Una ragazzina cammina lungo una strada di campagna. Una macchina arriva alle sue spalle, a bordo due giovani evidentemente ubriachi. Un botto, uno schianto. La ragazzina rimane stesa per terra. Morta.

Quelle che erano le immagini di un video clip promozionale per la canzone Girl in Amber, autore Nick Cave, cantata dalla giovanissima Nell Smith, assumono adesso un significato completamente diverso, una sorta di profezia della sua morte.



Nell Smith è morta pochi giorni fa in un incidente stradale a soli 17 anni. Il mistero della vita è grande, impossibile da definire, impossibile da catturare, impossibile da sfidare. Nel video clip la protagonista la si vede caminare tra i boschi, il volto assente, il sangue che le cola dalle braccia e dalle armi. Una immagine oggi impossibile da sostenere la riprende in primo piano, il viso, il sangue che le cola dalla bocca mentre lei guarda con aria di sopportazione, di predestinazione. La si vede poi entrare in un tunnel buio e avviarsi al suo destino, nell’oscurità.



Nell Smith andava sin da quando aveva 11-12 anni ai concerti rock con i suoi genitori, soprattutto quelli dei Flaming Lips, il bizzarro e geniale gruppo che si esibisce con il cantante che cammina sul pubblico in grandi bolle trasparenti. Lei ci andava sempre vestita da pappagallo e il cantante la notò. Una volta duettarono anche insieme, lui dentro la gola trasparente, lei in braccio a uno spettatore. Fecero amicizia, lei aveva una bellissima voce, certo ancora in fase di maturazione, ma ricca di sentimento e di vibrazioni. I Flaming Lips decisero con il padre di produrle un disco. Scelsero dieci canzoni di Nick Cave, il cantante delle tenebre e della luce, e con il senno di poi fu una scelta significativa. Lo scelsero perché Nell non lo conosceva e quindi avrebbe affrontato, come fece, quelle canzoni con totale purezza e apparente distacco, come le avesse scritte lei. Fu come affidarla a quell’uomo che nella vita aveva sofferto tantissimo, cercando di allontanarsi dal diavolo e dalle sue tentazioni, aveva perso due figli e poi aveva trovato la luce di Dio. Scegliere quelle canzoni fu una benedizione, una profezia, una promessa di vita eterna.



Il disco (Where the viaduct looms), uscito due anni fa, è tragicamente bello. Nell non conosceva quelle canzoni, fu una sfida e il risultato fu bellissimo.

Con arrangiamenti minimali, tastiere, pianoforte, effetti elettronici, qualche brano anche con chitarre elettriche e sodi colpi di batteria, ad esempio nell’incalzante Red right man, che la ragazzina maneggia con una autorevolezza impressionante.

Nell Smith regala a ogni brano una sorta di trascendenza, a canzoni che già offrono con impressionante realismo il bene e il male, la vita e la morte. La minaccia di Cave acquista una nuova, più leggera bellezza quando le sue parole apocalittiche vengono pronunciate con la sua voce acuta e giovanile, intrisa di eco e sostenuta dal familiare rock elettronico stordente dei Lips. Il cantante australiano ascoltò il singolo principale, la versione scintillante di Girl in Amber e commentò: “Nell mostra una notevole comprensione della canzone, un senso di distacco che è sia bello che agghiacciante. La adoro”.

La ragazzina stava lavorando al suo nuovo prossimo disco, che non conosceremo mai, o magari uscirà in qualche modo, con le canzoni terminate da qualcuno post mortem, come spesso si fa. Resta una carriera promettente spezzata al suo nascere, la possibilità di una crescita artistica che prometteva tantissimo e che non accadrà mai. Resta la bellezza come quella di un meraviglioso fiore spezzato, calpestato, distrutto. Restano quelle parole di Girl in Amber:

Alcuni vanno e altri restano indietro

Alcuni non si muovono mai

Ragazza vestita d’ambra intrappolata per sempre, che gira lungo il corridoio

Non lasciava che nessuna parte di lei passasse inosservata, i vestiti sparsi sul pavimento

Una ragazza addormentata nel legno color ambra chiude la porta del bagno

Il telefono, il telefono, il telefono squilla, squilla, non squilla più

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