E se Marco Camillo difendeva l’oro della patria dal saccheggio gallico, che fa Ignazio Visco per difendere le riserve auree della nazione? Anche questa domanda è elusa nel documento di sei pagine pubblicato dall’ufficio stampa di Banca d Italia. Forse dobbiamo attendere che avanzino le 130 denunce presentate nelle procure italiane da parte della Adusbef perché gli uffici del ministero e della banca dedichino più attenzione ai dubbi degli italiani. Al momento continuiamo il nostro esame delle risposte fornite, rinviando al precedente articolo per i quesiti 1 e 2.
3.1) Chi tirerà fuori i 7,5 miliardi della rivalutazione? Risposta: né lo Stato, né i contribuenti sborsano alcunché. Ma bravi, gli idioti non sanno che rivalutare è metodo contabile che non passa per la cassa e non si tirano fuori soldi per adeguare il bilancio! Il fatto è che la rivalutazione è propedeutica alla cessione delle quote che dovrà farsi per cassa, ma, grazie alla rivalutazione agevolata tassata solo al 12%, lo Stato (e i cittadini) non prenderanno tasse per circa 2 miliardi. Basta porre la domanda sbagliata: nessuno “esborsa” le tasse in meno, neanche chi guadagna, però.
E non è finita qui. Che Intesa, Unicredit, Unipol, Mps, Generali paghino tasse solo per far bello il loro bilancio sembra proprio inopportuno. Quindi, il riacquisto delle quote, in mancanza di compratori, si farà con i soldi della stessa Banca d’Italia, che – ovviamente – non è più degli italiani e quindi, sono soldi che con lo stesso decreto gli sono già stati portati via.
3.2) E lo Stato non finirà per rimetterci, incassando meno soldi ogni anno? Questa domanda obbliga gli estensori innanzitutto a una spiegazione di come va il mondo: si guadagna, si perde, non si sa, ma di solito si fanno utili, ecc. Poi si afferma, per non dir bugie, che i partecipanti riceveranno un maggior dividendo e, alla fine, grazie evidentemente a una nuova magica aritmetica bancaria, comunque lo Stato, fra quota riservata e tasse, non prenderà di meno. Gli idioti ne hanno da imparare! Ah, a dire il vero, una piccola bugia, o forse solo una sottile ambiguità, viene anche scritta: “Nel 2013 […] ha versato imposte per 1,9 miliardi”. In effetti, Banca d’Italia ha versato tasse per solo 1,1 miliardi, in quanto ha goduto (per effetto anche del suo stato pubblico del tempo) di un credito d’imposta di molti miliardi che, ripartiti annualmente, hanno evitato nel 2013 di versare tasse (allo Stato!) per 800 milioni. Chissà se questi sottili distinguo sono presenti anche nei bilanci di tutte le banche, da Mps a Intesa, che la vigilanza di Banca d’Italia controlla per conto dei cittadini italiani.
4) Se nessuno acquisterà le quote in eccesso il riacquisto non costituirà un trasferimento di soldi pubblici alle banche venditrici? Abbiamo già detto che basta non considerare pubblici i soldi della Banca d’Italia e il gioco è fatto. D’altra parte, la stessa si definisce solo intermediario: ma quando uno stupido si rivolge a un’agenzia immobiliare per vendere la casa, l’agente per renderlo tranquillo compra direttamente lui, finanziando così il futuro acquirente? Se succedesse, forse perderebbe la licenza.
E sin qui le domande alle quali si sarebbe data risposta: ma cosa manca completamente all’appello? Le riserve, cioè l’oro e le valute straniere che continuano a far parte del patrimonio di Banca d’Italia, saranno o non saranno più dei cittadini italiani, a fronte di un piatto di lenticchie (rata Imu)? Forse stupidi sì, gli italiani, ma fessi no!
P.S.: Il Presidente della Repubblica ha firmato e ora il DL è legge dello Stato: fra gli attivisti del Movimento 5 Stelle si comincia a parlare anche di referendum abrogativo.