Lo speciale di Ulisse: il piacere della scoperta dedicato all’allunaggio si apre con le immagini di Neil Armstrong e gli altri che si preparano alla partenza. Sono ancora qui, sulla Terra, consapevoli eppure ignari di quel che li attende. I loro sguardi dicono tutto: è un mix di paura, angoscia, emozione. Occhi persi non “nel vuoto”, ma “nello spazio”. Quella notte è stata indimenticabile per tutti. Il mondo era davanti alla televisione, davanti a quelle immagini sfocate e in bianco e nero che più volte sono state riproposte in questi giorni. Stasera, Alberto Angela si trova a Cape Canaveral, in Florida, proprio da dove è decollato l’Apollo 11. Insieme a lui, il padre Piero, con cui ripercorrerà lo sbarco in una sorta di confronto tra generazioni. Il conduttore descrive Armstrong come un tipo “riservato, dal sangue freddo incredibile”. Aveva partecipato alla guerra in Corea, perciò sapeva come muoversi in una situazione di forte stress. Nonostante ciò, anche per lui, la prima sensazione fu “di smarrimento e paura”. (agg. di Rossella Pastore)
Chi era Neil Armstrong
Neil Armstrong è ricordato come il primo uomo ad aver messo piede sul suolo lunare. Era il 21 luglio del 1969. Astronauta e aviatore statunitense, fu ufficiale nella United States Navy e, dopo aver partecipato alla guerra di Corea, conseguì una laurea alla Purdue University. Fu inoltre tra gli astronauta a partecipare ai programmi della U.S. Air Force per vincere la corsa allo spazio contro i sovietici, prima di entrare a far parte nella NASA nel 1962. L’allunaggio è però l’evento che lo ha consacrato ai posteri e per il quale, ormai da mezzo secolo, è ricordato. Ma a immortalare quel momento, alle 4,57 ora italiana, c’era un altro cosmonauta Edwin Aldrin, che dalla sua postazione del lem ha fotografato tutta la scena. Di quell’evento, a distanza di 50 anni, ricordiamo soprattutto l’impronta del piede sulla luna e una bandiera America issata a ricordo dello sbarco, ma oggi, come svela uno studioso americano, quegli oggetti potrebbero essere in pericolo.
“Nulla proibisce di distruggere le impronte di Armstrong per sempre”
I preziosi reperti lasciato da Neil Armstrong sulla luna potrebbero essere in pericolo, dal momento che, spiega Steve Miriam, specialista in diritto spaziale alla Georgetown University, “non c’è nulla che proibisca di guidare sopra le impronte di Armstrong distruggendole per sempre”. Ad oggi non vi è infatti “una legge americana” né “una convenzione di tutela internazionale” in grado di tutelare e preservare gli storici reperti che testimoniano lo sbarco dell’uomo sulla luna e questo, riporta l’agenzia Ansa, è dovuto al fatto che la Luna e i corpi celesti “devono essere liberi per l’esplorazione e l’uso da parte di tutti”, così come stabilito nel 1967 dal Trattato dell’Onu sullo spazio interplanetario, siglato da Usa e Urss in occasione di quella fase storica, nota a tutti come “corsa allo spazio”. Da ciò nasce l’urgenza di una convenzione che tuteli le testimonianze degli sbarchi, come già accade sulla terra per i reperti di importanza storica.
Il figlio Mark: “C’era solo la probabilità del 50% che sarebbero effettivamente atterrati”.
A sette anni dalla sua scomparsa, a ricordare Neil Armstrong è il figlio Mark, che nei giorni scorsi ha concesso una lunga intervista a Good Morning Britain. L’ospite, in particolare, ha raccontato ai telespettatori come è stato crescere con un padre dalla straordinaria popolarità, particolari che vengono ripercorsi anche nel docu-film realizzato per celebrare l’allunaggio a 50 anni dall’evento. “Mio padre disse: ‘Sapevo che avrei fatto un piccolo passo, ma avrebbe significato molto per molte persone'”, ricorda il figlio dell’astronauta. “Aveva questa personalità e voglio che la gente possa conoscerla”. Secondo Mark Armstrong, infatti, “il modo in cui (Neil Armstrong, ndr) è stato caratterizzato negli anni dai media non è giusto”, ma ha inoltre svelato che, quel famoso 20 luglio del 1969, “c’era solo una probabilità del 50% che sarebbero effettivamente atterrati”.