E’ morta Nerina, la gatta randagia completamente nera, che negli anni era divenuta popolare al Colosseo di Roma, al punto da divenirne quasi una sorta di mascotte. L’annuncio della sua dipartita è stato dato dalla pagina Facebook del Parco archeologico del Colosseo di Roma, che ha pubblicato un bello scatto di Nerina, con tanto di didascalia: “Ciao, Nerina. La terra ti sia lieve come il tuo passo sulle antiche pietre di questo anfiteatro che conoscevi in ogni angolo recondito».



La gattina è venuta a mancare domenica sera: “Le fusa, i graffi, l’incedere su e giù per le scale – si legge ancora sul post social – ci mancheranno ogni giorno e ci sembrerà di vederti ancora stiracchiarti felice al sole, sull’arena”. Il Corriere della Sera, che ha dato ampio risalto alla notizia, ricorda come non vi era nessuno che non la conoscesse in quel del Colosseo, nonostante la stessa non amasse farsi accarezzare da estranei: proprio per questo la direttrice tecnica Barbara Nazzaro, le aveva messo un collarino rosso con scritto «Don’t touch me», una sorta di avviso nei confronti dei numerosi turisti stranieri che ogni anno lasciavano l’Italia con qualche graffietto. La gattina aveva più di dieci anni e a portarla vi è stata una leucemia scoperta, purtroppo come accade volentieri per gli animali, ad uno stadio molto avanzato.



NERINA, MORTA LA GATTA DEL COLOSSEO: IL RICORDO SUI SOCIAL

A conferma di quanto Nerina fosse popolare, i numerosi ricordi sui social saputo della morte: «Ricorderò sempre quando mi venivi vicino e ti davo qualcosa di buono da mangiare, sempre discreta ed elegante», ma anche «Era una gatta di gran temperamento, e la sua presenza strappava un sorriso (e una foto) a tutti i visitatori», e ancora: «Ti dava l’impressione di farti un favore a concederti di passare a casa sua e insieme ti trasmetteva infinita dolcezza». Oppure: «Non ti dimenticherò mai. Anche per quella volta in cui giovanissima mi hai teso un agguato mentre spiegavo il Colosseo a dei turisti. Eri tremenda, buffa e sofisticata allo stesso tempo… come solo le gatte sanno essere». Le parole più belle sono però forse quelle degli addetti del Colosseo: «È difficile spiegare come un essere così piccolo possa lasciare un vuoto così grande».

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