STOLTENBERG (NATO): “GUERRA UCRAINA FINIRÀ CON I NEGOZIATI”

Russia e Ucraina che si accusano l’un l’altra di star tenendo fermi i negoziati di pace, una Turchia intenta a raccogliere il massimo dal ruolo di “mediazione” tra Mosca e Kiev e un Vaticano con Papa Francesco che ogni giorno ribadisce l’urgenza di convocare tavoli di pace per far termine la guerra. I negoziati “vanno così”, si potrebbe dire, o meglio “non vanno” come si poteva pensare dopo 100 giorni di guerra.



Nella sua visita alla Casa Bianca, dove ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, ha parlato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: «La guerra finirà al tavolo dei negoziati», ha sentenziato il leader dell’Alleanza Atlantica. «L’Occidente si deve preparare ad una guerra di logoramento in Ucraina, un conflitto di lunga», aggiunge Stoltenberg in conferenza stampa davanti alla Casa Bianca, «spetta all’Ucraina se e cosa cedere alla Russia per negoziare la fine del conflitto». L’incontro con Biden si è poi concentrato sul prossimo vertice Nato di fine giugno a Madrid dove l’Alleanza dovrà cercare «una via unita», conclude Stoltenberg, «per affrontare le preoccupazioni della Turchia sull’entrata di Svezia e Finlandia nell’Alleanza. Il segretario della Nato incontrerà nei prossimi giorni i leader dei tre Paese per provare a trovare una linea comune verso un accordo.



RUSSIA CONTESTA L’UCRAINA: “NON VUOLE I NEGOZIATI”

Ieri l’apertura, oggi la semi-chiusura: di negoziati di pace tra Ucraina e Russia ormai da 100 giorni la “solfa” è la stessa, con timidi passi avanti e decisi passi indietro anche nel giro di sole 24 ore.

Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, sentito da Ria Novosti, dopo le ultime aperture in merito all’ipotesi di colloqui a tre (con Putin, Zelensky e Erdogan) torna a criticare le mosse di Kiev: «La Russia ha espresso le sue richieste all’Ucraina ma Kiev ha scelto di congelato i negoziati», attacca il portavoce di Vladimir Putin, aggiungendo subito dopo «Kiev rifiuta i colloqui. A quanto pare, sotto pressione dei suoi curatori esterni, preferisce un’altra opzione», riferendosi all’influenza degli americani. Il tema delle armi inviate all’Ucraina resta dirimente anche per possibili sviluppi sui negoziati: il Presidente della Duma Volodin ha ricordato infatti giusto questa mattina come «Gli Stati Uniti non hanno bisogno di un’Ucraina indipendente, perché vogliono farne una loro colonia, spremere le sue risorse e usarle per indebolire la Federazione russa».



CREMLINO APRE A NEGOZIATI PUTIN-ZELENSKY, MA LO SCONTRO RIMANE

Se da un lato il livello dello scontro tra Russia e Occidente si è decisamente alzato nelle ultime ore dopo l’annuncio di Biden sull’invio di missili ad alta tecnologia verso l’Ucraina – «è una provocazione diretta» attacca il Ministro degli Esteri Lavrov – vi è qualcosa da registrare in vista di possibili negoziati di pace diretti tra Kiev e Mosca.

«A priori, nessuno esclude un incontro del genere, non è mai stato escluso, ma deve essere preparato – ha affermato Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino – Ha senso che Putin e Zelensky si incontrino solo per finalizzare un documento. E il lavoro sul documento è stato interrotto molto tempo fa e da allora non è stato ripreso»: l’invito lanciato ieri dal Presidente Erdogan ad entrambi i leader in guerra sembra per il momento essere stato accolto da entrambi. Certo, il livello dello scontro resta tale visto quanto lo stesso portavoce di Putin aggiunge subito dopo, «mi fido di Zelensky? No. Per fidarsi è necessario avere esperienza di casi in cui le promesse fatte sono state mantenute. Sfortunatamente, tale esperienza è completamente inesistente. Gli Usa gettano così benzina sul fuoco», con l’invio di lanciarazzi multipli a lungo raggio (Mlrs). Il Ministro Lavrov aggiunge sul fronte delle armi inviate a Kiev: «La fornitura Usa dei lanciarazzi multipli MLRS a Kiev rischierebbe di provocare un allargamento del conflitto con il coinvolgimento di Paesi terzi».

