Il governatore della Banca d’Italia ha, ovviamente, dedicato la sua relazione annuale a fornire consigli e valutazioni agli italiani. Come i suoi predecessori, ritiene che il proprio ruolo sia al di sopra del bene e del male e che l’assemblea annuale non serva a valutare il suo operato ed il bilancio – quello scritto a partire dai numeri, per intenderci, ai sensi del semplice codice civile – .

Più serenamente ritiene invece che l’assemblea sia giusto l’occasione per plaudire, a prescindere dai risultati, alla saggezza del professore, che è indubbia, ma non è la ragione del suo incarico e del suo emolumento. Gli italiani, che dovrebbero essere i proprietari di Bankitalia e a cui rivolge le sue parole, non sono però legittimati ad intervenire, a commentare, a bocciarne l’operato: i partecipanti al capitale sono infatti le banche . Ed è ormai oltre un anno che risulta violata legge che impone la cessione delle quote a terzi. Qualche obiezione da parte dei presenti? Non di certo.

I controllori di Draghi sono anche soggetti “vigilati”, cioè a loro volta controllati. Il nostro Gianni Credit ha acutamente analizzato gli attuali rapporti fra fondazioni, banche, Ministro e Governatore: la situazione di fatto consente un equilibrio – diremmo perverso – fra questi soggetti. Forse per questo, Tremonti non risponde da quasi un anno all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Occhiuto sulla mancata adozione dell’apposito regolamento, e nessun membro della maggioranza o dell’opposizione incalza sul tema.

E a sua volta, Draghi non lesina il proprio sostegno al Ministro, purché non si riapra il tema delle plusvalenze sull’oro: più giusto far pagare “gli altri” che pensare ai miliardi di euro (di Noi Italiani!) di patrimonio accumulato, esentasse. Non ha bisogno di “evadere ”, BankItalia “evita” il fisco: infatti per il 2009 verserà solo il 13% di oltre 3 miliardi di utili. Ma per fortuna che c’è Tosi, sindaco leghista. Parla senza riflettere, ma è sincero, e si chiede: “dov’era Draghi al tempo dei bond, dei derivati, delle crisi?”.


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Ovviamente il sottosegretario all’Economia Giorgetti evita che tale esternazione danneggi il Ministro, che ha un disperato bisogno di consenso sulla manovra, anche a livello europeo.

 

Ma a questo punto, Draghi pensa di anticipare l’onda – Tosi ha definito d’oro il suo emolumento: per togliere d’impaccio Tremonti che chiede a tutti sacrifici, è disponibile a ridurlo volontariamente. Ed anche sul punto non ne discutono certo in assemblea a Roma i banchieri partecipanti. Fa parte di trattative di corridoio, mica la crisi è faccenda che ci riguarda.

 

Ma qualcuno di Voi sa quanto guadagna Draghi? La Banca d’Italia ritiene, forse, che l’informazione metterebbe in crisi l’Eurosistema, pertanto il sito ufficiale non riporta tale dato; e per equità non riporta neppure i compensi dei componenti degli organi. Ovviamente, la cintura di sicurezza informativa si estende fino ad evitare di pubblicare sul sito i curricula dei componenti del Consiglio Superiore ed i verbali delle assemblee annuali, e comunque a rendere difficile l’accesso ai bilanci degli anni precedenti: provare per credere.

 

Dal momento che nessuno ha ritenuto di pubblicizzarlo in maniera adeguata, ecco quanto ci comunica telefonicamente l’ufficio stampa di Bankitalia: 640.000 euro lordi. Pochi per il banchiere dei banchieri, troppi per un professore senza poteri.