È passata apparentemente in secondo piano la notizia di un sanzione da parte della Consob, di ben 100.000 euro, per diffusione di notizie manipolatorie del mercato ai sensi dell’art.187 ter del TUIR. Essendo stata comminata al senatore di Italia dei Valori Elio Lannutti, molti avranno pensato “ben gli sta”: chi predica il giustizialismo si sottoponga quanto meno al giudizio.
Ma la questione è ben diversa in quanto Lannutti è stato multato quale presidente dell’Adusbef, associazione che raggruppa migliaia di risparmiatori, non necessariamente tutti piccoli Di Pietro in pectore. Il segnale trasmesso da parte del presidente Cardìa, sul viale del tramonto, è molto preoccupante: per lui sorvegliare il mercato significa proteggere gli operatori dall’invadenza e dalla richiesta di trasparenza degli utenti finali.
Immaginiamo che Cardìa fosse stato a capo dell’autorità finanziaria di Dubai in occasione del recente default, avrebbe sicuramente multato i beduini del deserto e gli operai immigrati quali colpevoli del tracollo del mercato immobiliare, con la motivazione che preferiscono vivere nelle bidonville piuttosto che comprare le lussuose dimore costruite dallo sceicco!
E così, dopo ben due anni di accertamenti ma con un provvedimento urgente, la Consob ha individuato i responsabili della crisi finanziaria che sta falcidiando economia e lavoro: i risparmiatori che si interrogavano, e si interrogano ancora, sul reale stato dei conti delle banche sin dalla fine del 2007.
Il fatto sanzionato è la dichiarazione rilasciata a un giornalista che Unicredit avrebbe avuto quattro miliardi di derivati a rischio. Lannutti si basava ovviamente su deduzioni e analisi esterne, senza aver accesso alla contabilità della banca. L’Adusbef si preoccupava della solidità della banca, in un momento in cui le peggiori nuvole della crisi iniziavano ad accumularsi, senza che la luce informativa della Consob o della Banca d’Italia illuminasse la dimensione delle esposizioni e dei rischi.
Ma, tant’è, l’unico a conoscere veramente i conti di Unicredit sarebbe stato Lannutti che, maliziosamente, avrebbe sparso una notizia falsa e tendenziosa. Ed invece, Unicredit – con lindore – avrebbe smentito problemi sui derivati: si trattava di solo un miliardo e mezzo di euro – sulla base dei dati di bilancio.
Quindi bugie dei soliti risparmiatori malvagi e colpevoli di non fidarsi. La banca stava ottimamente e, solo per fare un simpatico scherzo al mercato, non distribuirà dividendi, non presterà soldi alle aziende e delibererà un maxi aumento di capitale. E il prezzo del titolo, che l’Adusbef avrebbe influenzato per circa il 2%, crollerà del 90%, man mano che le informazioni sulla reale situazione economica saranno confermate, e non solo per problemi sui derivati.
Ma, sempre in tema di Unicredit, a oggi la Consob non ha nulla da dire quando in assemblea i soci di maggioranza, contrariamente a quanto comunicato al mercato, cambiano il rapporto di emissione di nuove azioni, determinando ampie possibili speculazioni finanziarie. Forse, la Consob ha indagato anche su questo, e ha scoperto che il responsabile è una vecchietta della Brianza che, con i 700 euro della pensione, invece di sottoscrivere azioni Unicredit, ha comprato pane e latte per campare.
E in attesa della sanzione, ecco giorni fa un nuovo provvedimento urgente della Consob, e questa volta – incredibile – nei confronti di una banca, la Popolare di Milano. Orbene – ha verificato la Consob – da agosto la banca sta vendendo, in maniera non corretta, anche con false dichiarazioni ai clienti e alle autorità, obbligazioni “strane” che, con molta probabilità, determineranno una perdita per l’acquirente.
E, con urgenza , dopo che oltre tremila persone hanno versato in buona fede i loro soldi, Cardìa ingiunge alla Popolare di cessare il comportamento scorretto. Bene, ma i sottoscrittori ingannati? Forse, se Lannutti o un altro risparmiatore o noi chiedessimo alla Popolare di Milano di restituire i soldi, senza indicare con esattezza l’importo o parlando con il giornalista sbagliato, nessuno ci leverebbe una nuova e più consistente sanzione.