RUSSIA-UCRAINA, SCONTRO SUI NEGOZIATI DI PACE (MA QUALCOSA SI MUOVE)

Lo scontro tra Ucraina e Russia rimane e anche bello forte, ma uno spiraglio per intravedere qualche “movimento” sui negoziati di pace: l’iniziativa della Turchia da un lato, il dialogo insistito tra Italia-Francia-Germania dall’altro e il costante lavoro di “tessitura” dei rappresentanti del Vaticano potrebbero portare a riprendere le trattative di pace.

La telefonata avvenuta in forma bilaterale ieri prima con Putin, poi con Zelensky, ha posto il Presidente turco Erdogan nuovamente al centro dei colloqui per far riprendere i negoziati diretti tra Mosca e Kiev: una promessa sullo sblocco del grano (lato Russia) e una disponibilità all’incontro tra i tre leader (lato Ucraina) sono i primi risultati ottenuti dal Ankara nella fase concitata negoziale di ieri. Secondo il professor Mesut Hakki Casin, ex ufficiale dell’aeronautica raggiunto dall’AGI, la telefonata tra Erdogan, Putin e Zelenzky «lascia intendere che il negoziato non è morto, anzi potrebbe prendere una direzione diversa. La telefonata di Erdogan ha fatto registrare due sviluppi importanti che vanno sottolineati. Il primo riguarda la costituzione di un meccanismo che garantisca la sicurezza nelle aree contese, dove il conflitto va avanti. Un meccanismo che si basi innanzitutto su un tavolo cui siedono rappresentanti delle parti del conflitto e paesi terzi. È chiaro che la Turchia è in prima fila per ricoprire il ruolo di mediatore, ma non basta, è l’Onu che deve scendere in campo come garante». Le schermaglie però restano, mentre non si placa l’avanzata russa nel Donbass: «Siamo aperti ai negoziati. Abbiamo bisogno di soluzioni diplomatiche e pacifiche, ma questo richiede la volontà dei due Paesi. Siamo pronti a negoziare, a firmare un accordo che metta fine alla guerra in Ucraina e porti alla pace, ma non vediamo segnali di questo genere da Kiev», spiega la Presidente del Senato russo Valentina Matviyenko durate un incontro con il Presidente del Mozambico.

PAPA FRANCESCO, NUOVO APPELLO PER LA PACE IN UCRAINA

Mentre in Italia “impazza” il caso Salvini, con il viaggio di pace in Russia prima annunciato e poi “congelato” dal leader della Lega, dall’Ucraina non viene visto di buon grado il tentativo di dialogo con Mosca: «dobbiamo combattere sul campo di battaglia. Tutti i negoziati con Vladimir Putin non ci porteranno alla pace», sostiene l’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko, a margine del congresso Ppe a Rotterdam

Draghi in conferenza stampa ieri ha ribadito l’importanza dei negoziati di pace da portare avanti con Russia e Ucraina, frenando però l’ipotesi di “concedere” qualcosa al Cremlino in una ipotetica trattativa negoziale. Infine dal Vaticano giunge nuovamente, imperterrito e coraggioso, l’appello di pace per l’intera area nell’est Europa: Papa Francesco lo fa questa volta prendendo un punto della vicenda Russia-Ucraina non direttamente dipendente dal dramma di armi o battaglie. «Desta grande preoccupazione il blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina, da cui dipende la vita di milioni di persone, specialmente nei Paesi più poveri. Rivolgo un accorato appello affinché si faccia ogni sforzo per risolvere tale questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi. Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra!», esclama il Santo Padre al termine dell’Udienza Generale in Piazza San Pietro.