DALLA TURCHIA: “POSSIBILE VERTICE PUTIN-ZELENSKY”
Dalla Turchia sono sicuri: a breve potrebbe esserci proprio ad Antalya, sede del primo vertice dei Ministri degli Esteri russo-ucraino dall’inizio della guerra, il colloquio di pace tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.
A sostenerlo il Ministro degli Esteri di Erdogan, ovvero Mevlut Cavusoglu, al quotidiano “Sabah” a margine della conferenza stampa congiunta con l’omologo ucraino Dmytro Kuleba. Il rinnovo della promessa di una mediazione di pace arriva tra l’altro – e non è un caso forse – dopo un ennesimo colloquio telefonico tra Putin e Erdogan. Sul fronte diplomatico mondiale vi è da sottolineare, dopo lo scontro a distanza con il Cremlino per la frase “Putin è un criminale di guerra”, la chiacchierata che il Presidente Usa Joe Biden intratterrà venerdì 17 marzo con l’omologo cinese Xi Jinping. Da Pechino fanno sapere che sul fronte negoziati, «Xi scambierà opinioni con Biden sulle relazioni sino-americane e su questioni di reciproco interesse»; non solo, conclude la nota della direttrice del Dipartimento Informazione del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, «Il colloquio avviene su richiesta degli Stati Uniti».
SI INCRINA LA SITUAZIONE DEI NEGOZIATI RUSSIA-UCRAINA
«Devo essere chiaro, entrambe le delegazioni, quella russa e quella ucraina, sono lontane dal raggiungere un accordo sulla situazione attuale»: è il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a spegnere gli entusiasmi dopo la bozza in 15 punti emersa mercoledì sul Financial Times (qui sotto tutte le informazioni, ndr).
Lo stesso Zelensky alla NBC ha spiegato stamattina come «I negoziati sono ancora in corso e sono abbastanza difficili»: nelle ultime ore ha parlato e ringraziato l’opera di mediazione e sostegno di Erdogan (Turchia) e Trudeau (Canada) prima di intervenire al Bundestag tedesco chiedendo alla Germania di levare il muro issato dalla Russia di Putin sull’Europa. È però ancora Kuleba a far capire come il nodo della “neutralità” resta il vero punto irrisolto nei negoziati di pace: «Ci sono una serie di fattori che fanno la differenza nella posizione russa nei colloqui. Il primo è la feroce resistenza dell’esercito e del popolo ucraini sul campo, il secondo sono le sanzioni imposte alla Russia, che fanno crollare e soffrire l’economia russa. Fattori che hanno costretto la Russia a cambiare leggermente posizione. Non posso definirlo un cambiamento drammatico o serio ma, date le circostanze, ogni mutamento nella posizione russa è costruttivo. Perché loro iniziano con degli ultimatum che, se messi insieme, costituiscono una resa unilaterale dell’Ucraina e questo non è accettabile». In giornata si terrà la riunione straordinario del Consiglio di Sicurezza Onu sull’emergenza Ucraina e il rischio di una terza guerra mondiale su ampia scala: «La Russia sta commettendo crimini di guerra e prende di mira i civili», ha denunciato l’ambasciatore UK presso l’Onu, «La guerra illegale della Russia contro l’Ucraina è una minaccia per tutti noi». Di contro, il Cremlino ha fatto sapere nella mattina del 17 marzo che in giornata riprenderanno i contatti tra le delegazioni russa e ucraina per portare avanti i negoziati di pace.
LE ULTIME NOTIZIE SUI NEGOZIATI DI PACE RUSSIA-UCRAINA
Dopo tre settimane di guerra tra Ucraina e Russia qualcosa si muove sul fronte dei negoziati di pace: al di là dei round – ormai arrivati al quarto “blocco” di colloqui – tra le delegazioni di Kiev e Mosca, a determinare un vero passo avanti sono le mosse del Presidente Zelensky e dell’omologo Putin assieme ai tentativi di mediazione avanzati da Israele, Turchia, Vaticano, Cina e Svizzera.
