“Try to not spook the horse”, cerca di non spaventare il cavallo canta ripetutamente Neil Young in Don’t Spook the Horse. Se poi il Cavallo in questione è un Crazy Horse l’avvertimento è proprio di non disturbare la sua libertà creativa. In maniera del tutto imprevedibile Neil Young, insieme ai suoi Crazy Horse, ha pubblicato Fu##in’ Up, un disco in cui esegue tutto Ragged Glory del 1990 durante un concerto privato voluto dal miliardario canadese Dani Reiss (CEO della Canada Goose) al Rivoli Club di Toronto il 4 novembre 2023.
Curioso pensare che Ragged Glory, registrato principalmente nel fienile del Broken Arrow Ranch in un periodo in cui Young veniva definito il “Padrino del Grunge” e faro di numerose band emergenti della generazione X, trent’anni dopo trovi ambientazione in un piccolo e popolare locale del centro in cui duecento selezionati e fortunati ricconi partecipano al “Reverse Surprise Party – Age before Beauty” assistendo all’esecuzione dell’intero album. Si sa Neil Young negli anni ci ha abituato a repentini cambi di rotta, ma sono proprio le mille contraddizioni una parte del bello che hanno reso grandiosa la sua immensa e variegata produzione. Singolare anche la decisione del Loner canadese di escludere dalla setlist la sola Mother Earth di Ragged Glory e che abbia invece eseguito altre due canzoni, Cinnamon Girl, presentata come anteprima dell’album e poi sparita dalla circolazione, e una versione di Rockin’ in the free world al momento inedita.
Come già detto Neil Young non è nuovo a questo tipo di operazioni bizzarre di rivisitazione. Grazie agli Archives Series con Dreamin’ Man Live ’92 ha riproposto l’intero Harvest Moon e in Return to Greendale ha pubblicato tutte le canzoni registrate durante il tour promozionale del concept album Greendale.
Ragged Glory è un discorso a parte, un capolavoro da annoverare nell’olimpo dei migliori album del canadese, forse il disco definitivo con i Crazy Horse che oltre a raccogliere il miglior Young dagli anni ottanta ad oggi, è un album che trova la sua dimensione naturale proprio durante l’attività concertistica. Non a caso sin dalla pubblicazione nel settembre del 1990 Neil Young ha attinto abbondantemente dal repertorio dell’album durante le sue esibizioni live. I dischi dal vivo come Weld e Way down in the Rust Bucket sono documenti straordinari di quel periodo eccezionale in cui brani incendiari come Country Home, Love to Burn, Over and Over e Love and Only Love costituiscono la base portante e si integrano alla perfezione con il muro sonoro dei classici di un ventennio precedente come Cinnamon Girl, Cowgirl in the Sand e Cortez the Killer.
Del perché, dopo la recente pubblicazione della versione Deluxe di Ragged Glory (Smell the Horse) in cui è ricompreso l’inedito e sopra citato Don’t Spook the Horse, Neil Young abbia sentito la necessità di eseguire e di commercializzare una versione live di tutto l’album è difficile da comprendere. Per quanto poco chiarificatrice una spiegazione è fornita dallo stesso Young: “Perché queste vecchie canzoni vivono in modo così intenso adesso? Per me è così”. Young aggiunge: “Nello spirito in cui viene offerto… l’ho fatto per gli amanti degli Horse. Non posso fermarlo, il cavallo sta correndo. Che corsa che abbiamo fatto. Non voglio rovinare l’atmosfera. Sono così felice di avere questo da condividere”. Neil Young si è anche divertito a sostituire i nomi delle track list del disco con frasi contenute nei testi, come ad esempio Love to Burn diventa Valley of Hearts e Love and Only Love si trasforma in A Chance of Love, mentre l’unica a mantenere il titolo originale è la cover Farmer John.
Nel complesso Fu##in’ Up aggiunge davvero poco all’immenso patrimonio artistico di Neil Young e l’acquisto del disco è riservato essenzialmente ai suoi fan più accaniti. I sottoscrittori del pacchetto Rust dell’app Neil Young Archives potranno gioire per il nuovo materiale così come gli utenti delle piattaforme digitali, Spotify inclusa che ha avuto il ritorno in sordina dell’intero catalogo del Loner canadese, possono beneficiare di un album in più da aggiungere alla playlist.
Nel suo insieme l’ascolto è assolutamente piacevole anche se nessuna esecuzione è imprescindibile se paragonata alla versione memorabile di Love and only Love (28 minuti devastanti…) contenuta in Earth o all’assordante Fuckin’ Up di Noise and Flowers, entrambe con i Promise of the Real a supporto, oppure Over and Over compresa in Way Down in the Rust Bucket. Tuttavia si possono apprezzare gli inossidabili Crazy Horse, con la presenza di Nils Lofgren e l’innesto di Micah Nelson, che contribuiscono a rendere ancora più distorte le chitarre di Love to Burn e aggiungono un tocco di magia con il piano in Mansion on the Hill alias Walkin’ in My Place (Road of Tears) e Farmer John.
E non è finita qua, la corsa di Neil Young e i suoi Crazy Horse continua, da qualche settimana stanno portando in giro il Love Earth Tour negli Stati Uniti e ovviamente la speranza è che possano tornare in Europa ancora una volta. In definitiva una cosa è certa, il sound di Ragged Glory non ha tempo e la sua chimica sonora deve avere un effetto terapeutico tanto da far stare bene anzitutto Neil Young ma anche chiunque lo ascolti. Solo una raccomandazione, non spaventate il Cavallo Pazzo.
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