Neri per Caso tornano in tv a Via dei Matti 00
I Neri per Caso: dal grandissimo successo a Sanremo Giovani 1995 all’oblio. La band salernitana è balzata al successo negli anni ’90 grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo 1995 dove hanno trionfato con il brano “Le ragazze”. In realtà il loro percorso inizia qualche anno prima grazie all’incontro con Claudio Mattone che rimase colpito dal loro look. I ragazzi, infatti, si vestivano sempre di nero ma per puro caso. Sta di fatto che quel particolare è diventato il loro marchio di fabbrica e il nome della loro band. Inizialmente i Neri per caso erano sei componenti legati da rapporti anche di parentela: Mimì e Gonzalo Caravano sono fratelli e figli del cantante Jimmy Caravano.
Poi ci sono i cugini Ciro e Diego Caravano, Mario Crescenzo e Massimo de Divitiis. Nel 1995 il primo grande successo: il trionfo a Sanremo Giovani con “Le ragazze”. La canzone diventa una hit con la band apprezzata da critica e pubblico.
Neri per caso: il grande successo con “Le ragazze”
L’exploit de “Le ragazze” a Sanremo Giovani 1995 regalano ai Neri per caso un successo senza precedenti complice anche la loro peculiarità a cantare a cappella. “Il canto a cappella è la nostra cifra stilistica che ci consente di spaziare in più generi e stili e di conseguenza di esprimerci con la massima libertà (altro che gabbia), e che ci ha dato l’opportunità di collaborare con i più grandi artisti della musica italiana come Baglioni, Paoli, Dalla e non ultimo Jovanotti, oltre che la possibilità di girare il mondo, avendo la musica a cappella estimatori in tutto il globo” – ha raccontato qualche anno dopo Massimo de Divitiis al Corriere.
A chi continua a domandarsi, ma che fine hanno fatto Mimì Caravano replica: “la risposta è: usate youtube e spotify, amici. Prima bastava dire:” Lo ha detto la televisione”. Ora dico: fatevi un giro su youtube e vedrete che la nostra storia live non si è mai fermata. Compresi live in tv con milioni di telespettatori in giro per il mondo. La percezione del “successo” è soggettiva… Solo la pandemia ha fermato il nostro lavoro”