LA VEGLIA PER I NEONATI SEPOLTI A TRAVERSETOLO VA DESERTA: L’AMAREZZA DEL PARROCO
Non c’era praticamente nessuno lo scorso 28 ottobre 2024 nella chiesa di Traversetolo, in provincia di Parma, per quella che doveva essere una veglia di preghiera per i neonati sepolti in giardino dalla studentessa Chiara Petrolini dopo il parto nel 12 maggio 2023 e 7 agosto 2024. Al netto delle indagini che proseguono parallelamente con la ragazza accusata di omicidio premeditato e occultamento dei cadaveri, è il parrocco di Traversetolo a raccontare il dramma nel dramma per dei bambini nati e subito uccisi, non voluti da nessuno neanche ora che si è scoperta la loro sorte drammatica.
A “La Gazzetta di Parma” è don Giancarlo Reverberi, parroco di Traversetolo, a spiegare profondamente amareggiato quanto successo lunedì scorso con la veglia per i due neonati sepolti nel giardino della “villetta del terrore”: l’iniziativa era aperta a tutti, con la presenza anche del vescovo di Parma mons. Enrico Solmi, un momento scelto di preghiera ma anche di riflessione e di vicinanza ad un dramma che ha scatenato le polemiche su social e media per settimane ma che poi, alla prova dei fatti, non ha visto praticamente nessuno recarsi nella chiesetta del paese.
BIMBI SEPOLTI, L’INDIFFERENZA E UNA SPERANZA CHE ANCORA PERMANE
Ora, il punto non è affatto il “puntare il dito” in maniera demagogica e moralistica su chi avrebbe dovuto e non fatto, chi ha la piena libertà di non partecipare ad un evento tutt’altro che obbligatorio e dove si rischierebbe anche il problema opposto, ovvero uno “stracciarsi le vesti” a livello pubblico senza magari mai porsi il tema drammatico dell’indifferenza verso i più deboli di tutti, i bimbi ancora non nati. Il punto insomma è altro, è la tristezza di un abbandono, di uno scarto – come dice Papa Francesco – che pone gli ultimi della società ancora più soli.
Come ha spiegato il parroco di Traversetolo, alla veglia per i neonati sepolti mancavano le famiglie e i giovani, soprattutto le ragazze magari coetanee di Chiara Petrolini, che tra l’altro aveva frequentato l’oratorio in passato assieme a tanti altri compagni. Manca il cuore della comunità, così come la società civile, denuncia il prete che chiede ora che per gli eventuali funerali religiosi si possa svolgere una funzione privata senza attirare il pubblico (e le telecamere) pronte a trasformare un momento di saluto e preghiera in una condanna al pubblico ludibrio di una ragazza 21enne autrice di una duplice atrocità.
Come sottolinea però lo stesso Santo Padre nel denunciare la cultura dello scarto, anche nel buio più profondo è possibile risvegliare una cultura di armonia, una “luce” che possa risvegliare le tenebre del cuore umano davanti all’orrore dell’indifferenza: il fatto che in quella veglia ci fosse un parroco, un vescovo e alcuni, anche se pochi, fedeli rappresenta comunque quella speranza che possa destare il mondo dal torpore della “pigrizia” e del mancato impegno personale. Già il fatto che una sola persona possa interrogarsi davanti alla morte di due neonati in quel modo, possa pregare per loro e per la “conversione” del cuore da male in bene, già questo è una speranza “di luce”.