Il mondo del doppiaggio italiano si ribella al politicamente corretto. Ovvero alla tendenza che da qualche tempo a questa parte vede doppiatori bianchi scelti per doppiare personaggi bianchi, doppiatori neri prestare la voce ad attori neri; e lo stesso vale nell’associazione doppiatori omosessuali-attori omosessuali. Ora, però, arriva la denuncia di Daniele Giuliani da Roma, voce di Jon Snow ne Il Trono di Spade e presidente ANAD (Associazione Nazionale Attori Doppiatori), il quale, come riportato da Il Messaggero, ha dichiarato: “Le major americane stanno esportando la logica dell’inclusività a priori, si fanno pressioni con richieste esplicite: omosessuali doppiati dagli omosessuali, neri dai neri, età anagrafica più rilevante di quella vocale. Non solo si rischia la ghettizzazione, ma si viola l’articolo 3 della Costituzione“. Di fatto è quello che è già accaduto in letteratura, con il caso della poetessa Amanda Gorman tradotta, su richiesta della casa editrice, da una scrittrice «preferibilmente di colore».



IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE METTE IN CRISI IL DOPPIAGGIO

Anche Fiamma Izzo, direttrice del doppiaggio de Il principe cerca figlio e Crudelia, denuncia: “Una volta mi hanno chiesto doppiatori solo neri: gli ho risposto che in Italia non ci sono, e il lavoro lo ha preso una società che se li è inventati. Un’altra volta mi hanno chiesto un doppiatore “liquido” per dare voce a un attore non binario, nel rispetto della sua scelta identitaria. Ho chiamato una persona molto giovane, con una voce eterea da ragazza. Niente da fare. Non andava bene“. Giuliani, comunque, ha fatto dei distinguo, precisando che “non tutte le piattaforme si comportano allo stesso modo. L’ingresso dei loro ricchi cataloghi nel mercato del doppiaggio – un migliaio di professionisti, quasi tutti a Roma – resta comunque positivo anche se i problemi non sono pochi. Hanno portato milioni di euro nella filiera. Oggi un doppiatore può coprire fino a una ventina di serie e una decina di film all’anno“. Nel giro di cinque anni le società di doppiaggio sono più che raddoppiate, scrive Il Messaggero, passando dalle 10 “storiche” alle 25 odierne, scatenando però una corsa al ribasso: “Se le società prima chiedevano alle major un costo di 210$ al minuto, oggi arrivano anche offerte a 120“.



DOPPIAGGIO IN CRISI? PARLANO LUCA WARD E ILARIA STAGNI

Preda dello sconforto per l’attuale situazione nel mondo del doppiaggio è anche Letizia Ciampa, voce di Emma Watson in Harry Potter: “Non abbiamo mai escluso nessuno e il rischio è cominciare a farlo. Doppiare secondo il colore della pelle è una follia. Se uno come Michael Jackson fosse stato un attore, oggi da chi lo faremmo doppiare?“. Secondo David Chevalier, voce del supercattivo Loki nei kolossal Marvel, “le piattaforme hanno gravi problemi con il razzismo, ma dobbiamo sgonfiare questa bolla puritana che ci sta travolgendo“. Il percorso di reclutamento di una voce, oggi, comincia dalle società di doppiaggio, che propongono i doppiatori al cliente (la piattaforma). È il cliente, a quel punto, ad inviare le sue richieste particolari. “Ma le piattaforme – spiega Laura Romano, voce di Viola Davis – non conoscono il mercato italiano, dove i doppiatori neri non esistono: ho visto chiamare una modella colombiana a doppiare un’attrice colombiana ed è stato un disastro“. Secondo Luca Ward, “l’importante è non alzare barriere“, per Flavio Aquilone, voce dell’afroindiano Dev Patel, “la voce non ha razza, orientamento politico e religioso“. E nemmeno età, aggiunge Michele Gammino, voce di Harrison Ford: “Io ho 80 anni, doppio i 60enni e mi pagano per farlo, l’età della voce è una stupidaggine“. Eppure anche su questo punto le piattaforme sono intransigenti: “Ti richiedono il curriculum, l’anno di nascita e a volte pure il mese e io, che ho cinquant’anni, ho paura di perdere il lavoro. Servono referenti. Ma non c’è un signor Netflix con cui parlare“.

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