I Negramaro sono la prima band protagonista dell’iniziativa del Corriere della Sera e Radio Italia che dedicano 24 ore agli artisti che hanno così la possibilità di ripercorrere la loro storia. La band di Giuliano Sangiorgi è sulla scena da ben 18 anni. Esattamente come tanti colleghi, anche i Negramaro sentono la mancanza dei live. Ai microfoni del Corriere della Sera, Giuliano Sangiorgi e gli altri componenti raccontano quanto sia importante, anche al giorno d’oggi, fare musica dal vivo e non chiusi in una stanza. Nati negli anni duemila quando le band italiane erano ancora tante, Giuliano racconta quanto siano importanti le band per la musica italiana.
“Le band hanno ancora molto da dire. Siamo contenti che a Sanremo abbiano vinto i Maneskin, una band di ventenni. E’ un simbolo pazzesco in un periodo in cui stanno tutti in cameretta a fare musica per lo streaming e non per il live”, racconta la band salentina.
NEGRAMARO E L’IMPORTANZA DELLA COLLETTIVITA’
I Negramaro devono il loro successo alla musica che, da 18 anni, regalano al pubblico, ma anche al concetto di collettività con cui hanno dato vita all’intero progetto. In una società in cui predomina l’egoismo, Giuliano Sangiorgi, al Corriere della Sera, sottolinea quanto sia importante il concetto del “noi”. “E’ importante dare un segnale di collettività anche nella musica. Oggi è tutto io, io, io, ma io senza di loro non avrei nemmeno cominciato”, sottolinea Sangiorgi che, sin da bambino, aveva una band. “Avevo 8-9 anni e facevo finta di suonare Rattle And Hum degli U2 con una racchetta di tennis al posto della chitarra. Mi ero disegnato alle spalle le sagome di The Edge, Larry Mullen Jr e Adam Clayon. Nella mia testa, ovviamente, Bono ero io”, ricorda Giuliano che, con gli anni, è riuscito ad avere una band tutta sua con cui, da anni, regala emozioni e riempie gli stadi.