Il professor Sergio Abrignani, immunologo del policlinico universitario di Milano e componente del CTS, è intervenuto nella mattinata di oggi, venerdì 21 maggio 2021, ai microfoni della trasmissione di La 7 “Omnibus”, condotta da Alessandra Sardoni e Gaia Tortora. Inevitabilmente, si è parlato della questione Coronavirus e della campagna vaccinale, aspetto, quest’ultimo, in merito al quale Abrignani ha sottolineato che in Europa la percentuale di no vax è molto alta, ma “non se ne trovano fra i 70enni e gli 80enni”, in quanto la letalità del virus, per queste persone, è di gran lunga superiore rispetto a quella per i più giovani.



Abrignani ha poi aggiunto: “Sappiamo che il 97% dei morti è rappresentato da ultrasessantenni. Il mondo in via di sviluppo ha una età media decisamente più bassa, quindi la letalità è molto più bassa”. Per quanto concerne invece il green pass, esso, secondo il membro del Comitato tecnico scientifico, incarna una buona strategia per aiutare il turismo e la mobilità, altrimenti tutti si sarebbero dovuti sottoporre a tampone. Poi, sui dettagli della durata, 9 o 12 mesi, “si può discutere. Non sappiamo quanto duri esattamente la memoria immunologica dopo la vaccinazione”.



ABRIGNANI: “LIBERALIZZARE BREVETTI VACCINI? NON SERVE”

Abrignani (Cts) a “Omnibus” ha poi manifestato la propria contrarietà alla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini anti-Covid proposta dal presidente statunitense Joe Biden, poiché le tecnologie a disposizione nei Paesi in via di sviluppo non potrebbero fornire un prodotto idoneo all’inoculazione. In virtù di questi limiti, condividere unicamente le formule messe a punto dalle case farmaceutiche non rappresenterebbe una soluzione al problema e finirebbe soltanto per mettere a rischio la salute dei destinatari di quei sieri. Il professor Abrignani, dal canto suo, ha suggerito un un forte investimento per poter distribuire il vaccino a tutti nel mondo. Infine, una battuta sulla decisione in America di consentire la rimozione della mascherina dal volto tra due persone vaccinate o a una persona vaccinata in un ambiente considerato non ad alto rischio di infezione: “Non credo che questa sia, al momento, la questione più importante. Anche i vaccinati possono infettarsi e, siccome non facciamo un test sierologico a chi è vaccinato, ci affidiamo ancora molto al caso”.

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