Le parti sono più vicine? La Russia aveva aperto uno spiraglio in riferimento alla neutralità dell’Ucraina, ma da Kiev arriva una secca smentita. A un’ora circa dalla manifestazione di riavvicinamento espressa da Vladimir Medinsky, capo delegazione russo, arrivano le parole della controparte ucraina. “Per quanto riguarda lo stato dei negoziati, le dichiarazioni della parte russa sono solo loro richieste“, ha affermato in un post sul suo canale Telegram Mykhailo Podolyak, capo negoziatore dell’Ucraina e consigliere del presidente Volodymyr Zelensky. “La nostra posizione rimane invariata: cessate il fuoco, ritiro completo delle truppe e severe garanzie di sicurezza con formule ben specifiche“, ha aggiunto il mediatore ucraino.



La controparte russa, però, all’agenzia Novosti ha chiarito che la “denazificazione” dell’Ucraina resta una delle condizioni indispensabili ad un accordo di pace. “Penso che torneremo ancora e ancora su questo problema, e questo problema è molto importante per tutti coloro che considerano i risultati della seconda guerra mondiale come la base dell’ordine mondiale moderno“. Il riferimento è alla presenza di formazioni militari con simboli che richiamano al nazismo. (agg. di Silvana Palazzo)



MEDINSKY “SU NEUTRALITÀ UCRAINA POSIZIONI VICINE”

Le posizioni sulla neutralità di Kiev sono vicine. A sostenerlo è Vladimir Medinsky, mediatore russo ai negoziati di pace tra Ucraina e Russia che vanno avanti ininterrottamente da giorni. “Le parti sono vicine” sulla neutralità dell’Ucraina, ha precisato, citato dall’agenzia Tass. Da tempo la delegazione ucraina aveva lasciato intendere di non avere una posizione intransigente riguardo all’ingresso nella Nato. Ora Medinsky fa sapere riguardo la smilitarizzazione dell’Ucraina che sono “a metà strada“. Dunque, il tema dello status neutrale e della non adesione dell’Ucraina alla Nato “è uno dei punti chiave dei colloqui, questo è il punto su cui le posizioni delle due parti si sono avvicinate il più possibile“. Invece per quanto riguarda il Donbass, il capo negoziatore russo ha dichiarato: “La posizione russa sul Donbass è chiara, non possiamo tornare indietro“.



Invece il consigliere dell’ufficio di presidenza ucraino, Oleksiy Arestovych, la fase attiva della guerra dovrebbe concludersi in 2-3 settimane. Sul suo canale Telegram ha scritto: “La fase attiva è quasi terminata vicino a Kiev, Kharkiv, Sumy e Chernihiv. Anche se (i russi, ndr) dovessero aggiungere alcune riserve da qualche parte, provare ad andare all’offensiva, finirà comunque con la loro sconfitta. La fine è qui, hanno perso strategicamente, perdono e rapidamente. Penso che a metà aprile, alla fine di aprile, i residenti di Kiev che se ne sono andati potranno tornare a casa“. (agg. di Silvana Palazzo)

PODOLYAK: “NECESSARI FORSE 7-10 GIORNI”

I negoziati tra Ucraina e Russia che potrebbero porre fine alla guerra sembrano al momento essere ancora non prossimi a una conclusione favorevole, perlomeno non in queste ore o nell’immediato. Una sensazione che si è consolidata dopo le parole pronunciate dal capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak ai media polacchi e riprese in Italia da Rai News: “Potrebbero essere necessari da pochi giorni a una settimana e mezza per trovare un accordo sui punti controversi”.

Non un periodo di tempo in(de)finito, insomma, ma comunque neppure un brevissimo lasso temporale: “La firma di un accordo di pace porrà fine alla fase acuta del conflitto, ci permetterà di onorare tutti coloro che sono stati uccisi e iniziare la ricostruzione del Paese. Ma dubito che per gli ucraini la guerra finirà lì, non dopo tutto quello che abbiamo passato”, ha aggiunto poi il consigliere di Zelensky. (aggiornamento di Alessandro Nidi)

NEGOZIATI RUSSIA-UCRAINA: IL PIANO DELLA POLONIA

Se sul fronte in Ucraina si continua a sparare e combattere ormai da tre settimane, è sul pian dei negoziati tra Russia e Kiev che ci si aspetta un’evoluzione di “qualità” che finora ancora non è avvenuta. La bozza in 15 punti rivelata dal Financial Times ha rappresentato un piccolo “lume” subito però spento dalla stessa Ucraina che ha parlato di quel piano di pace come sostanzialmente un progetto di matrice russa. I contatti tra le rispettive delegazioni proseguono ma il tema della neutralità dell’Ucraina resta sul tavolo come ampiamente complicato: non solo, Putin e Zelensky continuano a rimpallarsi le responsabilità del conflitto, con la diplomazia occidentale finora nei fatti assolutamente insufficiente nel portare una tregua duratura tra le parti. Stamane il Presidente russo ha sentito al telefono il cancelliere tedesco Olaf Scholz ma grandi evoluzioni non ve ne sono state: «un colloquio duro», viene definito da Berlino, «la Russia è pronta a una soluzione in linea con il suo principale approccio» è il commento di Mosca che subito però ribadisce «è l’Ucraina che vuole rallentare i colloqui di pace avanzando proposte irragionevoli».

