Netflix perde abbonati. La più grande azienda di distribuzione online di contenuti cinematografici e televisivi, diventata poi anche di produzione, è arrivata alla sua prima frenata. Dopo aver raggiunto quota 222 milioni di abbonati in tutto il mondo in dieci anni, registra un calo. Nel primo trimestre del 2022 ha 200mila iscritti in meno e il titolo cala a Wall Street del 22,5%, con un’apertura al Nasdaq che oggi fa segnare un altro crollo (-35%). La comunicazione dei risultati del primo trimestre agli azionisti, come prevede la normativa americana per le società quotate in borsa, ha quindi avuto un impatto in borsa, visto che erano state annunciate aspettative rosee. Invece ora le previsioni parlano di una perdita ulteriore di iscritti nei prossimi mesi.
Secondo quanto comunicato dalla piattaforma di streaming, il rallentamento è legato soprattutto alla sospensione del servizio in Russia per la guerra in Ucraina, oltre che alla difficoltà di raggiungere nuovi abbonati. Ma i vertici sapevano di una frenata fisiologica. La situazione non dovrebbe migliorare a breve, ma anzi peggiorare, infatti le stime riviste parlano di una perdita di 2 milioni di iscritti nel corso del 2022.
NETFLIX PERDE ABBONATI: CAUSE E UNA SOLUZIONE
Guerra in corso a parte, i motivi della crisi di Netflix sono quattro secondo il Corriere della Sera, alcuni dei quali interconnessi. In primis l’aumento del prezzo degli abbonamenti. Le difficoltà economiche hanno spinto molti utenti a rinunciare al servizio, anche perché ora ci sono soluzioni alternative a Netflix. Inoltre, pandemia e lockdown avevano fatto crescere il numero di iscritti, mentre ora ci si può dedicare di più al tempo libero. C’è poi appunto la concorrenza, come Disney+ e Amazon Prime Video, il cui costo è decisamente più basso: 8,99 euro al mese nel primo caso, 3,99 nel secondo, con la spedizione gratuita per l’e-commerce. Di fatto, si sta sgretolando il monopolio di Netflix. Ma tra le cause ci sono anche gli abbonamenti condivisi: ci sono oltre 320 milioni di fruitori di contenuti attivi; quindi, un utente su tre sarebbe “a scrocco”. Si sta pensando, ad esempio, all’introduzione della pubblicità per godere di contenuti a prezzi più bassi.