La notte di Natale ad Ariano Irpino, in provincia di Avellino, accade un miracolo da sceneggiatura hollywoodiana. Una donna partorisce in ospedale ma non riconosce il figlio che nel frattempo, come racconta a Ottopagine il direttore sanitario del Frangipane Angelo Frieri, viene accolto amorevolmente dal personale e accudito costantemente. Nasce una silenziosa gara di solidarietà, con piccole donazioni, indumenti, un cappellino.
Nel frattempo la madre biologica, aiutata dagli psicologi per agevolare un ripensamento, conferma la decisione di non riconoscere il bimbo ma, in quel frangente, si fa avanti una coppia di giovani senza figli che però li desiderava tanto. L’adozione è presto fatta e davvero tutto finisce come in quelle favole di Natale che tutti vorremmo vedere per festeggiare la nascita del Salvatore.
Riguardo alla nascita, la vita non sempre trova l’attenzione che merita ma in questo caso avviene il gesto migliore, più adatto, per segnalare l’esistenza di quella Filiazione che, avvenuta una notte di duemila anni fa a Betlemme, dovrebbe ripetersi ogni istante nelle nostre famiglie. È sempre possibile aggregare attorno a un bisogno piccolo e concreto il cuore di tanti che magari, in astratto, hanno idee diverse su cosa sia il bene, la vita, l’amore.
“Piccolo e concreto” non sono due aggettivi che uso casualmente ma indicano i requisiti che rendono possibile la solidarietà. Se la richiesta di bene si presenta a noi attraverso una persona reale e non tramite un profilo ideale, se l’aiuto che possiamo dare è specifico e ci rendiamo conto che può cambiare realmente quella vita, allora è facilissimo essere generosi. Per questo, quando il bimbo è uscito dal nido dell’ospedale in una carrozzina regalata è stato accompagnato dalle lacrime di chi in poche ore si era affezionato a lui.
Un plauso alla mamma biologica quindi, che invece di abortire o di sbarazzarsi del piccolo, lo ha partorito in ospedale ricordando che in Italia esiste un’opzione che, senza giudicare la donna, permette al bimbo di vivere; un plauso all’ospedale che ha messo in atto tutto ciò che prevede la legge e non solo una parte di essa, magari per motivi ideologici; un plauso infine alla giovane coppia che ha adottato questo bambino e ha dimostrato in un momento di crisi che la famiglia, nella sua migliore espressione, può davvero essere una salvezza. Con la speranza, aggiungo, che tutto ciò non avvenga solo la notte di Natale.