Benjamin Netanyahu, oggi a Roma in visita ufficiale per rafforzare le relazioni diplomatico economiche e discutere dei problemi di sicurezza e difesa, incontrerà domani Giorgia Meloni per stabilire anche la collaborazione sulla fornitura energetica e approvvigionamento del gas. Il primo ministro israeliano arriva da un periodo di forti proteste e contestazioni che sono state annunciate al suo arrivo anche in Italia. Risponde pubblicamente alle critiche in un’intervista a La Repubblica, nella quale afferma subito che “la democrazia di Israele resta solida e ne uscirà rafforzata“, le proteste popolari lo dimostrano, e “la riforma della giustizia è assolutamente necessaria“.



A chi lo accusa di non tutelare i diritti delle minoranze e dei gay risponde: “ci sono molte incomprensioni. Ad esempio, si accusa l’estrema destra di voler aggredire i diritti civili ed i diritti dei gay ma pochi sanno che dentro il Likud c’è una particolare sezione che si occupa di difendere i diritti delle comunità Lgbtq“, e aggiunge, “la realtà è che ci sono molti stereotipi contro questo governo. Siamo e resteremo fedeli ai diritti civili, ai diritti delle minoranze ed alla democrazia“.



Gli accordi di Abramo e le tensioni con Palestina e Iran

Nell’intervista a Repubblica, Netanyahu parla anche delle tensioni che utlimamente si sono intensificate con i palestinesi, le violenze sono aumentate e al momento i contatti con l’autorità sono quasi inesistenti, “Il problema dei palestinesi è che restano imprigionati nel rifiuto di Israele come stato ebraico, a prescindere dai confini. Si opponevano prima della nascita dello Stato e si sono opposti dopo“, e prosegue affermando che “questa fantasia di voler distruggere Israele, continuata anche dopo gli accordi di Oslo nel 1993, non finirà mai per scelta politica palestinese ma può dissolversi per effetto dei nostri accordi di pace con gli Stati arabi“.



A tal proposito infatti afferma che gli Accordi di Abramo non sono a rischio, anzi verranno rafforzati con la prossima adesione dell’Arabia Saudita, grazie anche agli interessi comuni di arginare “la minaccia dell’Iran che tenta di dominare l’intera regione, distruggere lo Stato di Israele e rovesciare i leader di molti Stati arabi“. Impedire all’Iran l’approvvigionamento dell’atomica sarà anche uno dei temi centrali dell’incontro in Italia perchè “con i suoi missili potrebbe raggiungere molti Paesi, anche in Europa, e nessuno vuole essere preso in ostaggio da un regime fondamentalista dotato del nucleare“.

Netanyahu, in Italia: “È ora che Roma riconosca Gerusalemme capitale”

In merito ai rapporti con l’Italia, e all’incontro con i vertici di governo a Roma, Netanyahu spiega quali sono gli argomenti chiave dei quali si discuterà. Una partnership economicamente da rafforzare. Il primo ministro si augura anche che possa cambiare l’atteggiamento dell’Italia nelle votazioni all’Onu, “auspico un’accelerazione nel cambiamento di approccio dell’Italia alle votazioni all’Onu. Dal 2015 l’Italia ha votato all’Onu ben 89 volte contro di noi. È un fatto che stride con le ottime relazioni bilaterali. Invece di occuparsi di nazioni come Siria e Iran dove i diritti più elementari vengono violati, all’Onu si vota contro Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente“.

Infine, una riflessione sui legami storici che segnano la complessa relazione tra Roma e Gerusalemme: “da quando le legioni di Tito distrussero il Tempio di Gerusalemme, dando vita alla Diaspora, fino a quando nel XIX secolo il giovane movimento sionista di Teodoro Herzl vide nel Risorgimento e in Garibaldi un esempio a cui ispirarsi per l’unificazione e la liberazione di un popolo intero“. E proprio in virtù di questa tradizione, Netanyahu afferma che è ora che anche l’Italia compia lo stesso gesto di amicizia degli Stati Uniti e riconosca Gerusalemme come “capitale ancestrale del popolo ebraico, da ben tremila anni“.