Scholz ha incalzato più volte sul cessate il fuoco, così come avevano fatto Macron e Draghi a loro tempo nei giorni scorsi: «serve miglioramento della situazione umanitaria e progressi nella ricerca di una soluzione diplomatica», conclude il cancelliere che è succeduto ad Angela Merkel. Dal Cremlino ancora una volta un commento tutt’altro che positivo: «la telefonata Putin-Scholz è stata difficile. Non si può certamente definire amichevole». Restano ancora molto nette le distanze tra le parti, come ha ben fatto intendere il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba stamane sui social, «Alcuni vogliono vivere in un mondo semplice in cui Putin è l’unico responsabile della guerra. La realtà è che qualcuno in realtà sgancia bombe sulle città ucraine, spara agli sfollati, forma “Z”, sostiene Putin nei sondaggi. Come negli anni ’30, sono responsabili, anche se avvelenati dalla propaganda».

La Polonia, da par suo, ha annunciato tramite il portavoce del governo polacco Piotr Mueller di star preparando un piano di pace in Ucraina da presentare al vertice Nato e Consiglio Ue del 24-25 marzo prossimo. La missione di “mantenimento della pace”, spiega il portavoce del Presidente Duda, non entrerà in conflitto diretto con Mosca, «Deve essere installato in luoghi che non sono attualmente occupati dalla Russia per inviare un chiaro segnale che non siamo d’accordo con i crimini di guerra».

OGGI NEGOZIATI CINA-USA: SCONTRO SU RUSSIA E POSSIBILI TEMI

La Russia ha fatto sapere che un potenziale incontro tra Putin e Zelensky potrà avvenire solo successivamente ad un accordo raggiunto: è una risposta che “smorza” le speranze della Turchia che ieri con il Ministro degli Esteri Cavusoglu aveva invitato ad Ankara i due leader in guerra per siglare un accordo di pace. Di contro però, il fatto tempo potrebbe essere fondamentale non solo sul fronte umanitario ma anche per le dure conseguenze di “immagine” che Putin sta scontando in patria per l’invasione iniziata contro l’Ucraina (oltre ai gravi effetti sull’economia che iniziano a pesare su Mosca). Secondo fonti russe citate dall’Adnkronos, la data per la possibile fine della guerra dovrebbe avvenire prima del 9 maggio. Putin vorrebbe salvare il giorno della Parata della Vittoria – per l’appunto il 9 maggio, in ricordo del 77esimo anniversario della vittoria sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale – spiegano da Mosca: «Trovarsi il 9 maggio in piena guerra sarebbe un brutto colpo di immagine per il leader del Cremlino, già in grande difficoltà per un’avanzata che continua ad arrancare e che, secondo fonti di intelligence americane, sarebbe finora costata la vita già ad almeno 7mila soldati russi», concludono le fonti di agenzia.

Altro fattore che potrebbe spingere la Russia ad intensificare i negoziati di pace riguarda il vertice che si terrà oggi in videoconferenza tra Xi Jinping e Joe Biden: al netto del fitto scambio di accuse tra Cina e Russia, alcuni anche molto gravi nelle ultime ore, il solo fatto che Pechino e la Casa Bianca si parlino è un segnale importante per Putin e non per forza positivo (per lui). La Cina teme la conseguenza delle sanzioni per la propria economia e potrebbe non essere così più solida l’alleanza finora solo strategica tra Pechino e Mosca per poter pensare di proseguire nel conflitto armato. Resta però tutt’altro che sereno il dialogo tra Xi e Biden, specie dopo quando emerso nelle ore prima del summit: «Gli Stati Uniti hanno la coscienza sporca sulla crisi in Ucraina», fa sapere il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, a poche ore dal colloquio telefonico tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden. «L’ultima cosa che gli Usa dovrebbero fare è gettare fango sulla Cina, che non è parte del conflitto», conclude Pechino, «tali azioni spregevoli americane hanno esposto la coscienza sporca degli Stati Uniti di avere agito come ladri e la loro vera intenzione di trarre vantaggio dalla crisi ucraina. Perché gli Stati Uniti non riflettono sulla loro ipocrisia di guardare le fiamme dall’altra parte dopo averle accese in Ucraina?».

Quella di Zhao si tratta di una risposta diretta alle voci giunte ieri dal Pentagono e dal Segretario di Stato Blinken sul possibile ruolo della Cina nel fornire armi e assistenza militare alla Russia: «Biden a Xi oggi chiarirà che la Cina si deve assumere la responsabilità di qualsiasi azione intrapresa per sostenere l’aggressione della Russia, e che gli Usa non esiteranno eventualmente ad imporne costi», ha spiegato il capo diplomatico americano. «Riteniamo – ha aggiunto Blinken – che la Cina abbia la responsabilità di usare la sua influenza con il presidente Putin, per difendere le regole e i principi internazionali che professa di sostenere».