Nella serata di ieri, sabato 13, un operaio 49enne residente a Villanova Canavese, nel torinese, ha trovato un neonato vicino ad un cassonetto della spazzatura fuori dalla sua abitazione. Erano da poco passate le 18:30 quando, allertato da uno dei suoi figli che stava rincasando in quel momento, Paolo Laforet ha trovato il piccolo, in lacrime, all’interno di un sacchetto con ancora la placenta e il cordone ombelicale attaccati.
Rimane, per ora, ignoto chi abbia abbandonato il neonato vicino al cassonetto della spazzatura, ma sono immediatamente partite le indagini del caso, seppur gli inquirenti non sono riusciti ad individuare delle telecamere di sorveglianza nell’area che possano contribuire alle indagini. Secondo quanto riferiscono i giornali, forti anche della testimonianza di Laforet, il piccolo, trasportato presso l’Ospedale di Ciriè, non sembra essere in pericolo di vita.
Paolo Laforet racconta il ritrovamento del neonato vicino al cassonetto della spazzatura
Parlando con i giornalisti, l’uomo che ha trovato il neonato vicino ai cassonetti della spazzatura fuori dalla sua abitazione ha raccontato che “il mio bimbo apriva il cancello per il fratello e appena l’ha tirato ha sentito un miagolio, si è spaventato e mi ha detto che sembrava ci fossero dei gattini vicino alla spazzatura. È già capitato che ne abbiamo trovati, anche dei cagnolini. Arrivo e vedo a terra sto sacchetto e quando mi sono avvicinato ho capito che era il pianto di un bambino, ma era proprio flebile”.
Il neonato vicino al cassonetto della spazzatura, racconta, “era congelato, era tutto viola. L’ho preso e l’ho portato in casa. L’abbiamo messo su di un tavolo e gli abbiamo messo delle coperte e degli asciugamani”, aiutandosi anche con una coperta termica. “Nel frattempo abbiamo chiamato i carabinieri che sono arrivati quasi istantaneamente” portando, infine, via il piccolo con l’ambulanza. Comunque, l’uomo che ha trovato il neonato vicino al cassonetto ci tiene a precisare che “a vederlo così stava bene. Non so da quanto fosse lì ma sembrava ancora umido e non penso che lo fosse da tanto, piccolo così, lasciato per terra, se fossero passate un paio di ore non credo sarebbe sopravvissuto”. Inoltre, il sacchetto che lo avvolgeva, spiega, gli permetteva di respirare, “credo fosse di protezione“.