamo davvero bisogno e che abbiamo richiesto molte volte, sarà considerato dalla Russia come un permesso. Un permesso per andare oltre. Un permesso per attaccare. Un permesso per iniziare una nuova ondata di sangue nel Donbass».

GAS, SANZIONI, ARMI: I NEGOZIATI NON DECOLLANO

Insomma, la pace sembra sempre più lontana e pure la “cornice” attorno alle delegazioni opposte di Russia e Ucraina non sembra ancora riuscire a stemperare la tensione: Usa e Uk continuano a definire Putin un «criminale di guerra» e approvano nuovi invii di armi in Ucraina. L’Europa ha annunciato nuove sanzioni economiche e riflette sul possibile embargo del gas come del petrolio; la Turchia resta ancorata a quanto già svolto negli scorsi giorni, ma che rischia di sgretolarsi nel giro di poche ore, pure la Polonia ci aggiunge il “carico” con il Presidente Duda, «Il dialogo con la Russia non ha senso. Aumentare le sanzioni contro Mosca, presentando condizioni molto dure a Vladimir Putin e facendogli capire quanto segue: “Se non soddisfa queste condizioni, non abbiamo nulla di cui parlare”».

Le immagini giunte da Bucha e Borodyanka stanno mettendo i negoziati di pace in uno stallo che rischia ogni giorno di più di tramutarsi in totale fallimento: dal Cremlino, il portavoce Peskov ribadisce come «Riempire l’Ucraina con armi di vari formati non contribuisce al successo nei negoziati russo-ucraini. E, ovviamente, questo avrà molto probabilmente un effetto negativo». Contro l’Unione Europea ma anche contro gli Stati Uniti, la posizione “isolata” della Russia vede solo la Cina e l’Ungheria a stretto rapporto per possibili dialoghi di “pace”. Ieri Orban, incontrando Putin, ha fatto sapere di avergli chiesto «cessate il fuoco immediato in Ucraina e nuovi negoziati». La risposta è ancora una volta negativa e intanto dalla Nato giunge il monito «la guerra rischia di trascinarsi a lungo», con possibili «evoluzioni e ampliamenti su scala internazionale». Anche l’Italia con Draghi, che pure un canale diplomatico con Putin lo aveva fino a qualche giorno fa, sul fronte sanzioni rischia di veder saltare ogni dialogo: «Italia indecente sulla posizione ferma delle sanzioni Ue», attacca la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova; replica netta del Presidente del Consiglio, «indecenti sono i massacri di civili in Ucraina».