Un bambino di tre mesi, dichiarato morto in seguito alla «cessazione irreversibile del funzionamento del tronco encefalico» evidenziata da diversi esami, ha iniziato a respirare. Lo rivela un giudice dell’Alta Corte del Regno Unito, secondo quanto riportato dalla rivista scientifica British Medical Journal, che ha ricostruito l’intera vicenda. Il 13 luglio il giudice Hayden ha dovuto esaminare il caso sottoposto dal Guy’s and St Thomas’ NHS Trust, che chiedeva di dichiarare che il neonato in questione fosse cerebralmente morto e quindi andava sottoposto alla sospensione della ventilazione e dei farmaci.



«In circostanze del tutto impreviste e senza precedenti nell’esperienza di tutti i giudici, la situazione è cambiata radicalmente», ha affermato il giudice. Ad accorgersene un’infermiera dell’ospedale pediatrico, che ha subito allertato il consulente che si occupava del bambino per informarlo del fatto che lo aveva visto muoversi e tentare di respirare. Di conseguenza, è stata revocata la dichiarazione di morte cerebrale. Le condizioni del bambino restano comunque compromesse a livello cerebrale.



NEONATO DICHIARATO MORTO TORNA A RESPIRARE: GIUDICE NON SOSPENDE CURE

I problemi del neonato britannico, di cui non sono state rese note le generalità per ovvie ragioni di privacy, sono cominciati il 10 giugno, quando ha avuto un arresto cardiaco, da cui si sarebbe ripreso dopo circa 30 minuti. Il giudice ha riconosciuto che il bambino stava ricevendo «cure amorevoli e attente» dai suoi genitori, che hanno definito quanto accaduto in ospedale come un «miracolo». Il giudice ha riconosciuto che si è «in un territorio medico sconosciuto», quindi è stato concordato di procedere con «ulteriori prove di esperti indipendenti per esaminare le circostanze di A (il bambino, il cui nome riservato, ndr) a livello neurologico e più in generale». Nel frattempo, come evidenziato da British Medical Journal, ha respinto la richiesta del trust di dichiarare che sarebbe stato legittimo e nel miglior interesse di A non rianimarlo in caso di collasso cardiaco.



I genitori pregano per una guarigione, «ma le prove indicano che non è probabile». Il giudice non ha escluso la possibilità che il neonato torni a casa, anche solo per morire con i suoi genitori al suo fianco: «In queste circostanze, mi sembra chiaro che le cure che sta ricevendo in terapia intensiva hanno un obiettivo reale e non possono essere definite futili, almeno in questa fase». Infine, ha fatto una distinzione col caso di Archie Battersbee, in cui il giudice aveva avrebbe erroneamente dichiarato la morte cerebrale del bambino senza il risultato di un test sul tronco encefalico. «In quel caso, il test sul tronco encefalico era incompleto. Qui, invece, sembra che sia stato ripetuto in modo coerente, nel pieno rispetto delle linee guida cliniche», ha precisato il giudice. Il caso tornerà in tribunale la terza settimana di agosto.