Avrebbe portato avanti le due gravidanze all’insaputa di tutti, senza farsi scoprire, poi si sarebbe disfatta dei neonati: dei neonati uccisi a Parma e del mondo oscuro di Chiara Petrolini ha parlato Alfonso D’Avino, il procuratore di Parma che sta conducendo le indagini sul caso Traversetolo, dove è stato trovato il cosiddetto “cimitero dei bambini”. In conferenza stampa ha rivelato che la mamma 22enne, ora ai domiciliari, aveva fatto uso di marijuana, alcol e sigarette elettroniche, una «una condotta incompatibile con lo stato di gravidanza». Anche a travaglio già cominciato, nell’imminenza del parto, non avrebbe disdegnato l’utilizzo di marijuana.



Tali elementi sarebbero significativi, a detta del procuratore, per la contestazione della premeditazione. «Sembrava che il suo unico obiettivo fosse di arrivare alla fine della gravidanza e di uccidere il bambino», ha aggiunto D’Avino, che si è soffermato anche sulle ricerche condotte su Internet dalla giovane.



NEONATI UCCISI A PARMA, LE RICERCHE CHOC DI CHIARA PETROLINI

Ad esempio, voleva capire come fare sesso senza che il fidanzato si accorgesse della gravidanza, come nascondere la stessa gravidanza, come accelerare il parto, indurre l’aborto con le erbe e ha effettuato varie ricerche sull’aborto al sesto mese. Dopo la morte del primo neonato si è informata sulle modalità di decomposizione di un corpo, mentre nella nottata in cui è stato partorito il secondo bambino ha cercato informazioni per sapere quando un cadavere inizia a puzzare. Non era ancora passato un giorno dalla morte del secondo neonato ed era dall’estetista, era andata al bar e in vineria, invece dopo quella del primo figlio aveva fatto shopping con le amiche.



TRAVERSETOLO, ALTRE PERSONE COINVOLTE?

Tra i dubbi da chiarire c’è il possibile coinvolgimento di altre persone: Chiara Petrolini ha agito davvero da sola? Secondo i media, sarebbero almeno sei le persone la cui posizione sarebbe al vaglio degli inquirenti, a cui si aggiungerebbe un’amica studentessa di ostetrica che avrebbe avuto una conversazione “strana” con la 22enne; avrebbe aiutato la ragazza con gravidanza e parto, forse in maniera inconsapevole.

Dalle indagini è emerso che la studentessa si sarebbe indotta il parto con l’assunzione di ossitocina, una sostanza che favorisce le contrazioni dell’utero. La scelta del giorno non sarebbe “casuale”, visto che poi la ragazza sarebbe dovuta patire negli Usa per una vacanza di famiglia. Gli inquirenti non escludono che sia accaduta la stessa cosa dopo la prima gravidanza prima di un viaggio in Giappone, un aspetto ancora da chiarire.

“UN NEONATO UCCISO DA CHOC EMORRAGICO”

Comunque, dopo averlo partorito, mentre i genitori e il fratello erano fuori casa, avrebbe scavato una fossa con le sue mani per seppellirlo. La ragazza avrebbe riferito che entrambi erano nati morti, per questo li avrebbe sepolti, per tenerli vicini a sé, ma voleva tenerli entrambi, infatti era decisa a rivelare alla famiglia la gravidanza. Gli inquirenti, però, hanno scoperto che il secondo bambino era nato vivo, perché aveva respirato: è morto per uno choc emorragico da recisione del cordone ombelicale «in assenza di una adeguata costrizione meccanica dei vasi ombelicali».