L’assemblea dei soci di Banca Italease ha deliberato un’operazione straordinaria che dovrebbe definitivamente mettere una toppa alla più ”furbetta” delle catastrofi finanziarie in Italia di questi ultimi tempi: un aumento di capitale da un miliardo e duecento milioni di euro. Scopo, già dichiarato dal socio di maggioranza Banco Popolare (ricordate Fiorani? Ora non c’è più, ma i suoi eredi non lasciano senza lavoro le Procure): convincere definitivamente i soci minori, che avevano pagato le azioni fino a 40 euro l’una, ad andare via a meno di un euro e mezzo.

Premetto che la situazione di sfascio creata nella gestione di Italease ha poco a che vedere con la generale crisi, ma molto con la crisi dei valori etici di certi banchieri. La soluzione ipotizzata é però tutta italiana: né il fallimento alla Lehman Bros (troppi i soggetti da sottrarre al vaglio dei giudici) né il salvataggio con restituzione al mercato.

In Italia si fa il “delisting”: si toglie il titolo dalla Borsa, si dà la fregatura agli investitori e, fuori dai riflettori e dal controllo pubblico, si gestisce lo spezzatino. A questo punto le stesse Banche che hanno determinato il tracollo di Italease, potranno recuperare, con un po’ di tempo, quello che c’è di buono nella società.

In assemblea, amministratori e controllanti si sono forse presentati a chiedere scusa o a dar conto del disastro? No. I 40 piccoli soci che chiedevano dati precisi e normali informazioni di bilancio sono stati persino fischiati dalla platea di collaboratori del presidente. Triste destino per gente che ha creduto ai prospetti e comunicati pubblici, dando a suo tempo fiducia ai grandi banchieri e alle varie autorità di controllo.

Ovviamente per poter portare in porto l’operazione servono tanti i soldi ed, ecco, Saviotti (Presidente del Banco Popolare) – in controtendenza – prende i soldi del Governo, unmiliardoquattrocentomilioni. Servirebbero per aumentare il credito alle imprese, dice il Ministro Tremonti, ma – pecunia non olet – e dunque un miliardo e duecento milioni verranno usati per il previsto aumento di capitale di Italease, e il resto per l’altro “buco”: Efibanca che ha perso quasi 150 milioni prestati alla holding lussemburghese di Tonino Perna.

Amministratori e Sorveglianti si affanneranno a dire che non sono gli stessi soldi, pur se l’importo é quello, ma allora da dove vengono i denari? Probabilmente a Verona, di notte stampano a mano gli euro “Fratta Pasini”, da impiegare solo per ripianare i guai. Ma sia chiaro a tutti: i guai sono stati causati da altri, non da chi al tempo aveva il compito della sorveglianza!

 

Quando Massimo Faenza nel 2006/07 gestiva Italease con operazioni definite ora, dai nuovi amministratori, “criminali”, quelli che sedevano nel CdA in rappresentanza delle banche socie, come Fabio Innocenzi, non si accorgevano di nulla, anzi si compiacevano dei risultati e della crescita “miracolosa” della Italease.

 

Ritorniamo alla nuova gestione e al CdA che è stato chiamato per gestire la “patata bollente”, a seguito del tardivo intervento di Banca d’Italia di azzeramento del vertici, per la scoperta di anomalie sui derivati. Che fine ha fatto l’aumento di capitale, eseguito a dicembre 2007, a 9 euro per azione, per un totale di 700 milioni? Anche in quel caso, il valore richiesto era certificato come congruo dagli stessi che ora pensano che 1,5 euro, offerti nella recente Opa, siano persino troppi.

 

Dice Saviotti: «In data 13 marzo il CdA di Italease ha rilevato un sensibile deterioramento del portafoglio crediti». Ah! E prima del 13 marzo che facevano i vari Mazzega, Benassi e co.? Perché i risultati al 30/09/2008, comunicati a fine 2008 – a crisi mondiale conclamata – davano conto di una perdita di circa 220 milioni e, al 31 dicembre 2008, sono diventati oltre 1 miliardo? Ma quando oltre il dieci percento dei soci ha rifiutato la scandalosa offerta in OPA, i nostri “speleologi di bilancio” hanno trovato altri 300 milioni di perdite, funzionali a convincere i più recalcitranti al recesso da delisting.

 

Per onor del vero, Banca d’Italia non ha ancora autorizzato l’operazione e il seguito, benché progettato, non é stato realizzato: possiamo aspettarci dal futuro governatore della Banca Centrale Europea Draghi, pro tempore in Banca d’Italia, una attenta lettura dei dati patrimoniali e delle delibere? Dovrà tenere conto che l’equilibrio del sistema finanziario richiede la fiducia dei risparmiatori e la loro tutela; una tutela almeno equivalente a quella prestata ai vertici delle aziende bancarie.

 

PS: Riconosco che è semplice argomentare senza contradditorio. Ebbene, volete sapere quali dettagliate e puntuali risposte sono state fornite dal presidente alle richieste di chiarimento nel corso dell’assemblea di Italease del 12 ottobre? Nessuna.