Neri Marcorè è l’attore protagonista della geniale imitazione del premier Giuseppe Conte, durante il programma di Rai Tre “Stati Generali”. Quest’oggi, il grande imitatore è stato intervistato dai microfoni de I Lunatici, in onda tutte le notti, da lunedì a venerdì, su Rai Radio 2, e condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio: “L’imitazione mi è venuta così – spiega Marcorè – ogni tanto buttavo là qualche frasetta con gli amici, vedevo che i riscontri erano positivi, così ho pensato di costruirci attorno una storia in chiave satirica. L’ho proposto a Serena Dandini ed è nato quello che avete visto”. Ma per diventare Conte, alla sua grande abilità, serve anche una lunga operazione di “mascheramento”: “A diventare Conte ci vogliono quattro ore di trucco – prosegue l’attore – Ringrazio Maurizio e Daniela, truccatore e parrucchiera. Per me non è facile star fermo quattro ore mentre loro lavorano. Mi sembra la storia del centometrista, che magari si allena per anni e poi si esaurisce tutto in dieci secondo. La cosa non è uguale, ma l’esempio rende l’idea. Ci vogliono ore a creare il personaggio, poi in cinque minuti finisce tutto”.
NERI MARCORÈ PRESTO A TEATRO CON UN GRANDE SPETTACOLO
Un’imitazione arrivata anche agli occhi dello stesso presidente del consiglio: “Ho letto che ha apprezzato la mia imitazione – commenta a riguardo – lui non l’ho mai incontrato, ma ho saputo che ci si ritrova, che si diverte”. Marcorè sembra apprezzare lo stesso Conte, soprattutto quello post alleanza con Salvini: “Mi sembra una persona spiritosa, l’ho apprezzato molto da qualche mese a questa parte. Pensavamo fosse una figura di passaggio, destinata a fare da compromesso tra Di Maio e Salvini. Invece da agosto in poi ha tirato fuori tutta la sua grinta e la sua capacità. Tanti italiani lo sostengono, è un personaggio molto al centro dell’attenzione”. E a breve, tutti i fan di Marcorè potranno rivedere lo stesso in teatro, con lo spettacolo mix fra commedia e dramma dal titolo ‘Tango del calcio di rigore’, legato al mondo del pallone e del mondiale in Argentina del 1978: “Lo spettacolo si poggia su due registri, uno scanzonato, legato al gioco del calcio. Poi la parte più seria, che gira attorno al mondiale Argentino del 1978. Molti nemmeno lo sapevano, ma in quel Paese c’era la dittatura di Videla, c’era il dramma nelle stanze dell’orrore, il dramma dei torturati, delle persone che sparivano nel nulla. Cifre impressionanti, c’è stato un vero olocausto in quegli anni, in quella dittatura”.