RUSSIA SMENTISCE I NEGOZIATI DIRETTI PUTIN-ZELENSKY

Da un lato la Turchia, assieme alla Svizzera, pressano con forza per potenziali negoziati nei prossimi giorni tra le più alte cariche di Russia e Ucraina, dall’altro dal Cremlino si spengono (per il momento) gli “entusiasmi” diplomatici.

«Al momento non ci sono ancora le basi per un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky, che avverrà quando ci saranno progressi significativi nei negoziati tra le delegazioni di Mosca e di Kiev nel dialogo per porre fine alla guerra», ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Era giusto di ieri l’invito del Ministro degli Esteri turco ad un tavolo “a breve” visto che su alcuni punti l’accordo tra Mosca e Kiev è già stato raggiunto: in particolare, scrive oggi Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera” indica nei seguenti punti l’accordo presunto raggiunto dalle delegazioni russo-ucraine (che hanno ripreso oggi i colloqui in videoconferenza, ndr). «Neutralità, denazificazione, disarmo e protezione della lingua russa», su questi punti l’accordo potrebbe anche trovarsi; restano invece ostacoli ancora enormi il riconoscimento di Donbass e Crimea oltre alle rispettive accuse di crimini di guerra lanciate ancora nelle scorse ore tra le due cancellerie. Secondo quanto raccolto da Kiev, un altro punto della richiesta ucraina è stato modificato negli ultimi giorni e rappresenta una svolta importante: «Zelensky aveva indicato un comitato di sette tutori: i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) più Germania e Turchia. Ora parrebbe indicare una terna: Stati Uniti, Regno Unito e Turchia nel ruolo di guardaspalle armati», riporta ancora il CorSera. Intuibile come sia ben poco probabile che Putin possa accettare tale opzione, in quanto rappresenterebbe una sorta di Nato vs Russia su larga scala. Dal Cremlino infine la risposta tranciante: «I progressi nei colloqui di pace non sono così grandi come dovrebbero essere, la Russia è pronta a lavorare più velocemente sui negoziati rispetto alla parte ucraina. Sono i nazionalisti ucraini che stanno impedendo l’evacuazione dei civili», conclude Peskov.



I NEGOZIATI IN SALITA TRA RUSSIA E UCRAINA: SPIRAGLI DALLA TURCHIA

«Finora i negoziati di pace con la Russia non sono stati semplici o piacevoli, ma sono necessari», anche se «l’Ucraina ha sempre cercato una soluzione pacifica. Ora siamo interessati alla pace»: così ha parlato il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nel suo nuovo messaggio alla nazione, aggiornando sul fronte di guerra ma anche sulle trattative sempre molto complesse con Mosca.



Alle aperture dei giorni scorsi, il Cremlino ha replicato con un secco “forse” all’ipotesi di un tavolo di negoziati direttamente tra Putin e Zelensky, rimandando l’incontro solo quando l’accordo sarà di fatto siglato e concordato. Si cerca di accelerare affinché possa avvenire il prima possibile ma lo scontro per il momento è ancora molto acceso sul fronte diplomatico (e non solo purtroppo). Va salutato come comunque positivo l’accordo raggiunto stamattina per una tregua temporanea in giornata che conseguirà 7 corridoi umanitari in altrettante città ucraine: l’annuncio è stato dal vicepremier Vereshchuk su Telegram. In particolare, occhi puntati su Mariupol dove il “cessate il fuoco” temporaneo – con conseguente corridoio aperto verso Zaporizhia – arriva dopo un’intensa notte fatta di raid e bombe su larghe parti della città. «Cerchiamo di evacuare 10mila persone da Mariupol» è l’annuncio fatto nella giornata di domenica dalle autorità governatrice di Kiev. Un secondo elemento positivo arriva invece dalla Turchia, la più attiva per provare a raggiungere un pace “interessata” (per Erdogan) con Putin e Zelensky: «Le posizioni di Russia e Ucraina coincidono su punti importanti e critici», spiega il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, in una intervista al quotidiano “Hurriyet”. Per il diplomatico di Ankara, in particolare sono d’accordo Mosca e Kiev sui «primi quattro punti della bozza di accordo proposta dalla Russia. Alcune questioni tuttavia devono essere risolte a livello di presidenti», aggiunge Cavusoglu. Non solo, conclude il Ministro «Se si arriva a un accordo, i Presidenti di Russia e Ucraina si incontreranno certamente e le due parti non escludono tale possibilità. E’ importante che accada, che sia in Turchia o in un altro Paese».



RUSSIA VS UCRAINA, UK INCALZA LA CINA SUI NEGOZIATI

Mentre la Nato e l’Europa prenderanno una decisione sui negoziati di pace si spera il più possibile unanime la prossima settimana – incontri convocati per il 24-25 marzo – dopo la Turchia è Inghilterra di Boris Johnson a tornare sul fronte diplomatico della guerra in Ucraina, incalzando però un partner geopolitico di vitale importanza come la Cina. In un’intervista a “The Times” il Premier inglese esorta Pechino a condannare con forza l’invasione russa dell’Ucraina: «Con il passare del tempo e con l’aumento del numero delle atrocità russe, penso che diventi sempre più difficile e politicamente imbarazzante per le persone, sia attivamente che passivamente, perdonare l’invasione voluta dal presidente russo Vladimir Putin». In merito alla posizione ufficiale di neutralità presa dalla Cina, aggiunge Johnson, «Penso che a Pechino si stiano iniziando a vedere dei ripensamenti». La frecciata del Premier Tory arriva in risposta alle parole del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, che ieri aveva definito la posizione di Pechino «obiettiva ed equa» e che non avrebbe per nessun motivo reagito alle pressioni internazionali di condannare duramente la Russia. «Il tempo dimostrerà che la posizione della Cina è dalla parte giusta della storia sulla guerra in Ucraina», sono le parole del diplomatico cinese, «La Cina continuerà a formulare giudizi indipendenti basati sul merito della questione con un atteggiamento obiettivo ed equo. Non accetteremo mai alcuna coercizione e pressione esterna e ci opponiamo anche a qualsiasi accusa e sospetto infondati contro la Cina». Secondo Pechino, conclude Wang pochi giorni dopo il vertice in videoconferenza tra Biden e Xi Jinping, «la soluzione a lungo termine è abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, astenersi dall’impegnarsi in scontri di gruppo e formare veramente un’architettura di sicurezza regionale equilibrata, efficace e sostenibile. Solo in questo modo si potrà raggiungere una stabilità a lungo termine nel continente europeo».