Con un editoriale apparso sul “Financial Times”, emerge oggi – all’indomani della dichiarazione di Zelensky sul «non ingresso dell’Ucraina nella Nato» – la prima bozza di accordo di pace stilata in 15 punti: «Ucraina e Russia hanno fatto progressi significativi», si legge nella bozza in mano al FT, confermato anche dalle dichiarazioni di Mosca e Kiev circa il significativo «passo avanti» sul fronte diplomatico. Il piano include il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe in cambio della neutralità dell’Ucraina, con tanto di limite anche alle proprie forze armate. La proposta in mano al Governo Uk sarebbe stato discussa già lo scorso lunedì nei negoziati in videoconferenza tra le parti e implicherebbe questi due punti sostanziali: la rinuncia dell’Ucraina di entrare nella Nato (da cui dunque il discorso fatto il 15 marzo da Zelensky) e in cambio la protezione di alleati come Regno Unito, Stati Uniti e Turchia. Secondo le fonti del “Financial Times” possibili terreni di scontro sarebbero sia le “garanzie occidentali” per la sicurezza dell’Ucraina, sia il riconoscimento di Kiev ai territori occupati dalla Russia dal 2014 in Donbass e Crimea.
IL MODELLO DI NEUTRALITÀ AUSTRIA O SVEZIA: IL NO DI KIEV
Stando a quanto riferito dal capo delegazione Mykhailo Podolyak al FT, «ogni accordo di pace dovrà comprendere che le truppe russe lascino in ogni caso tutto il territorio ucraino». In merito alla bozza di accordo di pace, la stessa Kiev frena gli entusiasmi: «Il Financial Times ha pubblicato una bozza, che rappresenta la posizione della parte russa. Niente di più. L’Ucraina ha e sue posizioni. L’unica cosa che confermiamo in questa fase è un cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e garanzie di sicurezza da un certo numero di paesi».
Anche da Mosca le dichiarazioni di rito in merito alla bozza frenano possibili rapide soluzioni per i negoziati: «è troppo presto per svelare qualsiasi tipo di possibile intesa fra Mosca e Kiev per risolvere il conflitto in Ucraina», spiega il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Qualcosa però c’è rispetto a qualche giorno fa, con il vero “ago della bilancia” che resta la questione della neutralità: in giornata Mosca aveva sostenuto di essere vicina all’accettazione di Kiev della neutralità geopolitica ucraina per il futuro prossimo, subito però smentita da Zelensky che invece ha rifiutato con forza il modello Austria o Svezia, «L’Ucraina rifiuta l’idea di una sua neutralità basata sul modello austriaco o svedese. Vogliamo garanzie di sicurezza assolute. Oggi siamo in uno stato di guerra diretta con la Russia, pertanto il modello di pace può essere solo ucraino». I due modelli sono stati resi noti da Mosca in merito alla possibilità di un accordo di pace con Kiev: capire cosa significano in termini “normali” questi due modelli è affare semplice. Per il ‘modello Austria’ si intende la neutralità ottenuta da Vienna nel 1955 che vietava in piena Guerra Fredda «l’ingresso in alleanze militari e la creazione di basi militari straniere sul territorio». Di contro però è comunque possibile interfacciarsi a relazioni economiche e geopolitiche con le forze occidentali: non solo, l’esercito austriaco venne mantenuto e mai smilitarizzato. Per quanto riguarda il ‘modello Svezia’ invece si tratta di un concetto di neutralità “smilitarizzata” con un proprio esercito: è nell’Unione Europea ma non è sotto la copertura militare dell’Alleanza atlantica, ovvero la Nato.
Zelensky says Ukrainian and Russian positions becoming more ‘realistic’ https://t.co/jQHLXR1tEf
— Financial Times (@FT) March 16, 2022