Rodolfo Reyes, nipote del celebre poeta ed ex senatore cileno Pablo Neruda, ha rilasciato un’intervista per il Corriere della Sera nella quale ha parlato della morte dello zio, avvenuta nel settembre 1973. Dalle carte ufficiali e dalle indagini che sono state fatte, il poeta morì a causa di un cancro alla prostata, del quale effettivamente soffriva, ma questa versione non ha mai veramente convinto i suoi familiari, che a distanza di 50 anni continuano ad indagare per scoprire la verità.
Neruda, ricorda il nipote, morì in un momento di tumulto per il Cile che “era nel caos [perché] Pinochet aveva preso il potere. Dodici giorni prima avevano ucciso Allende e poi il cantante Jara. Rimaneva una sola grande icona internazionale da far tacere per sempre”, suo zio. Parlando del cancro alla prostata del quale soffriva, che secondo gli inqurenti era terminale, Rodolfo ricorda che “stava bene. Era un po’ lento nel parlare e nel camminare, ma secondo i medici avrebbe potuto sopravvivere altri sei anni.”. Inoltre, ricorda, Pablo Neruda era “legatissimo ad Allende: nel 1970 gli offrirono la presidenza del Cile dal Partito Comunista, ma era stato felicissimo di fare un passo indietro” quando venne proposto il nome dell’amico.
Rodolfo: “Neruda fu ucciso da Pinochet per paura che potesse rovesciarlo”
Passando a parlare della morte di Pablo Neruda, il nipote Rodolfo ricorda che gli fu permesso di vedere il corpo solamente “la mattina dopo. La bara era aperta ma si vedeva solo la testa”. Andarono poi a casa sua, ma quando arrivarono “la trovammo totalmente devastata, i quadri sfregiati, i materassi tagliati. Era tutto allagato” e ricorda che “per far entrare la bara fummo costretti a usare delle assi di legno e a passare dal garage”.
Fu il Partito comunista cileno, nel 2011, ad aprire la prima inchiesta sulla morte di Pablo Neruda, grazie al racconto del suo autista che rese pubblico il contenuto dell’ultima telefonata fatta dal poeta. “Disse”, ricorda il nipote, “che gli avevano fatto un’iniezione alla pancia e che si sentiva improvvisamente molto, molto male”. L’ipotesi per i familiari è chiara: ad ucciderlo fu Pinochet, che aveva appena compiuto il famoso golpe in Cile e temeva che Pablo Neruda “dal Messico avrebbe potuto riunire le forze democratiche per rovesciarlo“. Una storia che più volte hanno raccontato in Cile, ma senza che nessuno si sia mai dimostrato veramente interessato ad ascoltarli e che ora, sperano possa ottenere il dovuto risalto “in Italia. Mio zio è stato ucciso ma in troppi, a cinquant’anni esatti dalla morte, non vogliono ancora che una sentenza lo certifichi”.