Prosegue la vicenda del neonato trovato morto su di una nave da crociera con bandiera delle Bahamas scoperto dai Carabinieri di Grosseto su segnalazione dell’equipaggio all’interno di un armadietto in una delle cabine del personale: immediatamente erano scattate le manette per le tre ‘residenti’ dello stanzino, Pia Salahid Chan Jheansel (poi identificata come la madre del piccolo), Mabel Jasmin Mphela Kgothadsoe e Njuguini Mutundu Dorcas; la prima filippana, le altre due africane. Tutte e tre, secondo gli inquirenti, sapevano del neonato in quell’armadietto della nave da crociera, ma rimaneva da capire se la morte fosse stata dolosa o accidentale.
Prima di arrivare alla nuova pagina di questa triste storia, partiamo dal principio del 19 maggio, giornata in cui gli inquirenti – saliti sulla nave al porto Santo Stefano vicino a Grosseto – hanno fatto la macabra scoperta. Il corpicino non sembrava presentare segni di alcuna violenza e, anzi, il cordone ombelicale del neonato era stato tagliato in modo professionale, ma nella stanza sono stati trovati anche resti dello stesso e della placenta della madre, segno che il neonato aveva visto la luce ed era morto negli stessi pochi (pochissimi) metri quadrati.
Il piccolo – è stato ricostruito in un secondo momento – era nato da appena 2 giorni e gran parte del suo tempo l’aveva trascorso nell’armadietto, nascosto agli occhi di tutti per il timore (così si suppone) della madre di perdere il lavoro, tanto che le poche uscite del neonato servivano solo a cambiargli i vestiti, pulirlo e allattarlo, sempre e comunque nella stessa stanzina della nave da crociera.
Scarcerata la madre del neonato morto sulla nave da crociera: le dichiarazioni del suo legale
Oggi, infine, è stata scritta l’ultima pagina della vicenda con il giudice che durante l’udienza di convalida dell’arresto della madre del neonato morto sulla nave da crociera ha dato ascolto alle parole del suo legale – Giovanni Di Meglio – disponendo la scarcerazione della donna 28enne. In udienza (riferisce TgCom24) la madre avrebbe più volte sottolineato che non era sua intenzione causare il decesso del piccolo, al quale aveva già anche dato il nome di Tyler: “Si è presa cura [di lui] fin dall’inizio”, ha spiegato Di Meglio ai giornalisti difendendo la madre del neonato morto sulla nave da crociera, “lo allattava e lo idratava. Lo puliva quando c’era bisogno” ed arrivata anche ad usare “degli assorbenti perché non aveva pannolini“.
Sulle cause che hanno portato al decesso, il legale si è limitato a sottolineare che “la ragazza pensava di essere più indietro nella gravidanza e di gestire la situazione. Ma, dopo essere partita da Salerno ha partorito” ed avrebbe agito al meglio delle sue possibilità. Se avesse voluto veramente la morte del suo neonato dopo il parto sulla nave da crociera – ha continuato Di Meglio – così come ha “gettato durante la notte la placenta nell’inceneritore“, avrebbe potuto fare lo stesso “con quel fagotto, non se ne sarebbe accorto nessuno”, ma invece ha deciso di accudirlo.
La sua, insomma, sarebbe stata una semplice “negligenza” e certamente “non un dolo”, specificando che se ha tenuto nascosto il parto e il piccolo era solo perché “altrimenti sarebbe stata licenziata“, mentre lo stipendio “gli permetteva di far vivere la sua famiglia nelle Filippine”. A favore della madre del neonato morto sulla nave da crociera ci sarebbe anche i primi esiti dell’autopsia che hano escluso segni di violenza riconoscendo il decesso “per cause naturali”: il gip, oltre alla scarcerazione, ha commutato l’accusa da ‘omicidio volontario‘ ad ‘abbandono di minore’.